Home Cronaca A Tapignola “un 25 aprile solitario”, tra memoria e storiografia

A Tapignola “un 25 aprile solitario”, tra memoria e storiografia

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Dopo la felice edizione del 2007 torna il 25 aprile a Tapignola, nel ricordo del Solitario e di don Pasquino Borghi. Nella foto il concerto di cinque anni fa (foto Loretta Amorini)

“Un 25 aprile Solitario” è il titolo della giornata che il prossimo mercoledì, per celebrare l’importante ricorrenza, vedrà susseguirsi diversi appuntamenti nella bella cornice della chiesa di Tapignola dove fu parroco Don Pasquino Borghi, il sacerdote partigiano che morì fucilato dalla milizia fascista al Poligono di tiro di Reggio Emilia il 30 gennaio 1944 insieme ad altre otto persone, tra cui l’anarchico villaminozzese Enrico Zambonini.

Si parte alle ore 11,00 con l’incontro dedicato al tema “Tra Memoria e storiografia: I cattolici reggiani dallo stato totalitario alla resistenza”. Ne parlerà il professor Sandro Spreafico, noto storico reggiano, insieme a Clementina Santi e Giovanni Lindo Ferretti.

Alle ore 12,30 pranzo con polenta organizzato dalle “rezdore” di Santonio e alle ore 15,30performance di letture-musica-canto con Giovanni Lindo Ferretti ed Ezio Bonicelli.

Alle ore 17,00 merenda con gnocco fritto e, per finire, alle ore 18,00, Santa Messa.

 Info: Carlo Losi (349 3719342) e Daniela Simonazzi (333 8142352)

1 COMMENT

  1. Siamo davvero contenti e un po’ commossi. Ricordare Don Pasquino Borghi, per i reggiani tutti e per i montanari in particolare, è un dovere al quale per troppo tempo ci si è sottratti. Una figura scomoda, quella di Don Pasquino, per quanto medaglia d’oro. Troppo difficile da inquadrare negli schemi che fanno riferimento agli schieramenti e prescindono sempre e comunque dai valori, dall’impegno e dall’amore. Esattamente quei valori, quell’impegno e quell’amore che hanno portato Don Pasquino a fare scelte coraggiose e difficili per tanti, semplicemente in armonia con il grande impegno che l’aveva portato, in Africa come nell’Italia fascista, a stare dalla parte degli ultimi, di chi cercava di costruire un mondo di pace e di amore. Il ricordo, dunque, di Don Pasquino oggi ci emoziona, perchè lui e la sua coerenza rappresentano per noi l’immagine di un uomo semplice, ma la cui figura guardare, e far conoscere, soprattutto in un momento come questo, nel quale è più facile pensare a sè che agli altri.
    Terminiamo questo umile omaggio ad un grande uomo con un’osservazione che vorremmo condividere: da anni, sul frigorifero della nostra cucina, attaccati con dei magneti, ci sono le foto delle nostre figlie, di alcuni bambini bosniaci a noi vicini, dei nostri cari, e poi quella di tre persone che cerchiamo sempre di ricordare fra i nostri cari: Maria Cervi, figlia di uno dei 7 fratelli uccisi dai fascisti, Don Pasquino Borghi il comboniano partigiano e Bruno Zambonini, che sorride da una foto nella sua divisa da maggerino di Asta.

    (Vincenzo e Rosi)