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E’ un possibile progetto pastorale della montagna?

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Si è svolto nei giorni scorsi al Seminario di Marola, un incontro promosso dai 3 vicariati della montagna e guidato in modo specifico da Don Giovanni Rivi (Vicario di S. Maria Maddalena – Crinale), Don Daniele Patti e Don Filippo Capotorto, Fratelli della Carità e co-parroci della unità pastorale di Ligonchio-Cinquecerri.

Il tema (che era una sollecitazione per tutti quelli che hanno a cuore la Chiesa in montagna) era appunto “E’ possibile un progetto pastorale della montagna?”. I relatori hanno espresso alcune considerazioni sulla nostra realtà, da cui sviluppare la discussione:

-        Siamo tante parrocchie, molte delle quali piccole, che vivono la fede, la vita comunitaria, la festa, in modo autonomo, spesso isolato, consolidando abitudini e tradizioni, con poco confronto e approfondimento della Parola (Messa a parte).

-        I sacerdoti sono sempre meno e molti di loro devono “correre” tutta la domenica da una Messa all’altra, le quali si celebrano, a volte, con pochissime persone piuttosto anziane.

-        Molte comunità vivono in “balia” della pastorale e delle decisioni del Parroco, con inevitabili “contraccolpi” ogni qualvolta si presentano avvicendamenti o variazioni nei compiti ministeriali.

-        La Diocesi (i Vescovi in particolare) seguono con attenzione la vita della Chiesa in montagna, cercando di mantenere un numero adeguato e proporzionato di sacerdoti in ogni zona, a seconda della vastità del territorio e del numero dei fedeli, ma come vivere la domenica, la Messa, l’approfondimento della Parola, la liturgia,…. questo è un compito che spetta a noi, preti e laici, attraverso il confronto, il dialogo e la voglia di vivere sempre più pienamente la nostra missione di cristiani.

Da queste principali considerazioni è scaturito un dibattito partecipato da cui sono emersi ulteriori aspetti:

-        Si è investito poco, negli ultimi anni, sulla formazione dei laici. I diversi corsi degli anni 80 (Triennio Teologico in primis) sono andati sempre di più affievolendosi.

-        Una proposta sicuramente interessante è stata quella di tenere vive e aperte tutte le parrocchie, anche le più piccole, chiedendo però a quelle comunità una responsabilità più radicata: curare e pulire la Chiesa, disponibilità a leggere e a “interagire” nelle celebrazioni (per quanto di competenza)….. Verificare la praticabilità di avere dei veri e propri referenti parrocchiali.

-        Curare sempre di più le celebrazioni eucaristiche, riconoscendo che proprio dall’Eucarestia scaturiscono le motivazioni per costruire vere comunità solidali, missionarie, di preghiera e di carità.

-        Interrogarci più a fondo sulle relazioni che siamo capaci di costruire nelle nostre parrocchie, affrontando con spirito di Chiesa, tante situazioni di solitudine, chiusure, difficoltà e povertà.

Ci siamo lasciati, intenzionati a riprendere quanto prima un discorso che non poteva esaurirsi sicuramente in una serata, con un “compito a casa” per tutti: alcune domande su cui riflettere:

1) Come celebrare bene il giorno del Signore?

2) Come essere responsabili e come possiamo formarci per vivere e coltivare pienamente la nostra fede nella comunità?

3) Come possiamo migliorare la nostra “rete relazionale” per raggiungere anche le situazioni più difficili e inserirle a pieno titolo nella vita comunitaria?

Forse ci sarà bisogno di parlare, discutere e approfondire ancora diverse volte, in diversi luoghi e in diversi contesti, ma il dato più significativo di questo percorso è la condivisione di un problema e la capacità e la voglia di affrontarlo insieme,  ma con la consapevolezza di essere tutti (sacerdoti e laici) parte di un’unica Chiesa che vogliamo e dobbiamo amare e nella quale viviamo.

Chi vuole dare il proprio contributo, in termini di idee, proposte e partecipazione può scrivere a [email protected].

 

(Domenico Dolci)