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Berlino: Viaggio della memoria 2011

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Conclusione: aggiornamento del 5/03

Ultima tappa del nostro viaggio.
Ultimo giorno.
Le partenze lasciano sempre dietro sè un po' di rimpianto: per le esperienze non vissute, per la consapevolezza di un distacco o per la sedimentazione nella memoria di uno stralcio di vita oramai passato.
Così, quando ci siamo recati al Campo di lavoro per deportati civili di Schoneweide, dopo aver abbandonato le nostre camere d'albergo ed aver caricato i bagagli sul pullman, eravamo tutti dispiaciuti, ma non per questo insoddisfatti.

Quello di Schoneweide è l'ultimo campo scoperto per lavoratori forzati ancora conservato a Berlino: si tratta di un complesso di 13 baracche di mattoni, che hanno ospitato più di 2.000 lavoratori stranieri di varie nazioni.
In una parte del campo, chiamata Italienerlager vivevano Militari Internati Italiani (IMI), a cui era dedicata la tappa di quest'ultima giornata.
Dopo una visita al campo, gli organizzatori di Istoreco ci hanno congedato, augurandoci un buon rientro in Italia e regalando magliette dell'associazione.

Era giunto il momento di partire: molti di noi erano un po' sgomenti, all'idea di dover affrontare di nuovo 16 ore di viaggio, ma tutti, senza eccezioni, concordavamo sull' unicità dell'esperienza vissuta e sulla sua immensa utilità.
Non vi è dubbio che la memoria sia un dovere verso un popolo, falcidiato da un crudele disegno di sterminio, ma anche verso il nostro Paese: come ci è stato ricordato, noi siamo probabilmente l'ultima generazione che ha il privilegio di ascoltare le testimonianze della guerra da coloro che l' hanno vissuta.
A noi, dunque, passa la staffetta di un ricordo che non deve andare perduto; a noi spetterà di combattere e di estirpare la gramigna del razzismo, dell'intolleranza e della xenofobia.

All'entrata del "Luogo d'informazione", una targa commemorativa riportava una frase di Primo Levi: è accaduto, quindi potrebbe accadere di nuovo...; ecco perchè è così importante essere consapevoli della necessità di superare le divisioni del passato e costruire un futuro comune tra popoli che condividono la stessa storia.

Al termine di questa esperienza, non posso che ringraziare gli organizzatori di Istoreco, Mathias e Stephen della camera 241 (la nostra "redazione" nel corso di questo viaggio) per la loro disponibilità e gentilezza ed i professori (Bizzocchi Luciano, Gregori Anna, Verrucci Gianluca) che ci hanno accompagnato in questo viaggio della memoria.
Vi ricordo che, oltre alle immagini della nostra fotogallery, potete trovare ulteriori foto ed aggiornamenti sulla pagina di facebook Viaggi della Memoria Istoreco.

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Aggiornamento del 4/03

Che cosa significa "recuperare il passato"? Quali sono i valori che la storia, che la vita di altri uomini vissuti prima di noi, dovrebbero trasmetterci? E un viaggio a Berlino è sufficiente per ricordare?
Sarà stata la sveglia a sole non ancora sorto, saranno state le esperienze dei giorni passati, o sarà stata, più probabilmente, la consapevolezza di quello che questa giornata ci avrebbe riservato: certo è che la colazione di questa mattina è stata densa di domande importanti, a cui pochi osavano dare una risposta.
Di fronte agli orrori raccontati durante questa settimana, è impossibile rimanere indifferenti, ed oggi, come è sembrato a molti, abbiamo raggiunto il cuore vero e proprio del discorso, l'esperienza alla quale ci siamo preparati nel corso dei giorni trascorsi qui a Berlino.

Il programma prevedeva la visita al campo di concentramento femminile di Ravensbruck, il più grande di tutto il territorio tedesco.
Quando il sole ha deciso di affacciarsi all'orizzonte, siamo partiti in pullman verso Furstenberg: ben presto il paesaggio è cambiato drasticamente.
Il sole ha lasciato il posto ad una fitta nebbia ed ad un freddo penetrante: i campi, gli alberi, persino i fili del telefono erano ricoperti di una candida brina.
Ben presto abbiamo raggiunto il campo di Grunenberg, satellite del ben più grande ed organizzato Ravensbruck.
Di questo campo non è rimasto assolutamente nulla ed era una sensazione strana camminare su un terreno che un tempo aveva ospitato una delle più grandi macchine di distruzione umana della storia.

Lo spiazzo, di poche decine di metri quadrati, presentava al centro una targa commemorativa in onore delle vittime del campo: quella lastra di metallo era il solo indizio che testimoniasse l'importanza storica di quel luogo.
Dopo essere risaliti in pullman, la nebbia si è mano a mano squarciata, permettendo al sole di illuminare il paesaggio.
Raggiunto il campo di concentramento di Ravensbruck, abbiamo iniziato la visita guidata: dapprima siamo passati per la vecchia sede della direzione del lager, il Kommandantur, oggi adibito a museo di guerra; in seguito, siamo stati condotti per il campo vero e proprio.

Fu costruito nel 1939, sulle rive del lago Schwed, di fronte alla cittadina di Furstenberg, a 80 kilometri a nord di Berlino. In un terreno formato da dune sabbiose e circondato da conifere e betulle furono poste 32 baracche d'abitazione per prigioniere, uffici per l'amministrazione, case per le SS ed una fabbrica della Ditta Siemens Werke di Berlino.
Migliaia di donne lavorarono (i lavori che venivano svolti erano spesso inutili e stupidi ed avevano una funzione punitiva), soffrirono e persero la vita in questo campo e nelle vicine cave di sabbia.
A Ravensbruck furono condotti su vasta scala esperimenti medici di ogni genere, e - data la disponibilità di materiale umano – furono compiuti esperimenti pseudoscientifici: le SS del campo perpetuarono sterilizzazioni, aborti, infezioni ed altre malvagità nei confronti delle donne prigioniere.
Di questa infame attività, esplicata con zelo e sadismo, esiste un'ampia documentazione, basata non solo su testimonianze agghiaccianti, ma su prove inconfutabili.
Il campo fu liberato il 30 aprile 1945 dall' Armata sovietica.

Questa visita è stata profondamente toccante: il campo, oggi, è quasi del tutto distrutto, ad opera dei tedeschi stessi, che vollero cancellare ogni possibile prova del massacro; l'immaginazione, però, non ha lasciato scampo a nessuno di noi.
Dopo un pranzo al ristorante Seestern, in prossimità di Furstenberg, ci siamo recati nuovamente al campo, dove abbiamo guardato il video della commovente testimonianza di Liliana Segre, sopravvissuta del campo di Ravensbruck.

Infine, prima di tornare al pullman ed al presente, abbiamo compiuto un atto commemorativo: ad ognuno di noi è stato dato un fiore, da posare sul posto del campo che è parso più significativo o emotivamente toccante.
Così, ben presto, il campo si è tinto di bianco: c'è chi ha posto il fiore all'ingresso, davanti alla terribile vista che accoglieva i deportati; c'è chi ha voluto commemorare la zona un tempo adibita alle camere a gas; c'è poi chi ha posato il fiore sul lago ghiacciato di Schwed, dove le ceneri dei deportati venivano disperse.

“Essere in lager significava sostare sul fondo dell’Inferno”: questa espressione è stata sottolineata più volte da Primo Levi.
Oggi, il campo di concentramento ci è sembrato una casa dei morti, sia in senso fisico che spirituale.

E’ stato tutto frutto di suggestione e di irrazionalità?
Tutti i capi militari tedeschi, nella villa Wannsee, senza batter ciglio, acconsentirono allo sterminio.
Simili tragedie possono accadere ancora, se non evitiamo i le dittature, gli isolazionismi, le suggestioni e le allucinazioni insieme con la soverchia stima od ostentazione di noi stessi.

Il ritorno a Berlino in pullman è stato particolarmente silenzioso: ognuno era immerso nei propri pensieri.
Abbiamo raggiunto Alexanderplatz, verso le cinque del pomeriggio, ed abbiamo avuto a disposizione due ore per visitare il centro di Berlino e per cenare, prima di rientrare in albergo.

Dopo queste esperienze, ci siamo sentiti in grado di rispondere, anche se forse solo parzialmente, alle domande che ci affliggevano la mattina: un viaggio a Berlino non cambierà mai il passato, ma è un buon punto di partenza per modificare il futuro.
Come di consueto, vi rimando alla fotogallery.

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Aggiornamento del 3/03

Ci si deve svegliare sempre prima: questo è stato uno dei commenti più frequenti che ho avuto modo di ascoltare ieri sera, quando l'ora tarda e la stanchezza rendevano difficili conversazioni più impegnate.
Stamattina, la colazione ha avuto luogo alle 8, al Grand City Hotels Berlin East: ci siamo riuniti nella sala da pranzo ed abbiamo discusso il programma di questa giornata.
La tabella di marcia prevedeva una visita guidata del centro di Berlino e dei suoi luoghi più significativi.
Siamo dunque saliti sul pullman e ci siamo diretti verso il centro est della città: ancora una volta, Berlino è stata in grado di lasciarci a bocca aperta, con la testa brulicante di domande.

A pochi chilometri di distanza l'una dall'altra, infatti, si situano due realtà completamente diverse: una serie di pietre porfiriche rappresenta la linea sulla quale, fino al 1989, sorgeva il muro; ancora oggi, le abitazioni, i negozi e gli edifici in genere appaiono da una parte notevolmente diversi da quelli dell'altra.
Ad ogni modo, la capitale tedesca sembra guardare ormai con disincantato distacco al suo passato burrascoso e si proietta verso il futuro: pagato anche il tributo della riunificazione, Berlino si è reinventata in città globale, capitale della terza economia del mondo, centro finanziario ed economico di livello mondiale.

Così ,Berlino ci è sembrata un caleidoscopio di culture e di cosmopoliticità: scintillante ed opulenta ad ovest, sovieticamente asettica e minimalista ad est.
I Berlinesi, poi, non hanno mancato di trasformare ciò che rimane del simbolo della vergogna in un’opera d’arte. Il più lungo pezzo di muro oggi esistente è stato trasformato in una lunga galleria di graffiti a cielo aperto, fregiatasi dell’opera di alcuni dei più celebri murales’maker del mondo.

Dopo aver riflettuto sulle origini del muro e dei cambiamenti che esso ha comportato, abbiamo visitato quello che da sempre è ritenuto il simbolo di Berlino: la Porta di Brandeburgo.
Quest'opera è importante - ci è stato spiegato - non tanto per la sua bellezza, o la sua raffinatezza, o la sua imponenza: è importante perchè fu quasi l'unica costruzione che non venne distrutta con la costruzione del muro e, per questo, fu assurta a simbolo della libertà di Berlino.

Molto interessante è stata anche la visita al Reichstag, il parlamento del popolo tedesco: è situato nei pressi della Porta di Brandeburgo e, al di là del notevole valore architettonico, si è fatto simbolo della partecipazione del popolo alla vita politica in Germania.
Infatti, durante le riunioni, i cittadini hanno la possibilità di entrare in parlamento e di assistere, rafforzando così il loro legame con le istituzioni.

Molte altre sono state le cose degne di nota incontrate nel corso di questa visita di Berlino: tra queste, vorrei ricordare Bebelplatz, la piazza su cui è situata l'università in cui si laureò Albert Einstein; in questa piazza, inoltre, un’installazione ricorda il rogo, nel 1933, di 25.000 libri «contrari allo spirito tedesco»: nel selciato della piazza è inserito un quadrato trasparente da cui si vede una biblioteca sotterranea con scaffali desolatamente vuoti. Una lastra di metallo riporta una frase profetica di Heine: Quando i libri vengono bruciati, alla fine verranno bruciate anche le persone.
La visita guidata è durata 4 ore; dopo un pranzo frugale, siamo ripartiti in pullman alla volta dello Stadio Olimpico, che abbiamo raggiunto alle 14.30. Il sole splendente che ci ha accompagnato per tutto il giorno ha reso questa visita specialmente piacevole.
Lo Stadio Olimpico fu costruito originariamente per i Giochi Olimpici Estivi del 1916, che furono posticipati a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
I Giochi Olimpici si tennero finalmente a Berlino nel 1936. Questi sono un evento cruciale nella storia dello sport. Assegnate dal Comitato olimpico Internazionale alla Germania prima dell’avvento al potere di Hitler, rappresentano un trionfo per il dittatore nazista che riesce a organizzare uno spettacolo propagandistico di grande effetto.
Si ha una nuova concezione dell’attività agonistica, utilizzata ai fini dell’educazione patriottica e della propaganda politica: le Olimpiadi assunsero ,così, il ruolo di spettacolo di massa e di strumento di battaglia ideologica.
Una grande dimostrazione di efficienza della Germania nazista, desiderosa di presentarsi al mondo come un Paese perfettamente organizzato,economicamente florido, ritornato ordinato dopo la crisi politica della Repubblica di Weimar.
Il viaggio nello stadio si conclude di nuovo all'esterno, con un altro simbolo nazista: la visita finisce con l'enorme campana ritrovata della torre dello stadio; anch'essa con 4,28 metri di altezza e un diametro di 2,80 metri, ancora un simbolo della propaganda megalomane nazista.

Dopo questa visita, abbiamo avuto alcune ora di svago, nel corso delle quali abbiamo piacevolmente girovagato per Berlino.
Alle 19, abbiamo cenato nel ristorante Max und Moritz.
Come detto in apertura dell'articolo, domani la sveglia deve essere fissata relativamente presto: non indugio, dunque, un solo istante di più sul computer e vi do appuntamento a domani, ma non senza prima avervi rimandato alla fotogallery aggiornata con le foto di questa giornata.

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Aggiornamento del 2/03

Questa mattina, la stanchezza del lungo viaggio in pullman del giorno precedente sembrava essersi dissolta: già dalle 7, i corridoi del Grand City Hotels Berlin East brulicavano di vita. Eravamo tutti emozionati per la settimana che ci attendeva, ma al tempo stesso eravamo dubbiosi sulla legittimità dei nostri sentimenti: è una città particolare, Berlino, sotto questo punto di vista.
Uscendo in strada, sembra che tutto prometta un avvenire radioso e spensierato, dai grattacieli giganteschi alle colorate ed accattivanti vetrine dei negozi del centro.
Al tempo stesso, però, il cuore di questa città, la sua vera anima, è al di là di questo mondo fatto di immagini e di vita. Letteralmente al di là.

Per conoscere Berlino, ci è sembrato, non basta viverla in superficie: occorre scendere nel sottosuolo e conoscerne i più intimi segreti.
La prima visita del giorno, ad esempio, riguardava il Monumento per gli ebrei sterminati d'Europa, costruito sopra il bunker del generale Goebbels.
Dopo un'abbondante colazione, ci siamo diretti a quello che ci è stato riferito essere un monumento: ci aspettavamo di tutto, tranne quello che,poi, avremmo trovato.
Un’enorme spianata solcata da 2.711 blocchi di cemento grigio piombo costituiscono l’"Holocaust-Mahnmal", come lo chiamano i tedeschi, il più solenne monumento commemorativo dedicato agli ebrei vittime dell’Olocausto in Europa, situato nel centro di Berlino, tra la porta di Brandeburgo e piazza Potsdamer Platz.
Questo luogo fondamentale della memoria è stato inaugurato il 10 maggio 2005, esattamente 60 anni dopo la liberazione dei prigionieri dai campi di concentramento. È il simbolo in Germania del sacrificio degli ebrei.
Si tratta di un luogo di intenso potere evocativo: ci ha coinvolto emotivamente nella tragedia dello sterminio nazista contro gli ebrei e sfociato nell’Olocausto.
Alcuni ne sono rimasti estremamente colpiti: ne hanno provato, camminando tra la distesa sterminata dei blocchi di cemento, una sensazione di malessere e di angoscia che, si può ritenere, fosse lo scopo che si prefiggeva l’ideatore.

Sotto la superficie si situa uno spazio sotterraneo di circa 800 m², costruito in modo speculare al monumento sovvrastante, detto “Luogo dell’informazione“ articolato in quattro sale che formano un toccante percorso di testimonianza tra lettere, diari, disegni, cartoline, nomi, storie di famiglie.

Questa visita ha trasmesso a molti di noi una certa malinconia, che non credo di poter trasmettere a voi lettori con le mie semplici parole o con le foto scattate.

Dopo un pranzo libero, ci siamo ritrovati nella piazza del monumento, pronti a prendere il pullman e a dirigerci verso la Casa della Conferenza del Wannsee, dal nome del lago su cui la villa sorge.
In questa abitazione, nel 1942, il capo della Direzione centrale per la sicurezza del Reich riunì quattordici persone tra le più importanti del governo tedesco: segretari e sottosegretari di Stato, funzionari ministeriali di grado equivalente, generali e ufficiali delle SS, con il fine di consultarsi sulle conseguenze di quella che passò alla storia come "soluzione finale": sterminare tutti gli ebrei d'Europa.

La conferenza di Wannsee, che doveva restare segreta, delineò le linee su cui procedere per eliminare fisicamente ebrei, slavi, zingari, omosessuali, handicappati e altre categorie umane che quei signori classificarono come "vite indegne di essere vissute".
Il piano abbozzato al Wannsee fu il risultato di molti fattori: l’odio di Hitler, il feroce antisemitismo dei gruppi della destra radicale che si erano costituiti in Germania dopo la fine della Grande Guerra, il carrierismo dei gerarchi, pronti a gareggiare in crudeltà per meglio compiacere il Führer, la crescente brutalità della guerra, e finalmente il fallimento di alcuni piani «logistici» per la concentrazione degli ebrei in Madagascar o in Siberia.

Questa visita ci ha sconvolto, in particolare per il modo in cui la popolazione tedesca riusciva, dopo anni di propaganda, di illusioni e di decadenza morale, a ritenere normali e giuste azioni ignobili, vili e mostruose, come lo sterminio dei malati terminali per il semplice motivo del loro gravare economicamente sullo stato.

Alle 19.30 ci siamo recati a cena al ristorante orientale Baraka: molti di noi hanno mangiato in silenzio, meditabondi, forse ancora immersi nei ricordi mesti di questa giornata, forse semplicemente stanchi.
Berlino è una grande città , ma si può percepire in essa un profondo silenzio, un vuoto: è una città duramente colpita , con il ricordo di una ferita dilaniante, di cui porta ancora i segni.
Per oggi è tutto: vi rimando alla fotogallery, dove potrete trovare le foto aggiornate di questa giornata, e vi do appuntamento a domani sera su questa pagina.

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Aggiornamento del 01/03

Sveglia all'una, questa mattina. Sotto una bufera di neve, noi ragazzi ci avviciniamo, con gli occhi gonfi di sonno, verso il piazzale dell'istituto Cattaneo-Dall'Aglio. Dopo esserci sistemati su due pullman, partiamo. Ovviamente, durante la prima parte del viaggio, Morfeo regna sovrano: molti di noi dormono, raggomitolati sui sedili. La neve, fuori, non accenna a rendere il nostro viaggio più agevole. Verso le 2 raggiungiamo Reggio Emilia.
Le soste in Autogrill sono brevi: tanta è ancora la strada da fare.

Lentamente, la neve cede il passo ad una fitta nebbia. Iniziamo a riprenderci dal torpore: alcuni avviano una timida e sussurrata conversazione con gli amici vicini, altri restano assorti ad osservare il paesaggio apparentemente inesistente al di là dei vetri, con gli occhi assonnati, ma colmati da una grandiosa speranza: la volontà di fare qualcosa di importante per se stessi e per gli altri. Ci si rende subito conto che questo viaggio comporterà più attenzione di una semplice gita: chi partecipa ha l'intenzione di abbandonare per alcuni giorni la quotidianità reggiana per vedere da vicino le atrocità della guerra.

Attraversando il Trentino abbiamo l'occasione di godere dello spettacolo delle vette innevate che si accendono innanzi ai primi deboli raggi del sole.
Il tempo passa: dopo diverse ore di viaggio ci fermiamo per il pranzo. Sono 45 minuti appena, prima di riprendere la rapida marcia verso Berlino.
Gli organizzatori di Istoreco hanno fortunatamente preparato film a tema sugli argomenti che andremo a trattare questa settimana,allo scopo di intrattenere la nostra marcia: "L'onda" ed "Operazione Valchiria".

Attraversiamo Monaco, Norimberga e,dopo alcune ore,raggiungiamo finalmente Berlino: abbiamo percorso circa 1130 kilometri e la luce del tramonto avvolge le alte strutture della città, che si rivela, contro ogni nostra aspettativa, modernissima.
Siamo giunti a destinazione dopo 16 ore di viaggio: siamo tutti stanchissimi, e ci rendiamo conto di quanto le giornate seguenti possano essere ancora più spossanti ed intense.

Alle 18 siamo già tutti nelle nostre stanze al Grand City Hotel di Berlino Est e, dopo alcune ore di ristoro,spese dai più a sistemare i propri oggetti, ci ritroviamo alla cena a buffet organizzata dall'hotel.
Dalle opinioni raccolte tra i ragazzi emerge la sorpresa per la scoperta di una città modernissima ed in pieno sviluppo; in secondo luogo, è stato più volte sottolineata l'efficienza delle istituzioni tedesche: moltissime sono le pale eoliche incontrate nel corso del nostro viaggio e questa è stata una piacevole sorpresa.

Ora mi ritrovo a scrivere questa pagina nella stanza adibita a redazione del diario online di Istoreco e mi rendo conto, dopo una giornata vissuta quasi interamente sulla strada, della stanchezza che incombe. Vi rimando, dunque, alla prima fotogallery del viaggio e vi do appuntamento a domani, con una nuova pagina di questo diario di bordo.

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Da diversi anni, l'associazione Istoreco (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia) organizza viaggi della memoria in Germania ed in Polonia, per mantenere vivo il ricordo delle atrocità perpetuate nel corso della seconda guerra mondiale. Quest'anno, la destinazione del viaggio è Berlino: coloro che ne prenderanno parte vedranno luoghi legati al rifiuto della guerra e cercheranno tracce di chi non ha voluto partecipare al grande massacro voluto dai nazisti tedeschi e dai fascisti italiani.

Le classi quinte dell'istituto Cattaneo-Dall'Aglio (5^A, 5^F, 5^I, 5^P, 5^M, 5^Q) parteciperanno a questa iniziativa, potendo così toccare con mano quello che sui libri di storia appare ormai come passato, irripetibile ed astratto: visiteranno la città di Berlino, i campi di concentramento di Sachsenhausen e di Ravensbrück; andranno al cosiddetto "Italienerlager" per internati militari e deportati civili a Schöneweide e conosceranno altri luoghi legati alla politica dell' "asse Berlino – Roma".

Quest'anno, RedAcon, disponendo della mia partecipazione a questa esperienza, ha deciso di redarre un diario di bordo del terzo viaggio, che si terrà da martedì 1/03 a sabato 5/03, così da poter raccogliere le impressioni dei ragazzi e mantenere accesa - per quanto è possibile - anche la memoria di coloro che non parteciperanno materialmente al viaggio.

Su questa sezione, nei giorni a venire, si raccoglieranno interviste, idee, riflessioni e documenti elaborati da noi giovani, per rendere questa esperienza ancora più sentita e completa, per fare di questo viaggio non solo un viaggio della memoria, ma un viaggio per la libertà : per preservare questo dono, è bene conoscere come sia potuto venire meno.

3 COMMENTS

  1. Bella idea
    Sono una mamma di una studentessa e trovo questo sia un bel modo di partecipare alle esperienze vissute dai ragazzi. Bravi Pier Francesco (che scrive anche molto bene) e @CRedacon#C. Se leggete i commenti anche a Berlino CIAO A TUTTI e buon soggiorno in questa meravigliosa città che ha costruito il suo presente senza dimenticare il passato che è stato.

    (Antonella)

  2. Siamo con voi!
    Complimenti Pier Francesco per la tua capacità di trasmettere emozioni… Il diario di bordo dei primi due giorni è stato talmente attento e coinvolgente che ci ha permesso di essere lì con voi… Avrai senz’altro un futuro come scrittore o “inviato speciale”, te lo auguro di cuore! Le tue parole mi hanno fatto capire che anche se la nostra società vi trasmette pochi valori, sarete in grado, da soli, di trovare la strada giusta e avrete la capacità di insegnare ai vostri figli ciò che conta veramente.

    (Stefania Barbantini, una mamma contenta della scuola pubblica)

  3. Vi rimanga la memoria!
    Vi rimanga la memoria di quelle atrocità per non commetterle più e per non acconsentire che siano commesse! Lì è il momento del silenzio, della riflessione e delle emozioni, ma al rientro possa questo silenzio trasformarsi in pensiero, in azione, in un vostro impegno contro ogni forma di violenza, di razzismo, di discriminazione e di dittatura. Complimenti e grazie infinite Pier Francesco.

    (Pio, Clara e Maria)