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Storie di paese / La pizza del giovedì

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Eravamo quattro amici al bar… Beh, non è esattamente così, ma ci somiglia. Il gruppo in questione è leggermente più ampio e non si tratta tanto di bar (lo è, anche) ma più esattamente di pizzeria. Ecco, questa è la cornice che inquadra una vicenda dai contorni senza dubbio singolari. Quella di una squadra di quarantacinquenni (chi più chi meno) di Castelnovo ne’ Monti che, da più di 15 anni, tutte le settimane, con regolarità, si ritrovano per una sana mangiata di pizza e di chiacchiere. Per non perdersi di vista. Non sappiamo se questa inconsueta pratica ormai costituisca una specie di record (chissà se nel “Guinness dei primati” tra le tante esiste anche una bizzarria simile), ma ciò che importa è che… lo scopo del radunarsi è pienamente raggiunto!

Dal 1994, quando lo stesso locale di ritrovo in questione (“Il Gatto & la volpe”, gestito allora come ora dal fratello di uno del gruppo) è stato aperto, puntualmente il ritrovo è il giovedì sera, alle otto e mezzo. Se nei primi tempi c’era sempre il promemoria del “capo” (il tramite per le comunicazioni: uno ci vuole), in seguito non ve n’è più stato alcun bisogno. L’appuntamento era quello e basta. Lo sviluppo informatico galoppante come lo conosciamo ora era ancora una cosa lontana e anche di telefoni cellulari se ne vedevano in giro pochi (i più “vitelli” del gruppo li mostravano a coloro che ne erano ancora privi) ed erano ancora sorta di status-symbol. Un’altra era…

Chiacchiere, prese in giro reciproche (perlopiù riguardanti gli assenti, ma non necessariamente…), aggiornamenti sulle “novità” del paese, calcio, pesca, bicicletta, viaggi, “ragazze”, film di Bud Spencer & Terence Hill… Un universo di “argomenti” hanno fatto da sottofondo al consumo di “margherite”, “grilli parlanti”, “speciali”, “carciofi”, “calzoni”, “bianche”, “prosciutto e funghi”,… Il “capo” si sedeva sempre nel suo posto, al centro del lato lungo del tavolo. I presenti, ogni settimana, si contavano “a fisarmonica”: una volta 5, un’altra 8, poi 4, poi 12 (“bisogna aggiungere sedie, forza!”, “ach du bal”, si sentiva di rimando d’in fondo la sala…). Sempre variabile il numero, ma tutti sapevano che, potendo o volendo, il giovedì sera ci si trovava lì; l’appuntamento, era stabile, una cosa data. Lo spirito era un po’ da “Amici miei” e, sentendo i diretti interessati, diremmo che si è sempre mantenuto.

Avevano tutti, più o meno (anche se qualcuno s’era incanutito prima del tempo), la chioma ancora integra. C’è poi chi nel frattempo aveva deciso di risolvere il problema alla radice e di specchiarsi nella crapa, tagliando via tutto. Insomma, qualche fisionomia è mutata certamente... Nessuno s’era ancora ammogliato. C’era ancora la liretta. Non c’erano ancora i telefonini. Berlusconi era appena “sceso in campo” per la nostra felicità. Tutti avevano un lavoro soddisfacente. “Che due ma…ni – diceva infatti uno di loro – tutti i giorni su e giù da Reggio…”. “Per fortuna domani è venerdì, l’ultimo giorno della settimana…”. “Mah, cosa vuoi, io ormai ci sono abituato…”, diceva di rimando un altro con aria abbastanza rassegnata. “Beato te che sei in comune…”, “pensava a voce alta” un terzo. “E quell’altro, col suo negozio, che ci fa stare le sue figlie e lui va in bici e alle settimane bianche…”, “rifletteva” un quarto. E un altro ancora: “Un mio parente m’ha detto che dimostro più di 50 anni…”. Ne aveva 35… Già, quando si dice i parenti…

I “sogni” fatti da ventenni – dieci anni prima – quanto erano realizzati da trentenni? E come sarebbero stati i prossimi dieci? Ma ce n’erano poi stati di sogni? Bah… Tutto sommato si viveva abbastanza alla giornata, tra qualche viaggio all’estero, i fine settimana al mare dove aveva disponibilità di una casa uno del gruppo, donne (chi poteva), bar “a bere qualcosa”, cinema, concerti, partite di basket, escursioni in montagna, sport (chi ancora in grado)… Così, nel frattempo si diventava “grandi”. “Ti rendi conto degli anni che abbiamo già?”, si “confessavano” talvolta tra di loro. Non mancava, nella compagnia, quello che sapeva tutto ed era in grado di fare tutto. “Bisogna imparare almeno sette lavori, nella vita!”, sentenziava. Un ultimo dell’anno, ad esempio, l’aveva trascorso andando ad aiutare un’amica a fare il pane… E poi la frase immancabile: “Allora, che novità ci sono a Castelnovo?”.

Quando iniziò il servizio una nuova, avvenente, cameriera, non indigena, uno della compagnia s’era messo a vantare un millantato rapporto privilegiato. Entrava, la vedeva, le andava incontro e via con le sviolinate: “Ah, ecco la mia amica…”. E giù bacetti. La cameriera s’era presa fin da subito una grande confidenza col gruppo di “vecchi bavosi”, come col tempo qualcuno (interno al medesimo) avevo preso a denominarlo.

Una particolarità era (ed è rimasta) che le pizze erano tutte sempre rigorosamente al maschile. Dopo tre lustri l’appuntamento è ormai noto a parecchi, in paese, e così, quando qualche volta capita (da parte di esponenti del gentil sesso) che si chieda come fare, eventualmente, per partecipare (ma probabilmente dicono così per dire…), si risponda appunto così: “Niente da fare, è per soli uomini”…

Anche oggi la storia continua. Quindi… appuntamento a giovedì!

9 COMMENTS

  1. Pizza dei putti
    Detta anche più semplicemente “pizza dei putti”, anche se ormai di putti ne sono rimasti pochini; presto pare ne stia saltando un altro… Auguri. L’ultimo a cedere, se cederà, ne dubito, sarà sicuramente il “Conte”!!!

    (Gianni Leurini)

  2. Marzio inopinato: poveretti a chi?
    Il signor Marzio Pasqui, che già inopinatamente ironizzò sul mio nome il primo di aprile ultimo seguente, ancora una volta fuori luogo scrive commenti su questa testata. Me ne rammarico.
    Scrive, ora, gettando discredito su questi signori che si ritrovano a parlare dei massimi sistemi del mondo da ben 15 anni, oltre che di problemi di entalpia, entropia, stazioni geostazionarie e apparato tendineo del Golgi: bene, questi amici sicuramete poveretti non sono.
    Da un rapido conto emerge, infatti, che in questi anni hanno mediamente investito in pizze, attualizzati all’eurino moderno, qualcosa come 78.000 eurini (10 persone mediamente x 52 settimante x 15 anni x 10 pizze da 10 euro a persona). Senza per questo contare i giovedì eventuali bisestili.
    Per non sapere nè leggere nè scrivere, caro Marzio, questi soldini non sono certo pochi. E lor signori sicuramente non sono poveretti.
    Non sarà per caso invidioso di una così bella compagnia della quale, un giorno, vorrei esser parte io medesimo?
    Ossequi.

    (Fulminant La Penna)

  3. Una pizza che non è per tutti
    Stimatissimo signor Fulminant, specificando che mai e poi mai ho inteso ironizzare sul suo nome quanto, piuttosto, esternare la mia partecipazione ad una così grave imposizione, mi permetto di chiederle: se i componenti dell’allegra brigata hanno investito sì tanti eurini in libagioni (ma dilazionati nel tempo, s’intende) non è forse corretto asserire che loro sono poverini e l’arricchito è il gestore della “magnificapizzeria”? Per quanto rigurada la bella compagnia, poi, la esorto a rivedere le foto che la ritraggono, ahimè, e, forse ahinoi, non al completo. Vedrà che di bello non c’è proprio niente (questo spiega la percentuale di putti) e la invito ad informarsi sul requisito minimo per essere ammessi a farne parte. Requisito che io, modestamente, non possiedo.
    La saluto con immutata e veritiera stima.

    (Marzio Pasqui)

  4. Siete dei miti!!!!
    E’ vero, posso confermare il tutto, li conosco bene. Forse a qualcuno potrà sembrare monotono, io trovo invece che sono fantastici… Dopo tanti anni riescono a ritrovarsi bene o male per fare chiacchiere e risate. Confermo anche che ora, ad eccezione di alcuni, sono tutti pelati!!!!! Ma uomini interessanti!!!!
    Ciao a tutti.

    (Maria Grazia)

  5. Bella roba
    photoshop è una vera fabbrica di orrori… Bel lavoro far vedere lo scempio di futuri presagi! E poi cosa dite che è per putti e mettete la foto di una donzella (anche carina, cosa che dubito, visto il look dei commensali, sia possibile)? Ma una “fauna” un po’ meglio non l’avevate da mostrarci?

    (Adele M.)