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Tornare a scuola

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E’ entrato con uno stato d’animo sicuramente diverso questa mattina al "Cattaneo-Dall’Aglio" di Castelnovo ne' Monti, che aveva frequentato (indirizzo Iti) diplomandosi 7 anni fa. Uno stato d’animo lontano da timori e ansie per interrogazioni e compiti in classe, perché questa volta ha “scavalcato” la cattedra e si è messo dalla parte dei professori, davanti ad una folla di ragazzi entusiasti per la sua presenza. Giuliano Razzoli è tornato per una visita alla scuola superiore dove da studente aveva trascorso cinque anni, invitato speciale atteso da mesi, da quando a Vancouver è diventato una leggenda dello sport italiano grazie alla medaglia d’oro nello slalom.

Un momento davvero bello ed emozionante, con i ragazzi che hanno atteso il campione di Razzolo fin dal parcheggio, e poi hanno assiepato fino all’inverosimile l’aula magna per ascoltarne le parole, sollecitate dalle domande di alcuni loro compagni della redazione del giornalino scolastico e di Mariola Piazzi, ex insegnante di Giuliano che ha coordinato l’incontro. Prima di sedersi in cattedra i doverosi saluti del campione a quelli che erano stati suoi professori, che si sono tutti spesi in grandi complimenti, ricordando l’impegno che metteva per conciliare l’attività agonistica e quella sportiva. “Impegno” che è stata anche la parola più citata dal campione stesso.”Sicuramente – ha detto - non era facile per me recuperare le tante assenze che dovevo fare per andare a sciare. Per cui ad esempio quando gli altri andavano in gita scolastica, io stavo a casa a studiare, e delle volte ricordo di essermi alzato alle 4 del mattino per prepararmi per una interrogazione o un compito. Però ci ho sempre tenuto perché è importante studiare, anche per uno sportivo: basta un infortunio, o una sfortuna e magari la tua carriera agonistica non va più avanti, quindi devi essere pronto anche a fare altro nella vita. Ad ogni modo, anche se è stato faticoso, ho un bel ricordo del periodo scolastico, dei compagni, degli amici e anche dello studio. Però ammetto che sono cose che apprezzi di più qualche anno dopo”. Ed anche gli infortuni sono stati un tema toccato da Razzoli: “Ci sono stati momenti, proprio nel periodo della scuola, che infortuni alle ginocchia, ma soprattutto alla schiena, mi hanno portato fino a pensare di non poter più sciare, ed infatti per un anno e mezzo avevo smesso, poi grazie alla carica che mi hanno trasmesso le persone che avevo attorno, ed in particolare mio padre, pian piano ho ripreso, ed è andata bene”.

Una testimonianza di quel periodo l’ha portata anche Sante Tonarelli, che fu insegnante di educazione fisica di Giuliano: “Tra la terza e la quarta non solo Giuliano, per gli infortuni, praticamente non ha mai potuto fare ginnastica, ma non riusciva nemmeno a stare seduto su una sedia normale al banco, per cui doveva usare una specie di inginocchiatoio”. Sacrificio e fatica insomma, ma che per Razzoli sono diventati parte integrante del suo successo, come, secondo lui, deve essere per qualsiasi obiettivo nella vita: “Non solo nello sport, ma per ogni traguardo che uno deve raggiungere, ci vogliono sofferenze, ed anche fallimenti: io prima di vincere ho dovuto perdere tante volte. Ma se si ha costanza i traguardi si raggiungono”.

Ma l’incontro ha avuto anche momenti scherzosi, come quando un ragazzo gli ha chiesto: “Ma quando scendi in pista ti capita mai di pensare ai principi di fisica imparati a scuola, tipo l’attrito degli sci o la forza centrifuga in curva?”. “Ci ho pensato una volta – ha scherzato il campione - e ho inforcato dopo due porte, per cui non ci ho pensato più”. Alla fine la preside Paola Bacci gli ha consegnato una targa commemorativa, ringraziandolo sottolineando che “Giuliano, con le sue parole di oggi, ci ha dimostrato di essere una bellissima persona ed un campione vero”, poi foto con tutti sulle scale dell’istituto, autografi ed aperitivo tutti insieme. E quello che colpisce sempre, è come Razzoli, nonostante la sua vittoria storica, sia rimasto un ragazzo semplice come quelli incontrati stamattina.

4 COMMENTS

  1. Entusiasmo
    Sono una nonna entusiasta di Giuliano e
    valuto il suo valore perchè, qui da noi, non basta uscire di casa per trovarsi gli sci ai piedi. Bisogna fare più strada e più fatica di quanto abbiano fatto altri campioni. Ha la stazza di Albertone e di Zeno Colò.

    (Graziella)

  2. Un bell’esempio
    Trovo che questo ragazzone dalla faccia pulita sia un bel modello per i nostri giovani. Impegno, dedizione, serietà, volontà. In una società dove lo slogan dominante spesso è “mi piace vincere facile”, osservare da vicino chi invece con determinazione ha conseguito il suo risultato è buona cosa per i giovani occhi che lo guardano. Si sta perdendo la cultura del sacrificio, il tempo delle riflessione, del pensare e ripensare, è tutto @Cfast#C, consumato distrattamente, in modo assente. Bravo, Giuliano, mantieni sempre la tua tenacia e la tua umiltà. Ma mi risulta anche che hai le spalle forti perché dietro di te c’è una grande famiglia. So che tua mamma, tra una gara e l’altra, ti riportava sempre a scuola, e che in due mesi facevi quello che gli altri avevano fatto in sette. Diceva tua mamma ai professori: “Interrogatelo su tutto, ci tengo che finisca la scuola. Così impara anche per poter avere un mestiere, lavorare. Non si sa mai…”. Brava anche la mamma!

    (Commento firmato)

  3. Mi hai commosso con le tue parole…
    Giuly, anche in questo caso, come in tutti gli altri, ha dimostrato il SUO VALORE, il SUO VALORE DI PERSONA e di ATLETA. Ha dato rilievo e importanza a parole come SACRIFICIO, FATICA E SCONFITTE, termini che non sono più nel vocabolario dei giovani e vengono volutamente evitate anche da tanti adulti come se la vita fosse solo tutta “rose e fiori”. Ancora una volta, Giuly, ti voglio dire GRAZIE per COME SEI E PER IL MESSAGGIO CHE PORTI a chiunque incontri.

    (Chiara Spelti)


  4. Complimenti Giuliano! Oltre ad essere un grande campione sui campi da sci lo sei anche come persona: ti sei prestato a fare Enrico V, fai visita ai tuoi ex insegnanti e distribuisci autografi ai giovani studenti della montagna che con tanto affetto hanno seguito la tua brillante carriera. Hai fatto tutto questo senza chiedere nulla in cambio: che bell’esempio per i giovani e non solo.

    (Luisa Ferretti)