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“Il paradiso? Cristiani e musulmani che prendono il caffè insieme”

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Tanta gente all’appuntamento di ieri sera, al Centro benessere “Onda della Pietra” di Castelnovo ne’ Monti. Occasione era la presentazione dell’ultimo libro (“nonostante io non sia certamente uno scrittore”, si schermisce l’interessato) di Alberto Campari, intitolato “Auara”, che, in lingua amarica, che si parla in Etiopia (idioma che Alberto ormai mastica bene), significa semplicemente “polvere”.

Tanta gente, dicevamo, ma soprattutto serata riuscita in sè. Presentazione di Mario Attolini, con Campari a rispondere alle sue sollecitazioni, due lettori (Francesco De Mola e Cristina Casoli) e l’accompagnamento musicale di alcuni bravi allievi dell’Istituto “Merulo” di Castelnovo ne’ Monti.

Don Vittorio Chiari – di cui Attolini all’inizio ha letto un messaggio di apprezzamento del libro – ha detto che “Alberto ha il cuore colmo d’Africa”. Libro suggestivo e poetico, che non indulge alla retorica. Ma piuttosto fa venire voglia di capire cosa significano quei grandi spazi, quelle volte stellate, quei silenzi che noi, letteralmente, ormai ci sogniamo soltanto.

Alcuni brani di racconti (il libro si compone di una quindicina di descrizioni di vita quotidiana) vengono letti a due voci, intervallati da brani musicali.

“Polvere perché? Perché abbiamo bisogno di sporcarci le mani. Perché abbiamo bisogno di rapporti umani, di fare un cammino insieme, di condividere. E’ quello che, come Gaom (Gruppo amici ospedali missionari di Castelnovo ne’ Monti, ndr), ci sforziamo di fare”, dice Campari.

“Quando si è ospiti in una baracca quello è il momento in cui si entra in Africa”, scandisce Alberto. Che, nonostante sostenga che si limita “a dilettarsi in scrittura” (i proventi vanno all’associazione), ha la singolare capacità tramite frasi-flash di accendere immagini vivide nella mente di chi ascolta.

Una che ci è parsa particolarmente felice è stata quella scelta per titolare queste brevissime righe: “Cristiani e musulmani che prendono il caffè insieme: così è il paradiso”.

Alberto - con tutti gli altri amici che si impegnano in questo progetto - fa la sua piccola parte per cambiare qualcosa in Africa, ma una cosa è altrettanto (e forse più) certa, per sua esplicita ammissione: l’Africa sta anche cambiando un po' lui. “E’ questo, credo, il segno che si lascia qualcosa”.

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2 COMMENTS

  1. Un commento sull´articolo
    Complimenti, Alberto. Lessi qualche anno fa il tuo primo libro che, ricordo, mi piacque molto. Quando verró in Italia non mancherò di acquistare anche questo tuo ultimo lavoro. La speranza che traspare dalla tua frase, utilizzata come titolo dell´articolo, deve continuare ad essere alimentata dalla società civile attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibili. Questo per evitare che si propaghino ancor piú gli estremismi tanto cristiani quanto musulmani, entrambi oramai pesantemente presenti nei paesi europei ed africani. Le tristi notizie provenienti in questi giorni dalla Nigeria ne sono un esempio eclatante. Ciao.

    (Francesco Simonetti)

  2. Il silenzio dell’Africa
    Complimenti anche da parte mia, caro Alberto! Quando parliamo di Africa parliamo di realtà lontane anni luce da questo nostro mondo ricco di rumore, egoismi, rabbie per cose futili. L’immensità dell’Africa compare raramente sui giornali, nelle cronache, forse è meglio così. Preferiamo la voce di persone come te che la raccontano nella sua semplicità e nella sua autenticità, senza contaminazioni dettate della “audience”. Non distogliamo però l’attenzione dalla profonda umanità di questi popoli, dalle loro terribili necessità. Ognuno di noi farà la sua parte sostenendo le iniziative dei GAOM che da anni opera in Etiopia.
    Una caro saluto.

    (Massimo)