Home Cronaca Il timore che il dialetto possa scomparire

Il timore che il dialetto possa scomparire

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Memorabile la serata per il pubblico di Vetto. Presso i locali del Circolo culturale S. Lorenzo è stato presentato il "Vocabolario dei dialetti del medio Appennino reggiano". Il pubblico era molto consistente. Nonostante l'aggiunta di sedie molti sono rimasti in piedi... Era presente anche il sindaco.

Ha condotto la serata Luigi Ruffini, mentre il "Trio Canossa" ha creato atmosfere suggestive con canti rigorosamente appropriati al dialetto. Inarrivabili le interpretazioni della filodrammatica che ha strappato applausi e tante risate. Erano presenti i tre autori: Eolo Biagini, Savino Rabotti e Clementina Santi.

Ma il momento clou è stato l'intervento dei giovani: Doriano Rabotti ha espresso il timore che il dialetto stia proprio scomparendo e per questo ha promesso ufficialmente a suo padre la creazione di un sito dove il dialetto del Castellaro di Vetto verrà riprodotto anche foneticamente. Con la voce di Savino, che così potrà continuare a vivere nella memoria e anche nello studio. Al contrario, Elisa Marchi è più ottimista e sta preparando la sua tesi di laurea proprio sul dialetto locale perché è convinta che questo patrimonio culturale non andrà nel dimenticatoio.

Grande interesse ha suscitato anche l'intervento di Afra Campani, quando ha ricordato che, ancora fanciulle (come Nausicaa), si recavano al fiume Tassobbio o alla fontana per lavare il bucato, lei e altre quattro adolescenti che abitavano al Castellaro di Vetto, ma le loro mamme provenivano da Gombio, Vedriano, Ottosalici, Castellaro e Sole di Vetto. Al momento di pulire i secchi di zinco con sabbia e ortica si sono ritrovate a pronunciare "gurâr" in cinque diversi modi: "gurår", "sgurâr", "sgurêr" "sgurêr" e "sgurîr".

Ilde Rosati ha recitato filastrocche e ninne nanne in dialetto, mentre Savino Rabotti ha dialogato con il pubblico ricordando alcuni proverbi sul tempo, sul comportamento, con tanta emozione e timore perché era nella sua Vetto. Eolo ha recitato poesie sulla fatica del vocabolario e sul dialetto montanaro, mentre Clementina Santi ha tracciato un quadro d'insieme sulla validità di un'opera così importante e unica per la montagna.