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Consumi alimentari sempre al palo

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Prezzi sui campi in netta caduta (meno 16% negli ultimi due anni), listini sugli scaffali in frenata (appena un più 0,1% in un anno), ma per i consumi alimentari è ancora aria di crisi: nel primo semestre 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, sono praticamente rimasti al palo (più 0,1% in quantità e meno 3,2% in valore). E’ quanto afferma il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Reggio Emilia Ivan Bertolini a commento dei dati definitivi dell’Istat sull’inflazione nel mese di agosto.

Ancora una volta - spiega Bertolini - l’agricoltura ha fornito un deciso apporto al rallentamento del trend inflazionistico. Sta di fatto che è stato proprio il settore dell’agroalimentare, insieme a quello delle comunicazioni (più 0,1% in un anno), a segnare il passo. Un contributo che, tuttavia, gli agricoltori hanno pagato in maniera molto pesante: il “mix” micidiale tra crollo dei prezzi all’origine e vertiginoso aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici (che, oltretutto, hanno subito un'ulteriore impennata a causa della fine della fiscalizzazione degli oneri sociali e dell’abolizione del “bonus gasolio” per le serre) ha, infatti, determinato un nuovo taglio dei redditi dei produttori che già nello scorso anno sono scesi di circa il 21%.

Il rallentamento al dettaglio dei prezzi dei prodotti agroalimentari -sottolinea- ha permesso di alleggerire la spesa alimentare, grazie soprattutto alla riduzione delle quotazioni di prodotti come la frutta (-3,8% rispetto ad agosto 2009), gli ortaggi (-0,3%), gli oli e i grassi (-2,2%). Per altri, invece, si sono avuti lievi incrementi: per pane e cereali +0,4%, per le carni +0,5%. Nonostante ciò, circa il 60% delle famiglie, negli ultimi dodici mesi, ha dovuto cambiare il menù, indirizzando le proprie scelte verso alimenti meno cari.