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Montanari e comunità

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Gli incontri di Gabellina e Marola hanno stimolato due domande pressanti: come formare i montanari di domani? come riformare le istituzioni montanare di oggi? Le domande coinvolgono tutti e il cambiamento comincia dalla realtà attuale dominata dai due imperi, quello mediatico e quello burocratico. Il dominio televisivo ha fregato i paesani più ancora dei cittadini, perché li ha messi fuori moda e nello stesso tempo gli ha rubato l’immagine dei monti per metterla su altre produzioni da tener su nell’aspetto. Per difendersi dai vari danni di quest’imperio l’unica difesa locale può arrivare dalla formazione da dedicare a tutti, giovani e anziani, per costruire la società diversa da quella conosciuta e che appartiene al passato.

Ma la scuola è stata concepita un secolo fa per preparare tecnici e impiegati quando il 90% della popolazione viveva con pochissima terra a famiglia e quella condizione è scomparsa da tempo. Non c’è ragione di continuare un insegnamento dedicato a spingere professionisti e tecnici verso la città. C’è bisogno di far crescere delle competenze e dei motivi per rimanere a vivere dentro la montagna. Seguendo la propensione presente in molti, serve formare i nuovi montanari e un esempio eloquente è stato portato nel raduno di Ca' Marastoni dalla scuola media di Toano.

Enti locali, Regione e Stato hanno occupato per le funzioni pubbliche il 44% degli attivi, cioè 10 milioni di persone su 23 milioni di italiani in età da lavoro. Tanti apparati sovrapposti richiedono sempre più tasse e adempimenti mentre si abbassa la propensione a "mettersi al servizio" degli altri. Di recente, durante l’allestimento di una fiera nella zona, hanno fatto irruzione decine di funzionari e agenti di varie amministrazioni e hanno “catturato” un artigiano che collocava il suo stand a terra: la sua colpa era di farsi aiutare da una persona indigente, assistita dal Comune, per pitturare un pannello. Non si sa quanti ostacoli dovrà saltare per riuscire a difendersi dai tanti che non si danno pena alcuna, pur avendo un lavoro "assettato" e pagato da lui. Altro caso, la piccola azienda agroalimentare a dimensione famigliare produce ottimi prodotti lavorando con cura. Però deve impegnare due persone solo per seguire le pratiche richieste da reparti di Carabinieri, Forestali, repressione frodi, servizi di Arp, Asl, Regione, Provincia, Comune e ci mettiamo anche il Parco. Tanti uffici che operano in modo ripetitivo e inefficiente senza dare sicurezza alla salute e all’ambiente. Siamo in una zona più difficile e chi occupa un posto comodo può organizzarsi per  renderla più facile.

Prendiamo l’esempio di uno dei paesi più difficili al mondo, senza risorse del sottosuolo, con poca terra arida e per di più assediato dai fondamentalismi locali (e dallo strabismo presente anche dalle nostre parti). Si tratta di una comunità talmente piccola di superficie e popolazione che si stenta a credere in un dato impressionante: Israele sforna una impresa innovativa (start-up) ogni 1844 abitanti. Si tratta di imprese capaci di attrarre investimenti la densità è di 2,5 volte quella degli Usa, 30 volte quella dell’Europa, 80 volte quella della Cina. Nelle difficoltà si sono rafforzate le capacità degli israeliani che hanno investito su una formazione qualificata e operativa, oltre che adeguare di continuo ogni altra istituzione pubblica. Non dico che in montagna si debba introdurre, come da loro, la leva obbligatoria anche per le donne, però è urgente formare i montanari prima che scompaia la comunità montanara.

Una seconda constatazione. Di fronte all’emergenza perde di significato l’approccio fatto separatamente nelle sedi ecclesiali e civili, lo sforzo per cambiare è talmente grande che può riuscire solo accostando le motivazioni elevate agli interventi operativi.

(Enrico Bussi)