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“La famiglia non è il pallino dei cattolici, ma un soggetto da riconoscere, una vera priorità per il Paese, insieme al lavoro”

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“La famiglia non è il pallino dei cattolici, ma un soggetto da riconoscere, una vera priorità per il Paese, insieme al lavoro”. Così si è espresso mons. Caprioli nell’omelia del solenne pontificale per la festa del Santo Patrono di Reggio in una basilica di San Prospero gremita di fedeli e di autorità. La sfida educativa è stato il leit-motiv del tradizionale discorso del 24 novembre alla città, pronunciato dall’altare che custodisce le reliquie del vescovo Prospero, che si guadagnò il titolo di “difensore” della città di Reggio. E mons. Caprioli ha ribadito la sua ferma volontà di voler servire il Vangelo e la comunità reggiana.
Difficoltà di dialogo intergenerazionale da un lato, fiducia grande del Vescovo, dall’altro, verso i giovani, che in tantissimi hanno saputo compiere significative scelte vocazionali e di impegno per migliorare la società.

“I giovani hanno dubbi, inquietudini, sono incerti davanti all’enigma dell’esistenza, sono insicuri. Anche quando non lo dicono, anche quando nemmeno se ne accorgono, chiedono aiuto”.

Ma i cosiddetti “grandi” - ha rilevato mons. Caprioli nella sua analisi - faticano ad avere atteggiamenti realistici e sereni verso i giovani; spesso si limitano a colpevolizzarli, a condannare i loro comportamenti; anche se quando sbagliano, certamente vanno illuminati e corretti. E c’è chi a torto li lusinga.
E qui una forte strigliata del vescovo Adriano agli adulti: “Non bisogna dimenticare che del degrado e delle brutture del mondo, i giovani sono i meno responsabili: sono gli ultimi arrivati sulla scena!”. “Essi sono come le generazioni, che li hanno preceduti, hanno fatto in modo che fossero. Coloro che li guardano come ottimi consumatori - di vestiti, divertimenti, emozioni -, guadagnandoci anche sopra”.

Mons. Caprioli nel contempo ha rilevato che l’educare esige impegno durevole, non interventi a spot; ma soprattutto richiede adulti che siano testimoni credibili e autorevoli di verità, bellezza, bene.

E poi una stoccata alla cosiddetta “educazione antiautoritaria”, che di fatto è rinuncia all’educazione; occorre saper dire anche dei “no” con autorevolezza.

Il Vescovo ha sottolineato lo stretto nesso esistente tra “educare e generare”: “fa piacere sapere - ha rilevato - che cresce la figura paterna, prima più debole e marginale, accanto a quella materna: ambedue decisive nella vita dei figli”. Il Vescovo ha poi posto in evidenza il ruolo sempre più rilevante che deve assumere l’associazionismo familiare, che in diocesi vanta una lunga tradizione, nelle sue molteplici espressioni: da quello scolastico a quello assistenziale.

Una parola particolare di sostegno ha poi rivolto mons. Caprioli alla scuola: “Il calo preoccupante delle risorse economiche e professionali, che essa deve affrontare oggi, non deve diventare motivo di scoraggiamento e debolezza di fronte alla sfida educativa. Vogliamo raffermare la nostra fiducia nella scuola: i suoi insegnanti e operatori devono sentire una nuova ondata di stima e sostegno che li valorizzi non solo come trasmettitori di conoscenze e di strumenti sul saper fare, ma come veri educatori alle relazioni e maestri di cultura e di vita”.

Al mondo del lavoro, dell’economia e della finanza il vescovo Adriano ha chiesto a chiare lettere di “sostenere e difendere la famiglia come bene comune. Il problema è che a pagare i prezzi maggiori sono i soggetti più deboli e meno protetti: è il caso delle famiglie numerose”, e ha chiesto nel contempo che sia “affrontato in termini virtuosi il rapporto lavoro e natalità”, considerata quest’ultima come investimento sociale, secondo il principio di sussidiarietà.

Alle istituzioni pubbliche ha ricordato che “la famiglia prima che un problema è una risorsa, un valore. Essa svolge una funzione immensa a favore della società, che ha tutto l’interesse a sostenerla nei suoi compiti educativi”. “Avere dei ragazzi con pochi buchi nel cuore, con un passato accettabile, con una fiducia di fondo nei confronti del futuro è un beneficio di cui la società ha bisogno più che di ogni altra cosa”, ha sottolineato il Vescovo che ha raccomandato di avvalersi anche della “più volte invocata Consulta per la famiglia presso le amministrazioni locali”.

Un discorso quello sulla famiglia che non si è concluso con l’omelia di San Prospero, ma che proseguirà, ha anticipato mons. Caprioli, nell’ormai tradizionale “forum di Santa Lucia” il prossimo 13 dicembre.

All’inizio della celebrazione il vescovo Adriano aveva rivolto un caloroso indirizzo di saluto in tedesco alla delegazione di catechisti di Lauterbach guidata da don Heinch Schäfer, canonico onorario di San Prospero, che mons. Caprioli ha voluto sull’altare assieme all’ausiliare Lorenzo Ghizzoni, al delegato episcopale mons. Francesco Marmiroli, al vicario urbano don Giovanni Rossi, al parroco mons. Gianfranco Gazzotti.