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La Val d’Enza scopre gli sfratti

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Dall’ultima iniezione di liquidità (fine febbraio) della Banca Centrale Europea (Bce), alla quale le banche italiane hanno attinto per qualche decina di miliardi, abbiamo assistito all’abbassamento dello spread Btp-Bund decennale. Al contempo abbiamo assistito al un vivace dibattito politico sulle nuove manovre del Governo dei tecnici.

L'iniziale luna di miele pare essersi esaurita, soprattutto oggi che in basta paga si comincia a comprendere il costo (e non è ancora tutto) delle manovre dell’anno 2011. All’armonia iniziale tra Paese e Governo Monti si stanno sostituendo le tensioni sociali. Tutto assolutamente prevedibile

Così come era prevedibile il rialzo degli spread di Italia e Spagna (e anche Francia) ai quali stiamo assistendo da qualche giorno. In sostanza, i mercati ci stanno riportando con i piedi per terra, a ricordarci in modo – per ora soft – che il peggio non è affatto passato e che la fine della crisi non è affatto in vista.

Lo spread elevato sui titoli di Stato è un sintomo della crisi, non la causa, e per risolvere la causa c'è ancora bisogno di consistenti aggiustamenti strutturali. Da più parti si indicano alcune vie di uscita per le economie dei paesi  più “deboli” dell’Eurozona: sviluppo dell'export in primis.

L'Italia può contare su una base manifatturiera ampia e diversificata nel settore dei prodotti da esportazione,  e per questo profilo è in condizioni migliori rispetto a Spagna, Portogallo e Grecia.

Anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione per ora Italia non è nelle condizioni peggiori.

La disoccupazione in Spagna è al 23 per cento, in Grecia intorno al 20 e in Portogallo è arrivato quasi al 15,; ma anche per questi paesi la prospettiva  è di un aggravamento della fase recessiva.

Se In Italia la disoccupazione è superiore all’8%  questo non significa che la situazione goda di migliori prospettive, e questo perché la fase di recessione ha iniziato a mordere forte, soprattutto non sarà di certo sostenuta dalla inevitabile contrazione della spesa pubblica nel prossimo biennio, per di più con le banche italiane (come del resto anche le altre europee)  costrette al deleveraging (smontare la leva debitoria)  e quindi all'inevitabile restrizione creditizia; in una fase, per di più complessa, visto che gli ultimi dati mostrano che la raccolta dei nostri istituti è inferiore agli impieghi (e non accadeva da anni). Il differenziale tra raccolta e impieghi era anni fa affrontata con il ricorso al mercato all’ingrosso (il mercato interbancario); ora tale possibilità per le banche italiane sembra ancora preclusa; i nostri istituti dipendono dai prestiti Bce, e chissà per quanto ancora.

E che dire dei consumatori e degli investitori ancora spaventati? In tale scenario  non  pare possibile sperare in modo concreto che nel futuro la “crescita” italiana possa venire dalla domanda interna. I consumi interni sono in flessione e tale situazione è ormai inarrestabile, almeno per tutto il 2012.

Quanto alla realtà della nostra provincia, i dati che si possono raccogliere nelle aule del nostro Tribunale non sono certo confortati; nell’anno 2011 abbiamo avuto ben 819  nuovi procedimenti di esecuzione immobiliare e ben  2973 procedimenti di esecuzione mobiliare.

Nella sola zona della Val d’Enza si possono contare in media 18 esecuzioni di sfratto alla settimana (cambiamento delle chiavi dell’appartamento che viene restituito alla disponibilità del proprietario che ha azionato lo sfratto per morosità). I dati sono in aumento rispetto all’anno 2010.

Riflettiamo su questi andamenti e valutiamo in quest’ottica le iniziative che vengono proposte. I sacrifici sono solo all’inizio, ed ancora non equamente ripartiti; tutt’altro !

1 COMMENT

  1. Mentre sulla Valle dell’Enza è record degli fratti, su questa valle si continua a sprecare il bene più prezioso dell’Umanità, l’acqua; questo è doppiamente triste; ben sapendo la ricchezza e lo sviluppo lavorativo ed economico che porterebbe la Diga di Vetto a tutta la Valle.
    Di fronte a questa crisi economica vedere che sulla Valle dell’Enza non ripartono i lavori di costruzione di un’opera che trasformerebbero la Valle dell’Enza nella Valle più importante di tutta l’Emilia Romagna è inconcepibile; ritenevamo che certe “ottusità” di fronte alle reali necessità di impedire lo spreco delle acque, di dare energia pulita, di dare acqua di ottima qualità ai prati stabili del Parmigiano Reggiano e ai rubinetti di paesi e città, di impedire danni alluvionali a Valle per i cambiamenti climatici, di ridurre l’inquinamento e nello stesso tempo dare lavoro a migliaia di persone e contribuire al ripopolamento dei paesi montani avessero fine, anzi che avrebbero contribuito a questa iniziativa; con la diga di Vetto la Valle dell’Enza non sarebbe più ricordata solo per i ruderi di Canossa ma perche farebbe tutto questo.
    Queste sono le cose reali che darebbe la Diga di Vetto; non le daranno certo i piccoli invasi a valle, che senza diga a monte e i torrenti in secca, in estate saranno sempre vuoti; ma qualcuno, a partire da vari Amministratori dicono che non è vero; dicono che non darebbe lavoro ai Reggiani, che ci sono pericoli sismici e di interrimenti e si oppongono con ogni mezzo a quest’opera, nonostante il Ministero dell’Agricoltura abbia fatto presente la sua disponibilità ad inserire la Diga di Vetto nelle prossime finanziarie se la Regione Emilia Romagna la inserisce nel piano irriguo (con questo l’opera sarebbe pubblica al 100%).
    Se la Valle dell’Enza detiene il record degli sfratti un motivo esiste; da parte nostra riteniamo che chi fa del “NO” a tutto la propria bandiera ha le sue responsabilità; di questo record potrà anche esserne orgoglioso, ma riteniamo che avranno ben poco da rallegrarsi, la Valle dell’Enza morirà, ma riteniamo che senza la diga di Vetto un giorno morirà l’intero agroalimentare di Reggio Emilia e Parma; sarà la fine del settore che ha reso grande il nome di queste due Province nel mondo e questo potrà capitare per tanti motivi, prevalentemente legati alla presenza o meno di acqua nel Po, al suo inquinamento o ad una siccità.
    Il Comitato non ha interessi di parte o di partito in quest’opera, pensa solo al bene dell’agricoltura e della montagna; due cose che sembra non interessino nessuno; chissà perchè interessano di più i piccoli invasi a valle da realizzarsi nelle ex anse ghiaiose del torrente Enza?; questi laghetti saranno come delle bottiglie che senza una “botte o damigiana” a monte che le riempie quando sono vuote a cosa servono?; servono per una bottiglia.

    (Lino Franzini Presidente del Comitato pro Diga di Vetto)