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“Tutti dentro!”

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Al termine dell'assemblea pastorale di sabato 13 settembre 2003 all'Oratorio di Reggio Emilia c'è stato il saluto della diocesi ai Salesiani. A nome degli operatori dell'Oratorio il prof. Daniele Castellari ha presentato questo gustoso racconto, che vale più di tanti discorsi. Castellari stesso ha ricordato il racconto al termine del funerale di don Vittorio, il 12 febbraio 2011 a Milano.

Giugno dell’anno 3000. Alle nove del mattino la porta del Paradiso è assediata da una folla di bambini, ragazzini, ex bambini ed ex ragazzini. Hanno una cosa in comune: sono passati da un certo Oratorio cittadino. Li guida un prete grande e grosso.
Il problema è farli entrare tutti quanti perché pare che non tutti abbiano le carte in regola. Così, appena la porta si dischiude lasciando intravedere un funzionario accigliato e dubbioso, il prete grande e grosso decide di giocare d’anticipo, un po’ come faceva quando portava i ragazzi in piscina. "Se ci fa un euro di meno, veniamo dentro tutti".
Il funzionario sorride amabilmente: "Reverendo, questo è il paradiso e vi entra chi si è comportato bene".
"Allora dài, Enrico, Giovanna, Luca, Mario, Junior e poi…e poi…" e il prete spinge oltre la porta almeno una quarantina di ragazzi spiegando che quelli si erano comportati benissimo, all’oratorio dicevano sempre “Buongiorno” quando arrivavano e “Buonasera” quando partivano, dunque…
Il funzionario ride con tollerante benevolenza: "Le ripeto, questo è il Paradiso. Qui può entrare chi è santo".
"D’accordo. Santo, hai sentito che il signore ti ha chiamato? Dentro, svelto. Ah, c’è anche il fratellino con lui e Santo deve badargli". Il prete manda in paradiso tutti i Santo, poi passa ai Benedetto, alle Grazie e così via, sotto l’occhio esterrefatto del funzionario, il quale sbotta allorché si accorge che una ventina fra i più piccoli vengono letteralmente sollevati per le natiche e catapultati dentro da una finestra rimasta incautamente aperta. Il prete, bloccato mentre sta lanciando l’ennesimo, spiega che li manda solo al gabinetto. "Sono piccolini, aspettano da due ore, come si fa?".
Il funzionario sa perfettamente che non torneranno dopo la pipì, ma sorride ancora. Un po’ meno, però. "Ora basta con gli scherzi e cominciamo a interrogare qualcuno in vista del Giudizio. Vieni tu", ordina al primo lì davanti.
"Ah, no, quello non si può. È in prova", interviene il prete.
"In…prova?"
"Sì, lui non ha mai avuto una casa, poverino, ha sempre dormito in stazione o sulle panchine e non è sicuro che gli piaccia avere un tetto. Io gli ho detto di provare il Paradiso per tre mesi, se non gli piace va via".
"Allora sentiamo quest’altro. Ho sentito dire che è stato in prigione, vorrei appurare".
"In prigione? Chi, Sandro?". Il prete sorride in tutta la sua ampiezza: "No, è andata così. Lui è cresciuto insieme a un amico carissimo: giocavano insieme, erano nel medesimo banco… Poi quell’altro è andato nei carabinieri, ma non era adatto; non faceva una multa, non beccava mai nessuno e Sandro ha deciso di aiutarlo. Un giorno è andato in banca, si è fatto dare qualche soldino in un sacchetto, poi è uscito, ha gridato «Al ladro!» e si è fatto acchiappare dal suo amico, che così è stato promosso e ha fatto carriera. Sarà stato gentile, Sandro? Vai, vai dentro anche tu".
Il funzionario ride sempre meno. Soprattutto quando scopre che un altro gruppo entra per il “lodo lupo di Gubbio” che prevede una sanatoria per chi, avendo subito la fame, si è “arrangiato”. Ormai il grande piazzale è semivuoto, il funzionario tenta l’ultima e interpella un ragazzo appartato: "Ehi tu…".
Ma il prete è vigile e lo previene: "Quello è sempre stato senza mamma".
"Va bene, ma cosa c’entra? Se uno è orfano, non è tenuto ad essere un buon cristiano?", ribatte il funzionario deciso a non mollare.
"Certo, ma vede", tergiversa il prete, "la sua mamma (non mi faccia dire certe cose in Paradiso!), la mamma faceva il mestiere, sì, quel mestiere…".
Al funzionario torna sulle labbra un malizioso sorriso di superiorità: "Mi meraviglio di lei, reverendo, non ha mai sentito dire che le prostitute ci precederanno nel Regno dei cieli?".
"Bravo! Infatti la mamma è già dentro e lo sta chiamando, guardi là! Bravo, vai pure, raggiungi la tua mamma", rispose pronto il prete.
Cosa fanno i contabili e gli insegnanti quando sono in difficoltà sulle valutazioni? Esigono degli scritti, e fu esattamente ciò che pretese il nostro frastornato funzionario: "Va bene, rinuncio a interrogarli. Posso fare almeno un compito scritto per i rimanenti? Ormai li ha mandati dentro tutti con le sue scuse! Vado a preparare l’aula, lei me li mandi dentro in ordine: prima i bravi (che sistemerò nei primi banchi) e poi gli altri. O se preferisce, prima il grano e poi la zizzania. Ci siamo capiti?".
Non si erano capiti. E questo per il semplice fatto che il povero prete non conosceva la parola zizzania, perciò glieli mandò in aula alla rinfusa col risultato che gli uni suggerirono agli altri e gli altri copiarono dagli uni. Il funzionario, assiso in cattedra come si conviene a un esaminatore altolocato, non riusciva nemmeno a controllare perché la mole del prete non solo gli chiudeva la visuale dell’aula, ma anche di tre quarti buoni del Paradiso.
A onor del vero va detto che il prete non eseguì il compito al posto dei ragazzi, no questo non dovete pensarlo, perché riteneva che il Paradiso bisogna meritarselo, almeno imparando a copiare. Tuttavia corretto corretto non lo fu, a giudicare da quelle chiamate al cellulare (finto, perché quello vero non lo possedeva), che gli giungevano proprio quando c’era più bisogno della distrazione del funzionario.
"Pronto? Ah, sei tu Giovannino, come va? Sì, i ragazzi dell’oratorio stanno facendo un bellissimo esame. L’esaminatore? Una persona squisita, vuoi che te lo passi? Ah, non vuoi disturbarlo, niente. Salutami mamma Margherita, eh? Ciao, Giovanni".
Al termine del presunto colloquio, il prete si rivolgeva con calcolata indifferenza al funzionario: "Don Bosco la saluta con affetto e riconoscenza".
Chi sa immaginarsi la faccia del funzionario al sentire quei nomi, ha già capito tutto.
Il poveretto strabuzzava gli occhi, balbettava, ringraziava della considerazione e soprattutto non controllava più niente e nessuno. I ragazzi entrarono tutti in Paradiso e si narra che quando l’ultimo varcò la fatidica soglia, Don Bosco prendesse da parte il prete grande e grosso e gli sussurrasse: "Vittorio, ancora una di queste figure e la prossima vita tu fili dritto nei Gesuiti!".

1 COMMENT

  1. Tutti dentro
    Ho riso di gusto al bel racconto, che mi ha divertito e rasserenato l’anima (gia in attesa per l’avanzata età) facendomi venire una voglia matta di Paradiso… e allora; Speranza viva e “DENTRO TUTTI”. Grazie per il racconto.

    (Angiolina Casoni)