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“Un ricordo in uno stile che gli sarebbe piaciuto”

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Una veglia di preghiera, memoria e speranza quella celebrata in cattedrale, a Reggio Emilia, venerdì sera, giorno 11 marzo, nel trigesimo della morte di don Vittorio Chiari in uno stile che sarebbe piaciuto al salesiano. “Una persona straordinaria, capace di entrare nel cuore dei ragazzi, lasciando una traccia indelebile”, ha testimoniato il giornalista sportivo Bruno Pizzul – la voce di tante telecronache di calcio - che con don Chiari ha lavorato ad Arese, dove la figlia Carla opera nella comunità promossa don Vittorio. Era veramente singolare la sua capacità di creare profondi legami con le persone e i luoghi, ha proseguito Pizzul, per cui forte è sempre stato il dolore nel momento del distacco, anche se fatto in spirito di obbedienza. Don Vittorio ha sempre creduto nel valore formativo delle sport – vantandosi addirittura anche di aver giocato nell’Atalanta: capacità di aggregazione, rispetto delle regole, stare con gli altri, accettare la sconfitta; e lo disturbavano gli esempi negativi provenienti dalla sport di vertice: soldi, litigiosità. E con lo stesso tono di voce e trasporto con cui annunciò il memorabile “campioni del mondo!”, Bruno Pizzul dal presbiterio del Duomo ha affermato tra gli applausi che anche catechisti, educatori e sacerdoti sono campioni del mondo.

Era gremita la Cattedrale: in tantissimi di varie generazioni – dai bambini accovacciati sui tappeti agli adolescenti, ai giovani, agli adulti – hanno partecipato con raccoglimento assieme ai vescovi Adriano e Lorenzo alla serata che sotto la regia di Daniele Castellari ha visto snodarsi letture di brani evangelici, testi di don Chiari pieni della sua passione educativa, canti sacri, musiche, clownerie, la banda. E’ scorso sul video un intervento dello stesso don Vittorio, mentre su un pannello collocato in presbiterio si andava componendo, grazie all’abilità della famiglia Picchi, l’immagine di un clown crocefisso sotto un tendone da circo, con il suo naso rosso, segno di dono di sé e di gioia per altri: la santa follia dell’amore. E il naso rosso è stato un po’ il “leit motiv” della serata, conclusasi sulla piazza, quasi a significare che il messaggio di don Vittorio dalla chiesa va disseminato dappertutto.

La testimonianza di don Gianni Danesi, il confratello salesiano che ha assistito ininterrottamente don Vittorio nei 50 giorni di degenza, ha ben delineato la figura di don Chiari: l’uomo e il sacerdote dell’amore sviscerato per i giovani, soprattutto quelli in difficoltà. Ha evidenziato la sua capacità di raggiungere i bisognosi; di voler fare dei ragazzi degli onesti cittadini e dei buoni cristiani.

Ha ricordato la voglia di don Vittorio – padre, maestro, guida, mai inquisitore, “prete simpaticone” dal volto sereno, sempre sorridente, apostolo fervente della Madonna - di guarire e di tornare fra i suoi giovani. Ma l’11 febbraio scorso – festa dlela madonna di Lourdes - è divenuto un angelo di prima categoria, una comete splendente che illumina il cammino di tanti. Nella sua malattia breve ed inesorabile non si è mai lamentato; ha compiuto la sua missione in modo eroico; ha donato le sue cornee a un non vedente; nel coma ripeteva “Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l’anima mia”.