Home Cronaca “Chiedo, davvero, se la classe politica sa fare cose concrete”

“Chiedo, davvero, se la classe politica sa fare cose concrete”

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Tanti secoli sono passati da quel triste, ma lontano,  1267.  Tanta acqua, è passata nello splendido Rio Tassaro. Ad onor del vero l’acqua è meno abbondante ed è un po’ più sporca ora di allora. Sic!  Nel letto del Rio e nelle scarpate della riva,  i resti delle mura in arenaria locale,  di quella che fu la principale  residenza dei Conti da Palude, sono corrosi dal trascorrere del tempo e delle piene. Alle armate dei Reggiani, che non riuscivano ad aver la meglio, si  unirono quelle di Parma,  che  solo dopo aver trovato la vena di approvvigionamento dell’acqua del castello e, dopo durissimo assedio, ebbero la meglio sui tenaci difensori della Rocca di Crovara. Ahi me! La, carissima, Rocca di Crovara venne letteralmente rasa al suolo, i sassi della torre maestosa, anche se tetra in quanto  ospitava orribili prigioni, vennero rotolate nel sottostante Rio. Oggi, del Castello, restano alcune testimonianze murarie non particolarmente curate. Solo la casa colonica è stata  parzialmente risistemata, ma non è funzionante. In questo arco di tempo tantissimi episodi,  a volte sereni, a volte tumultuosi e purtroppo tante volte violenti e crudeli,  hanno segnato lo scorrere della vita nel  nostro Appennino. Anche fuori dal nostro territorio, che per la verità  non è ne’ un’isola e men che meno felice,  è passata tanta acqua sotto i ponti; tiranni ben peggiori di Jacopino da Palude (pace all’anima sua  - dopo il giudizio divino - visto che per il vigente C.C. i delitti di allora sono ampiamente caduti in prescrizione).  Nella storia, ben più recente, ci sono state tante altre  guerre e ben altri dittatori che hanno lasciato la loro impronta e di cui restano ferite pungenti.  Uno di questi, in modo particolare, vicino ed osannato politicamente  da una parte di cittadini Italiani,  scomparso da 59 anni,  non viene più festeggiato, ma ciononostante  alcuni ne conservano i tratti caratteristici del comportamento e forse non ne hanno dimenticato gli insegnamenti. Ne ho percepito l’impotente senso di risentimento in alcuni commenti.  Ho scritto questo breve preambolo per spiegare che con il mio articolo volevo guardare sì al passato recente, ma soprattutto per capire se la classe politica che ora governa il nostro territorio è in grado di fare, per il futuro, cose concrete. Purtroppo non ci sono state risposte particolarmente significative,  se non quella di un laboratorio perpetuo di dubbia utilità tenuto conto del fatto che a questo, ampiamente, lungamente e improduttivamente, ha già provveduto l’attuale classe politica nostrana. E’ bene infatti ricordare  che i governanti  hanno scelto, spontaneamente, di presentarsi agli elettori  e si presume dunque che, nel momento in cui si sono candidati e sono stati eletti, debbono gestire, e al meglio,  la cosa pubblica, dare cioè delle risposte (se le hanno) e prendere le opportune iniziative.  Nel frattempo a noi, governati, rimane perlomeno il potere, forse effimero, dell’ironia e della critica. Le idee, i pensieri,  le coscienze,  non hanno nomi e cognomi, possono benissimo camminare con gli pseudonimi, con un leggero e prudente anonimato. Continuerò a scrivere sotto pseudonimo. Peraltro il mio nome non direbbe nulla ai più. Un simpatico riconoscimento ai commenti di alcuni lettori ed in primis  a Messere Dallo da Bismantova (a cui do riscontro, per conferma, di armistizio e pace) che ha colto, assieme ad altri e con acute riflessioni, il senso del mio articolo.

(Conte da Palude)

 

P.S. A quei tempi, nel suo territorio (che coincide quasi per intero con l’attuale comune di Vetto), il Conte Jacopino da Palude (ri-pace all’anima sua) sarebbe stato meno indulgente verso la servitù, soprattutto quella fraudolente e infedele! A proposito qualcuno sa a quanto ammonta il maltolto?

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