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Dall’Appennino… governare Roma

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Finalmente al via, anche in Italia, alla pratica della consultazione pubblica. Prende oggi il via sul sul sito del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca la consultazione sul valore legale dei titoli di studio.

Si tratta di una “ consultazione è rivolta a tutti i cittadini interessati. Al termine, i contributi ricevuti saranno pubblicati, previo consenso dell’interessato e comunque in forma anonima, sul sito del Miur e costituiranno il presupposto per tutte le proposte da sottoporre al Consiglio dei Ministri oltre che per i provvedimenti del Ministero“. E’ possibile partecipare al referendum fino al 24 aprile. Per partecipare, bisogna rispondere ad un questionario di 15 quesiti cliccando sul banner “consultazione pubblica“, previa registrazione.

Lo scopo della consultazione è acquisire elementi di valutazione, spunti di riflessione, osservazioni e proposte da parte di tutti gli interessati. E' una pratica già diffusa in Europa, ma non in Italia. E, si legge sul sito, "consultare i cittadini sui temi di maggiore interesse per la società civile è estremamente importante. L’apertura ai contributi esterni di coloro che hanno un interesse nei confronti della decisione pubblica assicura numerosi benefici:

a. primo tra tutti quello della trasparenza. Maggiore partecipazione alla costruzione dei contenuti delle decisioni significa assicurare ai cittadini uno strumento ulteriore di controllo sull’attività delle amministrazioni.

b. secondo beneficio, non meno importante, è quello dell’accessibilità: per i cittadini, un governo più inclusivo e disposto ad ascoltare, e accogliere, le opinioni dei destinatari delle decisioni. A sua volta, dalla partecipazione il Governo trae indicazioni preziose, utili a modellare la propria attività sulla base delle esigenze concrete della “base”, i cittadini e le imprese.

c. il terzo vantaggio, infine, è l’allineamento ai principi generali europei in tema di consultazioni pubbliche. In Europa, infatti, la condivisione dei contenuti delle decisioni pubbliche costituisce da tempo una prassi consolidata. Ed è proprio in questa direzione che muove il Governo. Rendere cioè lo strumento consultivo una pratica diffusa, da utilizzare in tutte le occasioni in cui un tema particolarmente complesso e dibattuto divida l’opinione pubblica".

Praticamente dall'Appennino è possibile far giungere a Roma in maniera diretta il proprio pensiero.

Tutto questo è avvenuto dopo che “Il 27 gennaio 2012, al termine del Consiglio dei Ministri, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha annunciato di voler sottoporre a consultazione pubblica il tema del valore legale del titolo di studio, affidandone la gestione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. È una scelta che segna un elemento distintivo importante rispetto al passato. Quella che, in Europa, è oramai una prassi consolidata, in Italia ha trovato solo timide e sporadiche applicazioni. C’è, da parte di tutti i componenti del Governo, la convinzione che debba essere tutta la cittadinanza (compresi i giovani) a contribuire alla ripresa economica, impegnandosi nella crescita e nello sviluppo. In quest’ottica, il contributo costruttivo di coloro che hanno un interesse o un’opinione diviene incentivo al miglioramento delle decisioni. Ne guadagnano le istituzioni, che accrescono la propria trasparenza; i cittadini, che guadagnano l’accessibilità all’attività del Governo; infine, ne guadagna il Paese intero, che si adegua agli standard dell’Unione europea. L’idea di fondo è quella di trasformare la consultazione in un percorso, un elemento portante dell’azione di Governo che, prima di decidere, si ferma ad ascoltare la voce dei destinatari delle decisioni: i cittadini”.

Ora non resta che dire la propria su un importante tema: il valore legale del titolo di studio che è stato oggetto, nel corso degli ultimi anni, di un dibattito che ha coinvolto istituzioni, forze politiche e larghi strati dell’opinione pubblica, a livello nazionale e, prima ancora, europeo. Il Servizio studi del Senato della Repubblica nel 2011 lo ha definito così: un istituto giuridico che va “desunto dal complesso di disposizioni che ricollegano un qualche effetto al conseguimento di un certo titolo scolastico o accademico” (Cfr. "Il valore legale del titolo di studio - Contesto europeo ed elementi di legislazione comparata", Dossier n. 280/2011).  Le ragioni che contribuiscono a rendere il tema complesso sono tante. La più importante è l’assenza di una disciplina normativa organica dell’istituto, con due conseguenze. La prima, più generale, è che c’è una pluralità di norme e strumenti normativi che disciplinano i titoli di studio rilasciati da istituti autorizzati. La seconda conseguenza è che ci sono almeno tre ambiti interessati dalle problematiche connesse al “valore legale del titolo di studio”: l’accesso alle professioni; il pubblico impiego; gli ordinamenti scolastici e universitari.