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GMG. Il 19 agosto nella cronaca di don Giordano

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Ci siamo lasciati ieri quando stavamo partendo per la festa di benvenuto al Papa in Plaza de Cibeles.

La piazza e tutti i viali intorno sono letteralmente murati e irraggiungibili. Usciamo dal metro nell’uscita successiva e tentiamo di infilarci.

Ci inseriamo in una via di fuga, mostrando ai poliziotti il pass della stampa e la telecamera di Gabriele.

In pochi minuti riusciamo a scivolare fino alla piazza, proprio un attimo prima dell’arrivo del Papa.

Siamo in un’area dedicata ai disabili, questo ci facilita molto, ma soprattutto ci offre uno spaccato inedito della massa dei giovani pellegrini.

Attorno a noi tutti volontari con disabili, soprattutto spagnoli e francesi.

I giovani disabili sono lì da parecchio, ma sopportano il caldo senza lamentarsi, i volontari offrono loro da bere e continuamente spruzzano un po’ d’acqua sulle loro teste.

I volti degli uni e degli altri sono eccitati ed entusiasti, e comincio a chiedermi il perché.

Personalmente sono contento di essere qui, ma non riesco a condividere questo clima di eccitazione collettiva che, anzi, in alcune espressioni estreme mi dà un po’ fastidio.

Sarà per la vecchiaia, ma faccio fatica a riconoscermi nei cori esaltati che scandiscono di continuo “Be-ne-det-to…”.
Quando però arriva il Papa non posso restare indifferente nei confronti dell’entusiasmo pulito e contagioso di quei volti.
Mi chiedo cosa rappresenti per loro il Papa.

Probabilmente la sofferenza fa maturare nell’uomo una grande umiltà e una consapevolezza nuova: che abbiamo bisogno di essere salvati.
Gmg

Ecco, credo che in quell’uomo che parla di pace, di giustizia, di amore, di un Regno di Dio dove non c’è più ingiustizia, né sofferenza, sentano la presenza di Qualcuno che viene a salvarli.

E quel gesto di attraversare sull’auto tutta quanta la folla, che può apparire banale come fosse il bagno di folla di un vip, ha invece questo significato, di andare incontro all’uomo, ad ogni uomo, ed è per questa forza simbolica che suscita un grande entusiasmo nei semplici.

Imparare a guardare con occhi semplici e puri è fondamentale per comprendere la forza di un incontro come questo tra il vecchio pontefice e queste migliaia di giovani da tutto il mondo.

Il resto dell’incontro e del discorso lo avete visto e forse meglio di noi.

Il deflusso della folla è terribile ed entusiasmante allo stesso tempo.

Migliaia e migliaia di giovani si incrociano in interminabili serpentoni cercando di raggiungere ognuno la propria meta.
Bandiere, cori, magliette, colori, (odori… si anche quelli), volti, sorrisi, grida, slogan, striscioni… quello che ci passa sotto gli occhi è un universo inimmaginabile.

VENERDI 19 AGOSTO

Nella mattinata siamo di nuovo al Pabellon de Cristal per l’ultima catechesi.

Oggi è il vescovo Alberto Tanasini, di Chiavari, che affronta il tema della testimonianza.

I ragazzi arrivano pian piano, alle nove alcuni gruppi sono già lì e prendono posto sul pavimento di cemento dell’enorme padiglione.

Una gran parte dopo pochi minuti è già immerso in un sonno profondo: la stanchezza accumulata nei giorni scorsi comincia a essere davvero pesante.

Il vescovo Alberto invita i giovani a non aver paura del giudizio del mondo, ma a cercare la verità.

Quando uno cerca la verità e la giustizia che gli importa del giudizio degli altri? La fede è un dono che non può stare nascosto, non lo si può sotterrare come fa il servo della parabola che Gesù condanna duramente.

La fede va vissuta e manifestata con impegno, anzitutto nel contesto della vita quotidiana, dove la nostra esistenza deve fare i conti con la realtà nuda e ripetitiva del vivere.

È nel quotidiano e nella normalità della vita che occorre essere testimoni di un nuovo modo di vivere le relazioni con le persone, il rapporto con le cose, la ricerca del bene.

Il vescovo Alberto cita l’esempio della giovane Chiara Luce Badano, di recente beatificata, che era “una ragazza come voi, aperta alla vita e solare”.

Quando le hanno diagnosticato un tumore doloroso e inguaribile, dice la madre che “ha avuto 25 minuti di calvario”, poi ha deciso di accogliere la sfida della sofferenza. Chi andava a trovarla testimonia che non si poteva entrare in quella stanza di ospedale senza sentire la forte chiamata a cambiare vita.

Ma poi occorre essere anche testimoni nella società, accettando di essere criticati e a volte anche discriminati.

Servono giovani che mettano le loro energie nell’impegno sociale e politico come hanno fatto tanti negli anni del dopoguerra.

Il vescovo cita l’esempio di Giorgio La Pira che prima degli interventi alla Costituente si inginocchiava e si metteva a pregare incurante del giudizio dei laicisti che lo consideravano un esaltato.

Secondo san Paolo occorre credere con il cuore e con la bocca; se si crede solo con la bocca le parole della fede suonano vuote, ma anche se si crede solo con il cuore, le parole rimangono sterili, perché diventano vive soltanto di fronte all’altro.

La Messa è molto ricca e partecipata.

Ormai ci siamo abituati a queste liturgie con oltre tremila giovani, in uno spoglio capannone da fiera, dove risuonano i canti ben preparati dal coro dei giovani di Reggio e i segni di una liturgia curata in tutti i particolari.

Alla fine della Messa arrivano i tre ciclisti partiti il 6 agosto.

Stanchi, ma con una felicità profonda stampata sul volto.

Hanno fatto quasi duemila Km in pochissimi giorni affidandosi in tutto alla provvidenza.

Ora sono riusciti a raggiungere i loro amici per le giornate fondamentali di questa esperienza.

Stasera ci attende la celebrazione della Via Crucis, che darà spazio anche al folklore tradizionale.

Ma anche questo lo vedrete forse meglio voi da casa che noi da qui.

Quello che vediamo noi è la GMG dal basso, quella più ricca e più autentica.

(Don Giordano)

 

1 COMMENT

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    Mi piace questo Don Giordano che non dà un’immagine idilliaca della GMG ma che ne addita anche gli angoli meno brillanti; dalle sue parole traspare uno spirito di osservazione non idealizzante, ma concreto, autentico e poco adulatore. Mi piace la GMG vista dal basso, con tanto sudore, pochi lustrini e paillettes.

    (Commento firmato)