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Si è chiusa la terza conferenza dell’Osservatorio Appennino… e si prepara già la quarta

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Si è aperta con un minuto di silenzio la terza Conferenza sull’Appennino Reggiano organizzata dalla Camera di Commercio a Castelnovo ne’ Monti.

Studenti, docenti, imprenditori ed esponenti delle istituzioni in piedi e in raccoglimento su invito del sindaco Gianluca Marconi, a ricordare così Melissa e i suoi compagni colpiti dall’attentato di Brindisi e, ugualmente, le vittime del terremoto in Emilia.

Poi, spazio ad analisi, riflessioni, dati e statistiche che parlano di un Appennino in cui si intrecciano preoccupazioni (in aumento, come è emerso proprio dall’intervento del Sindaco Marconi a proposito delle finanze pubbliche e degli aumenti dell’imposizione fiscale su persone e famiglie), ma anche soddisfazioni e speranze per molti aspetti inedite.

Le soddisfazioni circa il lavoro in montagna vengono innanzitutto dagli insegnanti intervistati nell’ambito delle ricerche dell’Osservatorio sull’Appennino, costola dell’Osservatorio economico, coesione sociale e legalità della Camera di Commercio: l’86,9% dei docenti lavorerebbe, per scelta, in modo permanente in Appennino, e il 73,3% è soddisfatto del proprio lavoro e lo è anche il 59,8% delle famiglie, con l’aggiunta di un dato, sempre relativo alle famiglie, che  nel 71,5% dei casi ritengono (superando largamente i giovani, che si fermano al 58,3%) che la vita in Appennino sia una buona opportunità.

Ma le soddisfazioni cambiano quando si parla di problemi e di lavoro, soprattutto.

Gli stessi docenti  nel 22,3% dei casi non sanno quale attività potranno svolgere gli studenti, il 59,9% delle famiglie ritiene che il territorio sia in crisi economica, mentre gli insegnanti parlano di crisi nel 74,4% dei casi, sebbene appaiano più ottimisti delle famiglie circa il futuro.

Fra queste due categorie, ecco che i giovani sembrano avere una percezione meno grave della situazione attuale: di crisi, infatti, parla “solo” il 39,9%, ma queste diverse visioni si ritrovano pressoché tutte allineate nel momento in cui l’indagine camerale chiede di esplicitare le condizioni in base alle quali le famiglie potranno restare in Appennino: sebbene la viabilità resti un’emergenza, il vero snodo appare il lavoro, che è condizione primaria per il 44,4% dei giovani, il 45,3% delle famiglie e il 45,8% degli insegnanti.

Un lavoro, dice la ricerca, alla cui creazione dovrà probabilmente concorrere il miglioramento di un’offerta formativa che – rispetto a quanto è richiesto per entrare proprio nel mondo del lavoro – appare poco adeguata per il 53% delle imprese e il 39,6% delle famiglie.

Ma qui bisognerà fare i conti con letture diverse del futuro: se per i giovani emerge una propensione netta su lavori nel campo dei servizi sanitari e sociali, nella moda e nel credito e assicurazioni, per i docenti resta primario, ai fini occupazionali, l’agroalimentare, mentre le famiglie pensano a informatica, telecomunicazioni ed edilizia.

Anche per questo, dunque, vanno integrate quelle letture tra risorse e bisogni – come hanno detto il presidente della Camera di commercio, Enrico Bini, e il vicepresidente della Provincia, Pier Luigi Saccardi – sulle quali si è impegnato l’Osservatorio dell’Appennino, a partire dall’affermazione del suo responsabile, Giovanni Teneggi, secondo il quale il lavoro non è una risorsa per garantire la tenuta dell’Appennino, ma un obiettivo da perseguire.