Home Economia Ecco perché questa crisi preoccupa l’Italia

Ecco perché questa crisi preoccupa l’Italia

11
0

Sono davvero molti gli indicatori della situazione di crisi che si sta acuendo ormai da ottobre 2008. Tra questi segnali, i più preoccupanti, perché coinvolgono la vita ed il futuro di centinaia di migliaia di persone, vi sono i dati della cassa integrazione.

In Italia, dobbiamo purtroppo registrare un fortissimo aumento di richieste di ore di cassa integrazione a maggio. Rispetto ad aprile 2012 le ore autorizzate di Cig crescono di oltre il 22%, coinvolgendo circa 500mila lavoratori che hanno subito un taglio del reddito per oltre 1,6 miliardi di euro. Pari, cioè, a circa 3.300 euro per ogni singolo lavoratore.

Ormai la crisi è generalizzata e tocca strutturalmente tutti i settori e tutte le aree produttive del Paese.

La cassa integrazione ordinaria
Rielaborando i dati Inps sulla cassa integrazione diffusi nei giorni scorsi la Cgil ha rilevato che nei primi cinque mesi dell'anno sono state già autorizzate 428,3 milioni di ore, con un trend che mira al raggiungimento di un ben preoccupante traguardo: un miliardo di ore che potrebbero essere richieste per l'intero 2012. In particolare, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria (Cigo) a maggio è stato pari a 34.628.596 ore autorizzate, per un +27,15% sul mese precedente. Da inizio anno il totale di ore di Cigo richieste è di 135.688.128, un dato che segna un +74,09% sullo stesso periodo del 2011.

La cassa integrazione straordinaria e quella in deroga
Nel mese di maggio, la richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria (Cigs) è stata di 36.925.072 ore, in aumento sul mese precedente del +23,37%,
Il dato dei primi cinque mesi del 2012, pari a 147.754.598 ore autorizzate, segna un deciso -28,51% sullo stesso periodo dello scorso anno.
Non migliori i segnali che arrivano dalla cassa integrazione in deroga (Cigd); l’aumento a maggio sul mese precedente è del +17,14% per un totale pari a 33.965.663.
Da inizio anno sono state richieste 144.929.144 ore di cigd, in aumento del +7,23% sul periodo gennaio-maggio del 2011.

I settori in difficoltà
L'analisi per comparti produttivi compiuta dalla Cgil rileva che «è la meccanica il settore in cui si conta per l'ennesima volta il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione»; la meccanica pesa per 133.658.740, coinvolgendo 153.278 lavoratori. Segue il settore del commercio con 64.073.535 ore di cig autorizzate per 73.479 lavoratori coinvolti. Quindi il settore dell'edilizia con 45.962.747 ore di cig autorizzate e 52.710 persone coinvolte. Non migliore l’analisi previsionale di Confindustria che nel solo settore della costruzione ipotizza che i livelli occupazionali rispetto allo scorso anno si contrarranno tra il 25% e il 30%.

Le cifre di questo lavoro martoriato sono un grido di aiuto. Il tessuto produttivo non può reggere questa situazione e si rischia la desertificazione.
Le prospettive di miglioramento non sono nel breve periodo; anzi, dietro l’angolo si può solo leggere altra profonda preoccupazione sulla tenuta del debito sovrano dell’Italia.
Rammentiamo l’insegnamento che oltre un secolo fa diede David Ricardo: l’indebitamento pubblico è una “tassazione differita”.
Il debito prima o poi bussa alla porta e chiede di essere ripagato; tale ripianamento si realizza aumentando il livello di tassazione per reperire risorse. Questo “esercizio” crea una recessione sempre più profonda.
Oggi noi siamo in questo guado, stiamo scontando la “tassazione differita” cagionata dall’indebitamento folle iniziato soprattutto a partire dagli anni ’80 (e ancora di più nella cosiddetta seconda repubblica), quando iniziò ad aumentare la percentuale di debito-Pil, ben oltre al livello di guardia del 80% e senza più invertire la rotta.
In trenta anni siamo arrivati al 120% di tale rapporto, e tale livello non è più sostenibile (gli investitori esteri hanno iniziato a “scaricare” i nostri titoli già a partire dalla primavera dl 2011, e da allora non sono ritornati ad investire sul nostro paese, se non per pochi “spiccioli”).
Lo spred (il tasso di interesse che dobbiamo offrire per convincere ad acquistare il nostro debito pubblico) ce lo ricorda ogni giorno; ma lo spred è l’effetto visibile del problema, non è la causa.
Non è semplice aggredire le cause della crisi economica (mondiale certo, ma anche Italia si è data da fare per mettersi ben bene nei guai e che guai!) non è semplice; ciò che si può leggere in questi giorni è la scelta di iniziare ad attuare forme (non - per il vero - risolutive) di dismissione del patrimonio immobiliare, e iniziare il taglio severo della spesa pubblica (ma nessuno ha – per ora - il coraggio di indicare i settori che saranno colpiti dalla mannaia dei tagli selettivi).

Di una sola cosa, chi scrive, è purtroppo certa: non potremo mai farcela da soli (gli effetti sul sistema produttivo e del lavoro sopra ricordati ne sono la prova). Ma per ora aiuti esterni non se ne vedono.  Nella ipotesi li dovessimo chiedere, è bene rammentare che la situazione potrebbe sfuggirci di mano. La Grecia è uno scenario che dobbiamo avere sempre presente.