Home Società “In che cosa posso aiutarti?”

“In che cosa posso aiutarti?”

12
1

Inizia la sua collaborazione un montanaro all'estero. E' Aristide Gazzotti che, da laico, presta la sua opera in quel di Bolivia, come abbiamo raccontato qualche tempo fa su Redacon.

Ne abbiamo apprezzato di recente la penna (condivide le sue riflessioni via e-mail con gli amici) e, prima ancora, il lavoro che svolge, a Chocabamba, presso la casa de Los Niños, un villaggio per 400 persone, dove prosegue la vita di bambini strappati alla strada che, qui, possono ritrovare il legame con le famiglie. Cronache e lettere di lavoro quotidiano nelle quali potremo rileggere, in chiave diversa, la nostra (a volte comoda) vita.

 

Ascolta l'intervista ad Aristide su Radionova

 

* * *

 

 

 

Aristide Gazzotti

 

 

Un particolare prima di andare a letto

 

E’ tardi ed è ora di andare a letto dopo una giornata abbastanza intensa visto che proprio oggi sono riiniziate le scuole qui in Bolivia.

Ma poco fa, mentre stavo riordinando la cucina, mi sono ricordato di un piccolo particolare di oggi che mi ha fatto bene e lo voglio condividere. Faccio in fretta e poi vado a letto. Confesso che ho già bevuto la mia tazza notturna di latte...

Dopo aver corso tutto il giorno, stavo preparando la cena per i bimbi che – rientrati da scuola - approfittavano del bel pomeriggio di sole per gli ultimi momenti di gioco, fuori, in giardino accompagnati da Sara (ragazza francese che vive con noi da alcune settimane) e da María René.

Entra María René in cucina. Si avvicina e mi dice: “Porto un bicchiere d’acqua a Dennis e poi vengo a darti una mano”.

“Ti aspetto!”, le rispondo, “ma fai con calma”.

Poco dopo, si affaccia di nuovo María René e mi chiede con la sua innocenza e semplicità:

“In che cosa posso aiutarti?”.

“Beh, puoi aiutarmi ad asciugare i bicchieri e i piatti rimasti sul lavandino. Così prepariamo i tavoli per la cena, tanto manca poco”.

“Quanti siamo? Sì, cinque bimbi. No, a dire la verità siamo in sei perché stasera c’è anche il piccolo Mateo. E poi, vicino ad ogni piatto metto il tovagliolino di carta e il cucchiaio. Va bene?”
“Certo che va bene!”

Passano alcuni minuti e tutto è già in ordine per la cena.

“E adesso, in cosa posso aiutarti?”

“Vai a chiamare i bimbi, che entrino in casa perché la cena è pronta. Aiutali a lavarsi le mani e a mettersi il tovagliolo. Che si siedano e poi mi aiuti a servire i piatti”.

Preparo i piatti con la cena e María René si incarica di distribuirli ad ognuno. Viene a chiamarla sua sorella. Prende le sue medicine, mi saluta, e se ne va a casa sua: “Ciao! Anche domani vengo ad aiutarti dopo la scuola!”

“Ciao, María René: a domani!”

 

Una scena davvero semplice che era passata inosservata alla mia mente. Ma poi mi si è ripresentata come una piccola scintilla rincuorante, mentre – con un certo sforzo di convincimento, vista l’ora -, cercavo di lasciare più ordinata la cucina per il giorno dopo, lavando anche il pavimento.

Il fatto è che mi è tornata in mente la frase di María René: “In che cosa posso aiutarti?”.

María René ha sette anni, quasi otto. E’ una bimba buona, dal cuore nobile, ma spesso anche capricciosa come tutte le bimbe del mondo. Ma mi permetto di interpretare quella sua innocente frase di disponibilità all’aiuto come una lezione confortante per me e spero per noi tutti della Casa de los niños.

 

María René è stata aiutata e accompagnata con tanto affetto da tutti  noi in questi sei anni di malattia e sospensione che in diversi modi abbiamo condiviso con lei.

Lei fin dal primo momento è stata qui a veder nascere la nostra cittadella, frutto di una condivisione eccezionale e di tanto sforzo disinteressato, e anonimo!, da parte di tutti.

María René ha assorbito tutto questo con il suo cuore puro di bimba. Ed ora, pur piccola, pur bimba di sette anni, riesce a cogliere l’essenza della vita in questo suo ricambiare l’amore che ha ricevuto con la sua totale disponibilità ad aiutare. Certo: secondo le sue forze e la sua capacità di bimba.

E non vuole niente a cambio. Lo fa senza interesse, senza chiedere un premio: un dolce, un regalo, un favore.

María René, bimba di sette anni, coglie questo piccolo segreto della Casa de los niños: che tutto è dono, che tutto è disponibilità, che tutto è condivisione piena, e che si può entrare in questo gioco di donarsi interamente agli altri anche se si è bimbi perché il cuore lo suggerisce, questo nostro cuore che ha una capacità unica: quella di registrare, di sigillare in sé ciò che è buono. E di suggerire il bene. E di contribuire ad aprire al bene il cuore di tanti. Con innocenza e semplicità, senza chiedere niente a cambio.

“In che cosa posso aiutarti?”

 

Mi viene da dire che María René ha imparato, che ha respirato aria buona.

E mi viene da pensare alla frase del Vangelo: “Se non diventerete come bambini....”.

E allora, guardando e ricordando una piccola scena, possiamo continuare a coltivare nel cuore la speranza.

E con innnocenza e semplicità condividiamo questa speranza: il bene fa capolino nei cuori puri e muove la nostra storia.

 

Casa de los niños (Chocabamba, Bolivia), 6 febbraio 2012

Aristide Gazzotti

 

1 COMMENT

  1. A un anno dalla scomparsa del nostro don Vittorio Chiari, che a quanto pare fa le sue cronache dal Paradiso (quanto sarebbe bello leggerne una), riecco corrispondenze da meditare.
    Benvenuto Aristide. Ora la Bolivia e Toano e l’Appennino tutto sono più vicini.
    Grazie

    (Gabriele A.)