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Attività estrattiva: la proposta dell’Amministrazione comunale di Villa Minozzo

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Il giorno 25 ottobre scorso il Consiglio comunale di Villa Minozzo ha approvato a maggioranza un documento in cui si richiede all’Amministrazione provinciale un parere preventivo in riferimento alla modifica del Piano delle attività estrattive (P.A.E.).

Alla base di questa richiesta vi sono elementi che è opportuno conoscere:
1. l’attuale P.A.E. prevede in Comune di Villa Minozzo una cava in località Ca' Ferrari, con potenzialità estrattiva di mc. 500.000 con “modalità di intervento a fronte aperto” che interessa un versante a pochi chilometri dal capoluogo; tale previsione, oltre alla scarsa qualità del materiale, che ne ha di fatto impedito l’utilizzo, è altamente impattante e se attuata deturperebbe irrimediabilmente la zona (chissà dove erano allora quei “signori” ora così solerti nel criticare la nostra proposta);
2. l’ipotesi di utilizzare una cava con “modalità di intervento a fossa” in località Mulino di Porcile, rinunciando a quella di Ca' Ferrari, era stata avviata, con incontri a vari livelli, dalla precedente Amministrazione Fiocchi, ove il Pd era presente e ne condivideva la scelta;
3. l’attuale Amministrazione ha deciso di riproporre quella scelta in quanto ne condivide gli obiettivi di fondo, articolandola però in modo migliore al fine di ottenere, a ultimazione dell’intervento, una valorizzazione ambientale della zona, adeguandosi nel contempo al PTCP provinciale che prevede di “privilegiare modalità di escavazione a fossa rispetto a modalità di intervento a fronte aperto”.

Nel dettaglio la proposta dell’Amministrazione comunale di Villa Minozzo è la seguente:
• soppressione della cava di Ca' Ferrari e della sua previsione di escavazione di mc. 500.000 da eseguirsi a “fronte aperto”;
• inserimento di una cava in località “Mulino di Porcile” di soli mc. 225.000, cosa possibile col PTCP vigente, da eseguirsi a “fossa”;
• accesso a tale area, posta fuori dall’alveo del fiume e fuori dal Parco nazionale, attraverso il ripristino e il miglioramento, eseguito gratuitamente, di carraie esistenti che a fine intervento potranno essere utilizzate per una fruizione turistica sia pedonale che veicolare della zona, ora inaccessibile;
• recupero del “Mulino di Porcile” che diventerebbe un punto turistico importante della “valle dei Gessi”;
• disponibilità a valutare, ad escavazione ultimata ed a ripristino dell’area eseguito, l’inserimento della stessa, nel Parco nazionale.

Oltre a quanto sopra esposto va considerato il minore inquinamento dovuto ai pochi chilometri percorsi per approvvigionare il frantoio di inerti (ora ritirati in buona parte da fuori provincia) e, cosa non secondaria, il fatto che essendo il terreno in parte di proprietà del Comune di Villa Minozzo, da questa operazione deriverebbero entrate significative per il bilancio comunale e quindi per la comunità locale.

Per tutte queste motivazioni riteniamo che vi siano buone ragioni affinché gli enti interessati si mettano attorno ad un tavolo e discutano la proposta adottata dal Consiglio comunale nel merito. Come amministratori di questa comunità siamo pronti a farlo e non accetteremo che altri, da soli, decidano, senza condividerlo anche con noi, il futuro della nostra montagna e dei suoi abitanti.

(L’Amministrazione comunale di Villa Minozzo)

7 COMMENTS

  1. E la cava di Rivarossa?
    Sbaglio o la Ceag è titolata a scavare anche a Rivarossa e qundi non fuori provincia come dice l’Amministrazione comunale di Villa Minozzo? Correggetemi ulteriormente, se sbaglio, ma l’area interessata è vero che non è solo dell’Amministrazione comunale ma anche di alcuni privati (Ceag)?

    (Commento firmato)

  2. Ancora brutte notizie per il fiume Secchia: proposta una nuova cava
    Il Comune di Villa Minozzo ha proposto una nuova cava sul fiume Secchia in località Mulino del Porcile, su un’area ricadente nel SIC (sito di importanza comunitaria) Gessi Triassici. La cava interesserebbe un’area di circa 4 ettari, attualmente agricola, posta ad una distanza di circa 100 metri dall’alveo del fiume, in destra idraulica, di proprietà dello stesso Comune di Villa Minozzo. Il sito interessato dall’escavazione – prevista fino a meno 5 metri dal piano campagna – è poco distante dal confine del Parco nazionale, ma la strada camionale di accesso dovrà essere ricavata al suo interno, a partire dalla
    strada provinciale per Sologno, poco oltre il ponte del Pianello. E’ evidente che sia la viabilità di accesso che la cava vera e propria impatteranno pesantemente al contrario di quanto afferma la proposta di
    delibera del Comune. Si consideri anche che la carraia esistente che costeggia il fiume è stata in parte erosa dalla piena dell’inverno scorso per cui, per il ripristino del collegamento, si dovrà necessariamente entrare in alveo. La quantità di inerte che verrà prelevato – 225.000 metri cubi – dovrà essere trasportato nel frantoio posto a una decina di chilometri a nord, prevedendo quindi circa 20.000 viaggi di camion pesanti. Per meglio comprendere la dimensione dell’intervento, in un sito di tale delicatezza, si può considerare che con tale volume di ghiaia si riempirebbe la superficie di un campo da calcio per partite internazionali (110mx75m = 8.250 metri quadrati) fino ad una altezza dal suolo di 27 metri (circa un palazzo di nove piani grande come il campo da calcio). La volontà programmatoria e pianificatoria della Regione (vedi PTR e PTPR) di concludere la estrazioni di ghiaie in alveo ha dato tempo fa l’illusione che fosse cambiata la sensibilità complessiva (sociale e politica) rispetto alle aree fluviali. In contesti territoriali che hanno perduto quasi tutti i connotati di naturalità, queste aree, dotate di una notevole capacità autorigeneratrice, costituiscono sistemi dotati di elevati valori ecologici e paesaggistici. Riteniamo pertanto che la proposta avanzata da Villa Minozzo sia da contrastare in modo totale, auspicando che viceversa venga promossa la
    tutela e la fruizione pubblica della fascia fluviale. Le esperienze attuate negli anni scorsi dei percorsi ciclabili e pedonali sulle sponde reggiana e modenese dimostrano che consentire l’uso sociale del fiume significa gettare le basi per un uso del territorio e delle risorse naturali competitore con le tradizionali forme di sfruttamento. L’aspetto che determina il passaggio concreto dalla logica dello sfruttamento di un territorio “oggetto” di interventi, alla valorizzazione di un territorio “soggetto” di politiche e programmi, è la riscoperta dei valori
    naturali e culturali collegabili al fiume per proporne una fruizione a fini ricreativi e didattici o per usi agricoli di basso impatto ambientale.

    (Amici della terra Reggio Emilia; Fipsas Piacenza; Italia Nostra Modena e Reggio Emilia; LAC Modena; Legambiente Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Val d’Enza, Carpi, Formigine, Modena; LIPU; TAM Reggio Emilia;
    WWF Reggio Emilia e Modena; Comitato difesa fiumi Emilia-Romagna; Comitato provinciale acqua bene Comune Reggio Emilia; Comitato provinciale modenese acqua pubblica; Pronatura Reggio Emilia; Università verde Reggio Emilia)


  3. Credo non sia corretto equiparare la valle dei gessi e le fonti di Poiano alla brulla collina di Ca’ Ferrari dal punto di vista ambientale-paesaggistico… 20000 viaggi di camion stracarichi di ghiaia sulla Gatta-Pianello sono il miglior biglietto da visita per i turisti che frequentano quell’area…

    (Commento firmato)

  4. Comprendo il punto di vista dell’Amministrazione comunale ma…
    Comprendo che dal punto di vista logistico l’area individuata sia più appetibile di altre ed il fatto che parte di quel terreno sia di proprietà del Comune di Villa possa essere una preziosa risorsa, ma onestamente proporre un area a ridosso del Parco nazionale con relativo viavai di decine e decine di camion in una delle più belle vallate dell’Emilia dal punto di vista paesaggistico ritengo sia un po’ “forzato”.

    (P. Prandi)

  5. Associazioni
    Ma quante associazioni ci sono??? Come il solito ci vengono ad insegnare cosa dobbiamo fare per mantenere selvaggia ed incontaminata la nostra montagna, ma di questo passo non ci sarà sicuramente bisogno del loro intervento. Le strade stanno diventando delle mulattiere, i posti di lavoro stanno scomparendo del tutto (quei pochi che c’erano), ecc. ecc. Inviterei queste associazioni che sono tutte della città (non ho visto nomi di paesi della montagna) a venire per un periodo ad abitare nella nostra splendida montagna, ma non il sabato e domenica di luglio a fare una mangiata al fresco, ma durante l’inverno, quando nevica e devi andare a lavorare, quando fai il pendolare con le strade dissestate che ci sono. ecc. ecc.; dopo e solo dopo aver provato potranno dire la loro per il nostro bene. Al momento ritengo che non abbiamo bisogno che ci vengano a dare lezioni come conservare il nostro territorio.
    Ciao.

    (Paolo Diambri)


  6. Mi associo in pieno a quanto dice il sig. Diambri. Riguardo al commento firmato che definisce brulla la collina di Ca’ Ferrari bisogna chiedere se per lui è brulla la Pietra di Bismantova, la cima delle nostre montagne e se invece non è brulla la gola dei Gessi triassici. Se poi parliamo dei 20.000 viaggi dei camion sulla Gatta-Pianello parliamo dei 50.000 da Ca’ Ferrari alla CEAG che attraverserebbero tanti paesi e con una strada con notevole dislivello.

    (Commento firmato)