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1.500 messaggi contro la fine del mondo

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Aristide Gazzotti

A la Casa de los niños, qui a Chocabamba, in Bolivia, siamo tutti rimasti costernati dalla notizia del terremoto in Emilia. Morti e senza tetto. Paura e frustrazione. E la paura sembra agghiacciare qualsiasi possibile reazione.

A una situazione già difficile del Paese, si aggiunge la catastrofe di una Regione.

E stavamo dimenticando il maltempo!

E il futuro si rende ancora più incerto per tante famiglie, troppe.

E le repliche che continuano e che snervano fino all’impotenza massima...

E’ in questa circostanza che sono giunte fino a noi forti preoccupazioni, voci che da tempo aleggiavano nell’aria e che hanno preso maggior consistenza proprio a partire dalle macerie del terremoto.

La domanda, o la quasi certezza: si sta avvicinando la fine del mondo?!

“I pianeti si sono allineati. Gli astri parlano ed oggi ci rivelano il mistero che i maya già avevano predetto a suo tempo”.

Sono considerazioni condivise da tanti e che – immaginiamo - ci si scambia in famiglia, sulle piazze o nei bar, quasi a giustificazione del comune avvilimento.

Il dolore esiste, evidente ed immenso, e pesa sulle spalle di tanti.

Mi viene in mente che, qualche mese fa, quando lessi la notizia della tragedia di una comitiva di ragazzi sotto un tunnel in Svizzera, rimasi fortemente scosso: oltre una ventina di bambini schiantati col loro pulmann contro le pareti di una galleria. Quante famiglie distrutte in un attimo!

Pensai allora che si trattava della fine del mondo per ognuna di quelle famiglie, per i loro figli, per quel paesino da cui provenivano. Videro senza dubbio una scena da fine del mondo i soccorritori tra le lamiere del pulmann, così come la vediamo tutti davanti alle immagini in diretta o via internet dei disastri e delle macerie che si accumulano in questi giorni nei paesi del modenese.

Ripenso un attimo anche ai nostri bimbi, ai nostri amici che sono morti, in tanti, troppi, soprattutto durante l’anno scorso.

Il ricordo va anche a mamme amiche che hanno perso prematuramente i loro figli, per malattie o per incidenti...

Esempi che potremmo moltiplicare insieme all’infinito.

La fine del mondo, la fine della speranza.

Chiusi in noi stessi per il dolore straziante: come coniugare voglia e forza per ricominciare?

Silenzio e pianto, solitudine, sgomento e paura...

Ma mi arriva anche la notizia dell’appello dei responsabili di un caseificio, di Modena che hanno inviato un Sos per far fronte alla situazione del proprio capannone distrutto: “Comprate da noi il formaggio: così ci aiutate concretamente!” In poco tempo arrivano 1.500 messaggi di adesione. O forse di più.

La gente, anonima, quella che probabilmente non passerà alla storia come i Maya, si passa parola e con semplicità aderisce e compra.

Certo, di fronte alla grande disponibilità di aiuto nazionale ed internazionale per far fronte alla catastrofe, ai milioni o miliardi che sono già stati stanziati, questo è un piccolo esempio che passa inosservato. Una notizia che forse non circola nei planetari mezzi di comunicazione.

Ma nel nostro piccolo ci aiuta a riflettere.

Forse quei 1.500 messaggi stanno lì a contrastare l’allineamento degli astri, quegli astri che vorrebbero lanciare dagli spazi siderali la previsione della fine del mondo.

Si allinea, si mette in linea, invece, la notizia certa, imprevista, della solidarietà piccola (ma quanto grande!) davanti alle macerie.

E allora, forse, la fine del mondo è rinviata, nonostante le scosse, nonostante le morti, nonostante i crolli, nonostante lo sgomento, nonostante la paura, nonostante la crisi.

Di certo: gli astri sono lontani e muti, mentre il caseificio è vicino e lancia un appello.

Si sperimenta nel silenzio doloroso l’eco della forza piccola e debole della reazione dei cuori. L’intelligenza si riaccende alla speranza vicina, senza calcoli né previsioni di fatalità e ineluttabilità.

E se il cuore e l’intelligenza rispondono, allora la fine del mondo è davvero rinviata perché il presente chiama, la necessità unisce, il dolore ripropone a tutti un destino comune di grande bontà: la bontà umana, terra-terra, semplice, piccola e magari ingenua.

... e il pensiero va ancora alle mamme amiche che hanno perso prematuramente i loro figli, ma hanno il cuore acceso e comunicano l’intelligenza della speranza sofferta.

 

Casa de los niños, sabato 26/mercoledì 30 maggio 2012

* * *

NOTA DELLA REDAZIONE: Al momento di inserire questo articolo, Aristide non è ancora riuscito a ripristinare i collegamenti con Renata Gazzotti, originaria di Toano, che vive a Modena. Chiunque potesse aiutarci a fornirci notizie le faremo pervenire al nostro collaboratore boliviano.

Aggiornamento del 31 maggio, ore 12. Aristide ci segnala che grazie al collegamento con un amico toanese è riuscito a ripristinare i contatti con la sorella, che sta bene. Ringraziamo per l'interessamento.