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“Parco, dialogo tra sordi”

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Robertino Ugolotti

Riceviamo e pubblichiamo.

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Da qualche giorno anche Redacon riporta una acceso confronto tra il presidente Giovanelli e un autorevole esponente della politica montana, Claudio Bucci.

Ora, dopo aver letto delle polemiche tutte all’interno al Pd sulla ricandidatura di Giovanelli a presidente del Parco tosco-emiliano, Bucci che parla di “tradimento dello spirito del Parco” e se Bucci coglie i veri motivi del fallimento della politica giovanelliana l’altro continua nella elencazioni dei progetti e degli slogan che hanno caratterizzato il mandato precedente, quindi un dialogo tra sordi.

Noi pensiamo e lo diciamo da tempo che questa linea di governo del Parco è stata fino ad oggi deludente, di nessun effetto sugli aspetti sociali ed economici del territorio. Non che il Parco sia chiamato a salvare le difficilissime condizioni del crinale, ma potrebbe svolgere un ruolo positivo nell’interesse della popolazione che abita questo territorio.

Questo è un Parco elitario, geograficamente più attento agli abitanti del mondo o ai gemellaggi con le Cinque terre, a iniziative destinate a pochi appassionati di qualche sport invernale, sport natura, la corsa dei cani con le slitte, progetto life del lupo, tutte cose lontanissime dai cittadini, dalle famiglie, dai bambini che ancora non conoscono le bellezze del nostro Appennino.

Considerato che le difficoltà ci sono e che bisogna cercare di guardare al futuro, noi crediamo che sia giunto il momento di creare le condizioni di aprire un serio confronto dove ognuno esce dai propri steccati e dai personali  interessi. Si coinvolgano le persone del territorio, le istituzioni, le forze economiche per costruire un progetto per la montagna e si utilizzino strumenti di grande occasione come il Parco nazionale per invertire la rotta del decadimento del nostro territorio.

Non c’è bisogno di cose ad effetto, piuttosto di progetti seri concreti, come convenzioni che riallaccino la città di Reggio con il nostro Appennino, corsi di formazione per creare un nuovo modo di fare accoglienza, il mettere assieme in un progetto unico quelli che oggi si occupano di turismo, un rilancio dell’agricoltura che possa dare opportunità a molti giovani che decideranno di continuare a vivere con uno stile diverso di vita rispetto alla città.

(Robertino Ugolotti, responsabile enti locali Udc provinciale)

 

2 COMMENTS

  1. Le considerazioni del sig. Ugolotti sono oggettive: i dirigenti Pd della montagna se ne sono detti di tutti i colori per stroncare la rinomina del sen. Giovanelli alla presidenza dell’Ente (a proposito, buon lavoro), senza nulla dire però sul futuro delle comunità della montagna “con” il Parco nazionale, e sul suo ruolo. Spiace che un’occasione come questa corra il rischio di essere letta esclusivamente come un mero gioco di potere. Quanto alle proposte dell’Udc, sì, è vero che il Parco deve “guardare” maggiormente al locale; facendo questo, giustamente, non si dimentichi però che esso ricomprende territori di due regioni, di alcune province e di una sfilza di comuni ed è, appunto, nazionale. Le sue relazioni istituzionali, i suoi programmi e i suoi orizzonti devono necessariamente collocarsi a quel livello. E’ da lì che devono discendere le convenienze concrete per le genti della montagna reggiana, delle sue imprese, di oggi e di domani, che devono imparare a guardare con più attenzione al di la di “ogni” crinale, oltre l’attuale drammatica contingenza economica che, comprensibilmente, concorre a nutrire forse con qualche eccesso aspettative reddituali immediate. Il Parco nazionale è un piccolo grande albero che sta iniziando a dare buoni frutti. Piantarlo è stato una intuizione giusta, coltivarlo è un dovere che non compete solamente alla Politica. Che può fare tanto, certo, ma quando se ne occupa col coltello tra i denti come accaduto nei mesi scorsi rischia di potarlo troppo in basso. E’ un dovere di tutti, oltre gli steccati, appunto.

    (R.L.)