Passano troppo spesso sotto silenzio notizie che meriterebbero invece ben più ampia risonanza. E' il caso dei lavori di prospezione archeologica - promossi dal Comune di Castelnovo ne' Monti, proprietario dell'area, in collaborazione con Club Unesco di Reggio Emilia e Archeomontagna - effettuati lo scorso anno sul monte Castello, il colle più alto di Castelnovo ne' Monti, quello attorno al quale il paese è nato e si è sviluppato. Gli scavi, eseguiti da Archeosistemi, hanno portato alla luce parte del reticolo murario del complesso fortificato, che si trova poco sotto il piano di campagna. Di questa rocca finora conosciamo solo la torre di avvistamento (una delle due torri, come leggerete), col passare del tempo resa quasi invisibile dalla vegetazione e sempre più malconcia per i colpi del tempo e dell'incuria. Per questo primo "assaggio" è stato utilizzato un fondo che ora è esaurito. Si spera che nuovi, auspicabili finanziamenti possano permettere di proseguire quello che si annuncia come il più rilevante intervento di riscoperta delle radici del paese. Con tutto ciò che un fatto di questa portata può implicare in svariati campi: dall'aggiornamento degli studi storici alle possibilità di valorizzazione turistica e magari di sfruttamento anche economico. Pubblichiamo di seguito il documento redatto dall'architetto Walter Baricchi.
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1. Gli obiettivi del recupero e valorizzazione
Il comune di Castelnovo ne' Monti ha avviato un progetto multidisciplinare finalizzato al censimento, tutela e valorizzazione - quando possibile - delle varie emergenze di carattere storico, archeologico ed artistico rinvenute. Volendo fare proprie le regole che impongono la tutela e salvaguardia dei beni culturali, il Comune di Castelnovo ne' Monti, proprietario del bene in oggetto, si è fatto promotore di una serie di attività di scavo, studio e restauro della struttura fortificata. Questo progetto è stato avviato in accordo con le associazioni locali che hanno tra le finalità del proprio statuto quello di agire "in accordo con gli organi competenti" per valorizzare e salvaguardare qualsivoglia tipo di emergenza storica locale. In particolare il progetto di "Recupero e valorizzazione dell’area archeologica di Monte Castello" ha ricevuto l’approvazione delle soprintendenze locali competenti di zona. Grazie ai primi stralci operativi ad oggi eseguiti è stato possibile definire planimetricamente la torre sud, parte della cortina muraria perimetrale nord e est ed un ambiente al quale è addossata una cisterna per l’acqua.
L’obiettivo dell’iniziativa, realizzabile solo grazie a diverse fasi di lavorazione, è quello di arrivare ad una definitiva conoscenza degli aspetti strutturali del castello per potere in ordine procedere al loro restauro e/o integrazione con successiva apertura del percorso di visita tale da consentirne una sua fruizione pubblica. Solo dopo essere arrivati alla realizzazione di questo percorso tematico medievale, il Comune potrà pensare a rendere fruibile a scopi turistici le altre emergenze di tipo architettonico e archeologico presenti in ambito territoriale, mettendoli a sistema tra di loro.
2. Riferimenti identificativi
L’area e l’immobile in oggetto sono di proprietà dell'Amministrazione comunale di Castelnovo ne' Monti e come tale censito al Nuovo Catasto Terreni al foglio 37, mappale 363. Coordinate: 44°26’07.82" N – 10°.23’51.83" E
3. Riferimenti ai vincoli di tutele e autorizzazioni all’intervento
L’immobile denominato "avanzi del castello di Monte Castello" è sottoposto alle disposizioni del D.Lgs. 42/04 e smi del Codice dei beni culturali e del paesaggio per atto emesso in data 4.7.1911 ex lege 364/1909. Il P.S.C. vigente, assegna la seguente destinazione urbanistica: Zona DTC – "Attrezzature per impianti sportivi-ricreativi di rilievo comunale (art. 43 NTA), segnalando inoltre l’esistenza di edifici vincolati ai sensi del D.Lgs. 42/2004 (art. 14 NTA). Autorizzazioni rilasciate dalle competenti soprintendenze per i beni archeologici e per i beni architettonici e il paesaggio delle province di Bologna, Modena e Reggio Emilia prot. 4382 del 20.3.2009 e prot. 9804 dell'8.9.2009.
Il Comune di Castelnovo ne' Monti a partire dal 2008 ha avviato un progetto finalizzato al recupero della rocca medievale di Monte Castello, con l’obiettivo di salvaguardare un bene d’interesse architettonico da inserire all’interno di un parco storico-naturalistico d’uso pubblico. La fondazione di questa rocca si deve all’attività d’incastellamento della montagna reggiana attuata dalla famiglia di Matilde di Canossa ed edificata su questo monte a controllo della via di comunicazione con la Toscana tramite il passo di Pradarena. L’intervento di restauro si è reso indispensabile a causa delle cattive condizioni statiche della torre, la quale rischia di crollare ed arrecare danni sia alle sottostanti abitazioni sia ad eventuali visitatori.
Nell’estate del 2010 sono iniziati i lavori preliminari, necessari per potere passare alla successiva fase di redazione dei progetti di intervento e restauro delle strutture. Parallelamente è stato attivato un cantiere di verifica archeologica, resosi necessario per valutare la consistenza del giacimento antico sepolto e per studiare le parti in fondazione degli edifici stessi. Per potere arrivare ad un completo conseguimento degli obiettivi sopra descritti si rende necessario proseguire le indagini di scavo e successivamente procedere con gli interventi di restauro e consolidamento delle strutture.
Le modalità operative prevedono:
1) attività di scavo e messa in sicurezza delle strutture archeologiche:
- prima fase: continuazione delle indagini archeologiche nello spazio circostante la torre nord;
- seconda fase: intervento di restauro alle murature della torre nord e suo consolidamento statico;
- terza fase: asportazione, secondo metodologie archeologiche, del riempimento interno della torre nord ed interventi di restauro e consolidamento alle murature interne;
- quarta fase: continuazione degli interventi di scavo alla cortina perimetrale nord-est e successivo intervento di restauro e consolidamento statico;
- quinta fase: ultimazione dello scavo archelogico della cisterna;
- sesta fase: restauro e consolidamento statico delle murature della cisterna e sue eventuali pertinenze;
- settima fase: ripulitura dalla vegetazione infestante della cortina perimetrale ovest da riportare in luce integralmente;
- ottava fase: intervento di restauro e consolidamento statico della cortina perimetrale ovest;
- nona fase: ultimazione dello scavo archeologico alla torre sud ed alle sue pertinenze;
- decima fase: intervento di restauro e consolidamento statico della torre sud;
- undicesimo fase: ideazione, progettazione ed allestimento del percorso di visita;
- dodicesima fase: restauro delle suppellettili archelogiche recuperate e loro musealizzazione.
2) Realizzazione di un percorso di visita adeguato alle attuali norme di sicurezza e corredato da idonei appartai didascalici;
3) Ideazione di materiale didattico illustrativo dell'area e creazione di percorsi turistici comprendenti l'intera realtà comunale, integrati dalle varie offerte possibili in zona.
5. Notizie storiche
Le notizie su Castelnovo ne’ Monti e sul suo castello sono poche e frammentarie. Un importante lavoro di ricerca e di collazione è stato fatto da Monsignor Francesco Milani, insigne studioso delle vicende "montanare". A lui si deve la maggior parte delle notizie che si ritrovano nel libro di Umberto Monti "Castelnovomonti", edito nel 1962. Un fortilizio (castrum) sulla Pietra di Bismantova venne costruito dai Romani, probabilmente sul sito di una preesistenza ligure, per controllare le popolazioni residenti nelle zone circostanti. Con la caduta dell’Impero romano il presidio passò ai bizantini. Successivamente la zona di Bismantova fu aggregata al Comitato (o contado) parmense, come risulta da un decreto col quale Carlo Magno, nel 781, donava alla Chiesa di Reggio una località detta Lama Fraolaria, sita in territorio di Ligonchio, nel Comitato parmense, in Gastaldato bismantino. Re Berengario I confermò nell'890 questa donazione a Unroco, figlio di Suppone II, il quale ristabilì i confini naturali e perciò distaccò il gastaldato di Bismantova dal contado di Parma aggregandolo a quello di Reggio, prima della sua morte avvenuta verso il 931. Verso la fine del secolo IX, Sigigfredo, conte di Lucca, acquisisce fondi tra le attuali province di Reggio Emilia e di Parma, dando origine ad una famiglia che sarà poi detta dei Canossa. Nel 950 Ottone I formò una quarta Marca detta Attoniana, perché assegnata ad Adalberto Azzo o Attone, figlio di Sigifredo, già vassallo del vescovo di Reggio e poi conte di Modena e Reggio. Questi nel 950 fondò il castello di Canossa, dal quale prese il nome la famiglia. Da Attone la Marca passò poi ai suoi discendenti, Tedaldo, Bonifacio, al quale la Chiesa di Reggio donò molte terre in enfiteusi nella Montagna reggiana, e da questi alla figlia Matilde.
Alla metà del secolo X la famiglia Canossa aveva esteso il suo dominio nella nostra montagna e, poiché son nominate Felina e Malliaco, è giusto pensare che questo dominio si estendesse anche su Bismantova e sul nascente Castelnovo. Sappiamo inoltre che l'imperatore Ottone I nel 962 e 964, riordinando l'Italia e dividendo la Marca supponide, assegnò ad Azzo Adalberto, conte di Canossa, alcuni di questi contadi fra cui il gastaldato di Bismantova prima provvisoriamente e poi definitivamente con la sua nomina a marchese. Siccome col nome di Bismanto s'intendeva anche il nucleo delle case che poi formarono Castelnovo, così la famiglia Canossa fu padrona anche di questo paese lungo l’importante direttrice per la Toscana attraverso il passo del Pradarena.
Solo un secolo dopo, tra il 1062 e il 1100, questa famiglia costruì ai piedi (?) del monte che sovrasta Castelnovo un altro castello, «castrum novum», che doveva poi dare il nome al paese, in contrapposizione al «castrum vetus» che sorgeva su Bismantova. Sul monte fu costruita una torre o guardiola che esiste ancora in parte ed è tema del progetto di valorizzazione promosso dalla Amministrazione comunale. Anche l’antica Pieve che si trovava sulla rupe venne trasferita nel luogo della chiesa attuale.
Nel 1111 il nuovo castello fu donato da Matilde al monastero di Canossa, insieme con Felina e Sarzano. Ormai il nome nuovo di questo paese entra nei documenti e a poco a poco diventerà popolare. In una bolla di Adriano IV del 1156 vengono confermati a Manfredi, abate di quel monastero, Sarzano e Felina e Castrum Novum cum capella et curte, e lo stesso si dirà in un'altra carta del 1188.
Nel 1257 gli abati perdettero Castelnovo, che venne occupato da Bernardino Fogliani e da Rolandino Canossa. In seguito, il feudo restò ai Canossa che ne rimasero padroni anche nel 1336, quando Luigi Gonzaga, divenuto signore di Reggio, fece distruggere le fortificazioni di Castelnovo per togliere ai nobili banditi la possibilità di rifugiarsi in città. I Canossa ottennero l’investitura nel 1414 da Nicolò d’Este, che però gliela levò l’anno dopo. Così, nel 1415, gli Estensi ebbero la signoria di Castelnovo, che divenne poi sede di podesteria unita a Felina, formalmente riconosciuta nel 1492.
Intanto, nel 1471, a seguito di una petizione avanzata dalla cittadinanza di Castelnovo, un decreto ducale istituì la Fiera di S. Michele che acquisì presto larga rinomanza anche oltre i confini del Ducato. La durata era di una settimana e di notte la merce veniva lasciata sul posto sotto vigilanza delle guardie. Il bestiame si teneva fuori della cerchia delle mura e solo di giorno, ma ci fu una petizione di poterlo tenere dentro, non sappiamo con quale esito. Da questo documento apprendiamo che Castelnovo aveva non solo una rocca, ma anche una cinta di mura con le sue porte.
Nella tradizione degli anziani del paese è ancora viva la memoria di un piccolo oratorio che si trovava sul monte Castello. Era dedicato a S. Pancrazio che vi veniva festeggiato e costituiva la sagra delle famiglie che abitavano tra il monte e le vie Rosano (ora Franceschini) e Peretti (ora Vittorio Veneto). Presso la torre vi erano alcuni fabbricati che dovevano servire per i guardiani; alcuni erano interrati e servivano forse da prigione. Alla superficie erano disseminate ossa umane, indizio di un antico cimitero.
Nel 1538 con l’allarme del passaggio di truppe straniere,il Podestà comunica al Duca: "Si dice che truppe spagnole seguiranno per di qua non potendo andar per la Garfiniana" e allora "tutti a fugir qua in castelo con robbe sue et stanno smarriti (...) La S. V. mandò libre XX de polvere et XVII de piombo a deffensione de questa roca".
A partire dai primi decenni del Novecento si è intensificata, soprattutto negli anni ’50, la piantumazione di essenze sempreverdi, incongrue con il contesto, che hanno progressivamente e completamente occultato alla vista le rovine.
6. Il sistema territoriale della architettura fortificata
Questa fascia di territorio montano della provincia di Reggio Emilia è caratterizzata da una cospicua presenza di strutture fortificate di età medievale, spesso edificate in posizioni strategiche a controllo di valichi montani, guadi fluviali o semplici itinerari stradali, spesso ancora oggi attuali. La vita di queste rocche non fu mai facile: diversamente dai "castelli" della zona di pianura e collinare, con la duplice funzione di dimora signorile oltre che di luogo fortificato, le rocche dell’Appennino già all’epoca della loro nascita si qualificano per una funzione preminentemente militare–difensiva; spesso non furono sottoposte ad adeguati interventi di restauro e manutenzione tanto che sovente viene segnalato nelle fonti documentarie a loro coeve un inarrestabile processo di degrado e rovina già prima del loro definitivo abbandono.
Nel corso degli ultimi dieci anni si è osservata la crescita di un interesse generalizzato verso tutto ciò che costituisce la nostra "riserva " di beni culturali la cui origine risale quasi sempre agli inizi dell’anno Mille, legati nella loro genesi originaria alle vicende della famiglia dei Canossa. Castelnovo ne’ Monti è direttamente collegato al sistema delle architettura fortificate canossane. L’obiettivo del presente progetto è di creare una rete territoriale in grado di collegare tra loro queste emergenze di carattere storico presenti nel territorio, creando le premesse per avviare un progressivo recupero statico degli edifici, rinnovando e rendendo attuale la rete viaria di epoca medievale, ancora oggi ben leggibile e percorribile in più punti, dotandola di adeguata segnaletica al fine di renderla facilmente fruibile a fini turistici. Il territorio che attualmente è circoscritto nell’ambito comunale di Castelnovo ne' Monti è fittamente segnato dalla presenza di strutture fortificate nate in età medievale, frequentemente edificati in posizioni strategiche.
Oltre alla rocca di Monte Castello ricordiamo l'esistenza di un castrum a:
1. Bismantova: il castello viene nominato per la prima volta in un documento risalente al 1062 ed esso apparteneva ai beni allodiali della contessa Matilde. Nel XII secolo era di proprietà dei Dallo da Bismantova, in mano ai quali rimase fino alla metà del XVI secolo. La riscoperta archeologica delle strutture, delle quali si era perso completamente il ricordo, si deve all'attività di Don G. Chierici;
2. Bondolo: il castello venne eretto dalla famiglia dei Dallo, proprietaria anche di Bismantova, e l'investitura venne confermata nel 1404 da Nicolò III d'Este;
3. Felina: nell'XI secolo il castello, di proprietà della contessa Matilde, venne donato al monastero di Canossa, mentre nel 1197 il castello di Felina si sottomise al Comune di Reggio. Alla fine del XIII ritornò ai Canossa e dal 1415 passò sotto la signoria di Nicolò III d'Este. Nel 1598 venne assegnato ai Molza di Modena e nella seconda metà del '700 passò ai conti Chiodini di Lunigiana. Attualmente dell'antica fortificazione rimane visibile solo la torre di vedetta, a pianta cilindrica;
4. Gombio: nominato per la prima volta in un documento redatto nel 1196, fu soggetto a lungo alla famiglia dei Da Correggio, come dipendenza del castello di Rossena. Attualmente si nota come buona parte delle strutture sia crollata a valle per il cedimento della falesia di arenaria su cui fu eretto. Si conservano parte della cinta esterna e alcuni elementi perimetrali di ambienti interni;
5. Maillo: la documentazione di questo castello risulta estremamente scarsa ed apparentemente sembra abbandonato a partire dal periodo di affermazione della dominazione estense. Sulla sommità della collina si conservano resti delle strutture e delle murature difensive;
6. Montecastagneto: la documentazione attualmente risulta estremamente frammentaria e sembra arrestarsi al 1525. Ricerche archeologiche condotte in tempi recenti hanno permesso di constatare la presenza di buona parte delle strutture murarie, tanto da indiziare la presenza di un castello recinto, formato da torre, cisterna e doppia (forse anche tripla) cortina difensiva.
7. Descrizione del bene e del suo stato di conservazione
Il castello di Monte Castello è stato edificato alla sommità del colle omonimo che domina l’attuale centro di Castelnovo ne' Monti. Attualmente l’area è occupata da una pineta ad alto fusto impiantata tra gli anni ‘30 e ‘40 del secolo scorso, per la quale sono già stati avviati degli interventi di diradamento selettivo per intervento di manutenzione e sistemazione forestale. La presenza di essenze vegetali infestanti ha provocato nel corso del tempo il deterioramento dei paramenti murari, fino ad oggi non interessati da alcun intervento conservativo. Dall’epoca dell’abbandono del castello, avvenuto intorno al XVII secolo, si segnalano numerosi episodi di crollo di parte delle murature, anche a seguito di intenzionali demolizioni operate nel corso del tempo. Nel caso di questa struttura fortificata siamo di fronte ad un esempio di piccolo castello a recinto edificato alla sommità di un pianoro, regolarizzato artificialmente allo scopo, tratto che si riscontra abitualmente in numerosi casi di complessi architettonici fortificati, edificati in epoca matildica. All’estremità nord e a quella sud sono due torri di vedetta.
La torre sud è apparentemente quella di primo impianto: a pianta circolare è edificata scavando la roccia (marna) naturale per inserire nella cavità interna la fondazione della struttura. Come materiale da costruzione utilizza grossi blocchi di pietra locale squadrati in maniera regolare e nello spessore interno delle murature sono ricavati dei condotti per lo scolo delle acque meteoriche.
La torre di vedetta nord, conservata in elevato per due piani, a pianta quadrata e con leggera risega di fondazione a scarpa. Al primo piano è ancora conservata l’originaria porta d’accesso agli ambienti interni, alla quale si accedeva tramite una scala di legno, facilmente detraibile in caso di necessità. A nord della torre è stato messo in luce (campagna di scavo 2010) un ulteriore tratto del recinto difensivo, orientato est–ovest. A sud della torre si conservano i resti del recinto orientale e della cisterna. La cisterna, vasto ambiente a pianta rettangolare, è ancora in gran parte colmata da materiali di crollo ed i paramenti murari sono visibili per un’altezza di m 1,60. Essa si addossa al recinto difensivo orientale, ancora visibile in elevato per un buon tratto; questo muro perimetrale si dovrebbe congiungere con il nuovo tratto sopra menzionato. Un ulteriore lembo della cortina perimetrale della rocca è presente sul lato ovest; essa è ancora completamente da ripulire dalla vegetazione e da documentare. Nell’ampio spazio intermedio attualmente non sono visibili resti di strutture ma è lecito pensare che in questa parte vi siano resti di edifici abitativi "minori" oltre che i resti dell’edificio religioso dedicato a S. Pancrazio, ricordato da numerose testimonianze.
8. Stato di attuazione dell’intervento
Nel primo stralcio dei lavori (anno 2009), è stato eseguito il rilievo plano altimetrico dell’area; in seguito si è proceduto al diradamento selettivo delle alberature (pino nero) messe a dimora nella metà del ‘900. Dopo avere eseguito queste attività è stato possibile procedere al rilievo delle strutture antiche visibili, necessario per passare alla programmazione della prima campagna di scavo archeologico. Grazie al secondo stralcio dei lavori (anno 2010), è stato possibile eseguire una campagna di scavi archeologici all’interno della rocca per potere chiarire in maniera organica quale fosse l’organizzazione degli spazi interni del complesso fortificato. Le ricerche archeologiche hanno inoltre permesso di recuperare una serie interessante di manufatti archeologici, importanti per ricostruire alcune delle ultime fasi di vita del castello.
Non so chi sia l’estensore dell’articolo, ma dire nell’introduzione che questo tema sia passato sotto silenzio è una palese inesattezza. C’è stata ormai qualche mese fa una serata pubblica di presentazione dei risultati della campagna di scavo, che ha registrato una alta affluenza, ed i contenuti della serata trovarono anche ampio spazio su tutte le testate locali, Redacon compresa…
(Commento firmato)
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Prendendo spunto da questa, si intendeva solo dire che, in generale, la belle notizie – o solo la cronaca bianca – sono troppo sopravanzate da incidenti, disgrazie e disastri. Quelli sì che trovano ampio spazio nei media. Che conoscono i gusti dei lettori e talvolta indugiano forse troppo nel solleticarli.
(red)