Il Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla Mons. Adriano Caprioli firma un comunicato stampa in cui dà notizia dell'avvio del processo di beatificazione di Rolando Rivi, il seminarista quattordicenne di San Valentino di Castellarano trucidato il 13 aprile 1945 a Piane di Monchio (MO) da partigiani comunisti per odio anticlericale. Lo trascriviamo.
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È con gioia che accogliamo la bella notizia che la commissione teologica presso la Congregazione per le cause dei Santi ha riconosciuto la validità del martirio di Rolando Rivi. È la gioia del Vescovo, dell’Ausiliare, della comunità di S. Valentino, dei familiari e dei tanti amici del Comitato promotore della causa, della comunità propedeutica e vocazionale dedicata al giovane seminarista reggiano con sede a Coviolo. Gioia condivisa con la vicina Chiesa di Modena, con il suo Arcivescovo Mons. Antonio Lanfranchi, la Diocesi e la comunità del luogo, dove ha avuto il martirio.
Mentre a Roma era in corso la riunione dei teologi censori è stata celebrata un’ora di adorazione nella cripta della Cattedrale con la presenza dei giovani amici di Comunione e Liberazione, dei seminaristi e dei giovani in cammino vocazionale, delle Dorotee di Montecchio (tra le quali in comunità a Montecchio vi è Suor Marta, 92 anni, zia di Rolando) e di altre donne consacrate, tutti in veglia di preghiera per ottenere la grazia del riconoscimento ecclesiale della santità in morte del giovane Rolando Rivi.
In cripta, dove sono sepolti i martiri Crisanto e Daria, testimoni dell’amore per Gesù e il Vangelo fino al sangue, primi germogli spuntati sull’albero della Croce piantato nei solchi della storia della Chiesa fino ai nostri giorni, anche la figura del giovane Rolando diventa un forte richiamo al rinnovamento della testimonianza cristiana, ripercorrendo l’idea di amore propria della tradizione cristiana e il nesso tra amore e sofferenza. Sì. L’amore vero è un amore crocifisso.
La sua veste arrotolata e stracciata prima di cadere nella fossa era per Rolando certo il segno della sua fede e amore per Gesù di cui aspirava ad essere ministro, ma anche l’abito esteriore della figura di prete a servizio della gente da cui già da seminarista non voleva mai staccarsi. Gesù stesso, prima di essere spogliato della sua veste sul Golgota aveva nel cenacolo indossato il grembiule del servizio e della carità.
Amiamo pensare e pregare, in prossimità dell’Anno della Fede promosso da Benedetto XVI, perché questa causa di beatificazione del giovane seminarista Rolando Rivi – di cui ringraziamo tutti coloro che ne hanno promosso e avviato il cammino verso la beatificazione, tanti amici che ne hanno dato testimonianza e continuano a tenerne viva la memoria -, possa suscitare numerose e preziose vocazioni al ministero pastorale, memori della promessa di Gesù che “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, ma se muore porta molto frutto” (cf. Giovanni 12,24).
(+ Adriano Vescovo)
Reggio Emilia, 18 maggio 2012, alla vigilia delle cinque Ordinazioni sacerdotali
Al di la’ del comunicato del Vescovo, a mio modo di vedere, un po’ freddino, vorrei sottolineare la grande portata di questa notizia, che vede un nostro conterraneo elevato alla Gloria degli Altari.
Un esempio fulgido di amore per Gesu’, di Fede vivissima portata fino al Martirio.
Ma anche un esempio inequivocabile della ferocia comunista, taciuta colpevolmente per troppi anni, anche da persone che si definivano (?!) cattoliche.
Rolando non ha vissuto di compromessi, ma di certezze, mentre troppi cattolici “moderni” vogliono mettere insieme il diavolo e l’Acqua Santa…
E’ tempo di scelte forti da parte della Chiesa e dei suoi pastori: bisogna separare “le capre dalle pecore” se si vuole portare veramente il Messaggio di Cristo nel mondo.
(Ivano Pioppi)