Home Cronaca Il bisogno di sentirsi rassicurati, approvati nasce da lontano

Il bisogno di sentirsi rassicurati, approvati nasce da lontano

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Nella fase evolutiva dell’individuo ci sono figure di riferimento che partecipano attivamente nella costruzione del Sé del bambino. La formazione dell’immagine di chi siamo viene continuamente co-costruita, attraverso un processo di rispecchiamento sociale, che avviene prima con le figure primarie e poi con altri significativi. Iniziamo così a interiorizzare uno schema relazionale.

Se le figure che abbiamo interiorizzato sono figure “sufficientemente buone” come dice Winnicott, allora avremo un “oggetto interno”, cioè una figura simbolica, che è buono e nutriente, autorassicurante, perché lo era la fonte da cui proveniva. Se l’immagine che abbiamo ricevuto riflessa è positiva, avremo autostima, la capacità di credere in noi stessi come esseri degni di amore e di valore.

Se in tale passaggio avviene un messaggio negativo ripetuto, ciò che viene interiorizzato è una forte insicurezza, un continuo dubitare del proprio valore, avremo cioè un “oggetto interno” giudicante, distanziante, insomma con tutte quelle caratteristiche che aveva la fonte esterna. Per fare un esempio, se abbiamo avuto un padre punitivo, anaffettivo, ciò è quanto avremo interiorizzato. A quel punto sarà spontaneo cercare fuori, alla ricerca di quella conferma del nostro valore, del nostro essere degni di amore, cercheremo tutta la vita un oggetto questa volta esterno, che sia buono e accogliente, accettante. Si cercherà quella sensazione di unione, di fusione, tipica della prima infanzia in cui ogni bisogno veniva accudito, e ci si sentiva totalmente accettati, nutriti.

L’individuo una volta adulto, andrà per il mondo relazionandosi agli altri cercando di captare quei segnali che gli confermeranno se vale o meno. E tutto questo verrà amplificato all’eccesso nelle relazioni intime. Ogni messaggio che l’altro ci dà, noi lo interpretiamo come confermante o screditante proiettando in modo continuo il nostro vissuto ferito, mendicante. In pratica ciò che diciamo nasconde un sottotesto:

“ Rassicurami!”

Deleghiamo all’altro il potere di darci valore, gli chiediamo conferma del nostro essere amabili, accettabili. E se tale conferma tarda ad arrivare, interpretiamo ogni segnale come screditante. Scattano pensieri automatici del tipo: “Non gli importa nulla di me” “Preferisce fare altro che stare con me” “ Se solo lui/lei mi chiamasse e mi tranquillizzasse...”.

Siamo alla ricerca continua fuori di un messaggio che ci riscaldi e convinca che noi siamo “giusti”, che andiamo bene così. Il dramma, l’angoscia, il panico scattano quando tale rassicurazione esterna non arriva. Allora da un lato il copione si perpetra, dall’altro si vive in un continuo stato in bilico, senza una sponda sicura. Questa sensazione di continua incertezza, di insicurezza, di allarme al punto di farci sentire in pericolo, accade perché l’oggetto rassicurante non potrà mai venire dall’esterno. Sarà sempre un palliativo, che quando viene a mancare, procura una sensazione di vuoto, di disperazione e angoscia inspiegabili.

Solo se si apprende a sentirsi “a casa” dentro se stessi, se costruiamo dall’interno un oggetto buono, allora si potrà riuscire a non andare in panico se il messaggio non arriva. Per fare questo occorre il coraggio di viaggiare per un po’ senza stampelle e surrogati, o procedure compensatorie e vicarie. Occorre imparare ad attraversare la neve, riuscendo a autocontenersi. Solo allora, una volta attraversato lo spazio vuoto e aver realizzato che è possibile starci, avverrà l’incontro tanto temuto: quello con se stessi.

4 COMMENTS

    • No, l’autocontrollo è soltanto una parte del contenimento di se stessi. Contenersi significa avere dentro una base sicura, una integrità che permette di affrontare le difficoltà nel fluire della vita senza andare in pezzi. Ha a che fare con l’aver interiorizzato figure genitoriali “buone” ed efficaci, un punto fermo in cui rifugiarsi nella tempesta.

      (Ameya)

  1. Buongiorno, sono io, esempio vivente! E purtroppo non ce l’ho fatta a salvarmi. Ho mandato a ramengo la storia più bella e importante della mia vita a causa di quelle insicurezze e continua ricerca di conferme. Ho lasciato e lui ha scelto un’altra, senza traumi né vuoti. Ecco la lezione, peccato che vivo nel rimpianto e non potrò mai più nemmeno abbracciarlo, Ma lo amo ancora dopo decenni. Questa è la punizione per chi non ha interiorizzato quell’oggetto buono. E ho perso tutto. Posso solo accontentarmi ora, ma la vita è una sola e io ho perso. Sofferente nell’infanzia e per tutta la vita.

    (Mony)

    • Firma - mony
  2. Conosco bene quest’angoscia ,questo bisogno di essere rassicurati che non ha mai fine . Procura un vero dolore perché ti fa dipendere dalla persona che ami , ti fa perdere la fiducia , ti fa pensare che non possa amare te ma che ci sia sempre qualcun altro meglio di te che ti porta via il tuo bene . Sostanzialmente è sfiducia in se stessi che fa stare talmente male , ti fa soffrire . Purtroppo a lungo andare tutto questo stanca la persona che ti sta accanto e inevitabilmente accade quello che non vorresti mai : la fuga di chi ami . Provato sulla mia pelle , ma non ho imparato nulla . Non si può chiedere ad uno zoppo di imparare a camminare, gli si devono solo dare un paio di gambe.

    Rosaria d‘errico

    • Firma - Rosaria d‘errico