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“Castelnovo ne’ Monti, 13 febbraio 2011, ore 7”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ho dormito poco e male... Ieri ero a Milano al funerale di Don Chiari, noi di Reggio abbiamo animato la liturgia nella chiesa di S. Agostino. Molta gente, rito imponente: tanti preti, il Vescovo, tutto in grande stile... A me queste cose mettono soggezione. Poi vedo Don Vittorio là, rinchiuso solo nella enorme navata centrale, davanti all'altare, lontano da chi invece vorrebbe stringersi a Lui. La celebrazione è perfetta: bei canti, i brani del Vangelo, ma da dietro l'altare, a parte gli occhi lucidi di alcuni cantori, sento distacco e freddezza. A fine messa le testimonianze più significative e una storiella divertente su Don Chiari che vuole far entrare i suoi piccoli barabitt in paradiso. Mi metto a lato dell'altare per sentire meglio e vedo le facce della gente tutte come la mia: occhi gonfi e un sorriso sulle labbra. Lui è sempre là, nella navata centrale, davanti all'altare ma non mi sembra più solo, l'abbraccio di tutti i presenti lo avvolge. Subito i sacerdoti sfilano lungo la navata seguiti da Don Vittorio per un ultimo saluto ai suoi amici. All'improvviso il Feretro viene fatto uscire da una porta laterale, lo seguo, lo stanno già mettendo sul carro funebre mentre in chiesa cantano ancora. Anche io ti voglio salutare da vicino! Salgono i familiari, il carro si immette sulla via cittadina e scorrendo sotto le finestre dell'istituto salesiano la sua vita si perde nel traffico indifferente di Milano. No! Non è così! Guardo la Pietra da dietro i vetri, albeggia e una dopo l'altra si spengono le luci dei lampioni, sotto i bassi nuvoloni vedo in lontananza il volo di un uccello, si avvicina, poi vira verso ovest contro il vento freddo di montagna.
Ciao, Don Vittorio, ti voglio bene!

(Pimpi)

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Correlati:
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Fotogallery (E. Agosti)

2 COMMENTS


  1. Un bello scritto, Pimpi. Don Vittorio era una davvero persona capace di amare e farsi amare, senza fronzoli nè soggezioni di sorta. Che sapeva attrarre come pochi sanno fare. Caro don, la penso da lontano ma mi sento tanto vicino a lei. Ora da dov’è può vedere davvero tutto il bene che seminato. Che ha germogliato anche in campi lontani dalla “fattoria” e che ha lasciato come una nostalgia di bene e di voglia di pezzetti di Paradiso anche qui in terra.

    (Uno di quelli del “Gallo” di venti anni fa)


  2. Nei giorni scorsi, nell’invitare persone che venissero ad una delle molte serate di preghiera, mi è capitato di sentirmi chiedere: “Ma chi è don Vittorio?”. Già. Io, forse perché lo conosco, non ho mai pensato a chi è don Vittorio. Allora mi sono messo a pensare a cosa dire quando mi chiedono “chi è don Vittorio?”.
    Forse si fa prima a dire cosa non è: magro e capellone. Sono le uniche due cose che non si possono dire di lui.
    Un amico quando serve quello, un prete, uno scrittore, un educatore, un salesiano, un clown, un artista, un punto fermo.
    Possono passare anche dieci anni senza sentirlo, ma quando lo incontri lui ti chiede novità dell’altro giorno, perché lui si è tenuto in contatto con chi ti conosce, mentre tu non hai più tempo per lui. La vita ti porta a fare tanti incontri; io posso parlare di quelli che sono capitati a me. Negli anni del Meeting ho conosciuto centinaia di persone, alcune le frequento ancora, una l’ho sposata, alcune non le più viste, alcune le ho piante, alcune, forse, le ho anche dimenticate. Vittorio no. Vittorio non lo dimentichi perché ti entra nel cuore come solo un padre, un amico, un prete, un clown sanno fare… e mette radici.
    Non lo dimentichi perché è legato a tutto quello che sei oggi. Perché era presente a tutte le esperienze che hai fatto in quegli anni. Perché ti conosce intimamente. Perché quella volta ti ha confessato. Perché quella volta ti ha ascoltato. Perché quella volta ti ha sorriso. Perché quella volta ti ha sgridato. Perché quella volta c’era. Quindi è facile dire che ha messo radici, radici che ti fanno capire di essere stato toccato da Dio.
    Quindi, al termine di questa riflessione, cosa rispondo a chi mi chiede “chi è don Vittorio?”. Non ne ho la più pallida idea, perché non si può descrivere la vita… devi viverla. Vi aspettavate una frase ad effetto? Ma io non sono don Vittorio.

    (GG)