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Arriva “Arteumanze”

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Inaugurazione a Ginepreto, Agriturismo "Il Ginepro"
(Foto Marisa Marazzi)
 

Inaugurazione a Ginepreto, Agriturismo "Il Ginepro" sabato 30 giugno 2012
 
Arriva "Arteumanze - Sentieri di umana natura". Lo strano neologismo è stato scelto come titolo di un contenitore di appuntamenti che, a partire dall'inaugurazione in programma sabato 30 giugno alle ore 18,30 presso l'agriturismo "Il Ginepro", si snodano lungo l'estate nel nostro Appennino.
 
Arteumanze, come spiegano Francesco Genitoni, intende "riprendere il percorso avviato nel 2011 lungo 'sentieri di umana natura'”. "Stessa filosofia: '(...) una transumanza dell’arte e del fare artistico da compiere come un cammino collettivo nell’estate da giugno a settembre in un mosaico di luoghi che sono altrettante storie da raccontare, di popoli passati e magie da riscoprire (...) artisti a chilometri zero scelti tra quelli che vivono in montagna, scrittori e poeti, scultori, fotografi e musicisti (...)'”.
 
Il percorso si amplia lungo nuovi sentieri: da Carpineti e Casina ai comuni del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano: Castelnovo ne’ Monti, Villa Minozzo, Ramiseto, Busana, Collagna. Alla scoperta e alla riscoperta di flora e fauna, in posti suggestivi quali il lago Calamone e il lago Pranda, Nasseta; tra architetture vegetali come i faggi del Ventasso, orti, pagliai, cataste di legna, con momenti di gloria persino per il letame e il rastrello. Inquadrando architetture naturali come la Pietra di Bismantova, “contaminando” siti architettonici come la Pieve di Castelnovo ne’ Monti, il fortino della Sparavalle, il complesso di S. Vitale, la chiesa di Pianzo, fino a stalle  abbandonate ma vive; recuperando architetture di parole: storie, poesie, fole, leggende...
 
Gli artisti con grande fantasia e libertà si agganciano alle caratteristiche naturali e alla storia dei luoghi, dialogando e giocando con essi attraverso materiali, luci, suoni e rumori naturali. L’uomo non è il protagonista unico e tanto meno il padrone della Terra. I battistrada di Arteumanze vogliono invitare a rallentare il passo, ad allargare l’orizzonte del proprio sguardo per metterci in condizione di vedere quanto ci circonda, di ascoltare e comprendere il linguaggio del piccolo e del grande, dell’uguale e del diverso, del noto e dello sconosciuto, del naturale e dell’umano. Mettono in campo (e in bosco, ma anche in stalla e in stella) l’intera gamma dei linguaggi dell’arte e tutte le declinazioni della parola, tra scienza e storia, tra citazione colta e gioco, tra ironia e autoironia.
La grande mostra a cielo aperto ha una data di apertura ma non di chiusura vera e propria: tutto verrà lasciato sui luoghi di installazione perché i materiali usati ritornino con i loro tempi alla natura dalla quale sono stati presi a prestito. Fotografie e audiovisivi potranno aiutarci a conservarne ricordi e tracce. Ma i più duraturi saranno quelli rimasti impressi in chi incrocerà i sentieri di Arteumanze. Che vuole essere viaggio serio e curioso, profondo e divertente, momento non di raccolta ma di semina. Queste alcune delle sue scommesse.
 
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ARTEUMANZE 2012
Un Appennino di STUPORE e di ARTE
 
Dice Nuccia Mola, assessore castelnovese, per i comuni di Busana, Carpineti, Casina, Castelnovo ne’ Monti, Collagna, Ramiseto, Villa Minozzo e della Comunità montana dell’Appennino reggiano: "L’arte non deve per forza essere creazione. Può essere anche quel semplice processo che ti mostra sotto una luce nuova qualcosa che c’era già. All’inizio di tutto, anche dell’arte, c’erano la terra, le piante, le montagne, gli alberi, gli animali. Gli artisti che partecipano al progetto, artisti di valore, con un bagaglio di esperienza ed una storia a volte sorprendente, hanno dato la loro disponibilità a partecipare solo spinti dalla loro passione. Un progetto che abbiamo voluto con forza sostenere, tutti i comuni della montagna, la Comunità montana dell’Appennino reggiano ed il Parco nazionale dell’Appennino tosco–emiliano, perché unisce due linee di azione che ci stanno molto a cuore: porre l’attenzione sul nostro splendido paesaggio, suscitando lo stupore sia di chi non lo conosce sia di chi lo vive e lo frequenta, attraverso uno sguardo nuovo, filtrato dalla lente dell’arte…e, insieme, diffondere una maggiore conoscenza e sensibilizzazione del grande patrimonio costituito dagli artisti che qui vivono e lavorano.
 
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Sabato 30 giugno - ore 18
INAUGURAZIONE ARTEUMANZE 2012
Castelnovo ne’ Monti -  Agriturismo “Il Ginepro”
 
Inaugurazione dell’opera “Quadro d’autore di Camillo Canovi - Musiche acustiche sui sentieri di tradizione  con D’Esperanto in Duo. a seguire rinfresco.
 
 
 

2 COMMENTS

  1. Forse la cosa più importante data dal Parco nazionale dell’Appennino al nostro territorio è la ricostruzione di autostima e identità. E’ un dato immateriale, difficile da perimetrare, ma ben percepibile per chi sa ascoltare. Ci sono sempre più persone che vedono bellezza nelle nostre montagne e che lo dicono. Ci sono risposte coerenti a sondaggi condotti in proposito. Ci sono vibrazioni profonde che si possono leggere. Sono tante le iniziative, le manifestazioni e i linguaggi espressivi, che, finalmente, ricelebrano l’Appennino.
    Il mondo agro – silvo – pastorale, con le sue sicurezze e i suoi equilibri secolari è stato emarginato e quasi travolto dall’affermazione inarrestabile dei modelli economici, culturali e insediativi urbani e industriali. E’ da poco iniziata la riscoperta dei valori della ruralità. Solo recentemente sono maturate condizioni che rendono possibile proporsi la sfida di far diventare i decenni passati – giustamente vissuti come una sconfitta epocale – “solo” una fase della storia, cui è possibile farne seguire un’altra fase di diverso segno.

    Essere Parco Nazionale è stato ed è anche questo: accompagnare un territorio nell’esaltare le sue matrici di natura e di storia, non solo per la memoria ma anche, soprattutto, per la vita, ..declinarle non per la nostalgia, ma per i progetti rivolti al futuro…; essere editore di una nuova consapevolezza delle potenzialità dell’Appennino; essere promotore dell’uso più forte e diffuso della stessa parola Appennino; essere strumento di letture di profondità del paesaggio: come aspetto e forma del territorio nelle diverse stagioni, ma anche come vissuto umano ed espressione di una mutazione nel tempo legata all’evolvere del lavoro e delle attività antropiche.
    Hanno questa funzione le Porte del Parco, che rimarcano i caratteri distintivi dell’Appennino, le valenze perenni dell’acqua e dell’energia, dell’agricoltura e della geologia, dei passi e dei crinali tra valli e climi differenti, delle antiche Pievi e delle Rocche, testimoni di insediamenti millenari.

    A questo “programma pubblico” di politica dell’identità territoriale e del paesaggio, si affianca una ricchezza di iniziative, di espressioni creative e libere, che provengono dalla fantasia e dall’espressività più diffusa.
    Forse sta nascendo qualche germoglio di un’arte e di una letteratura d’Appennino. Il “forse” è d’obbligo, ma obbligatorio è anche l’interrogarsi e il ricercare attivamente positivi riscontri, riconoscere i talenti e i linguaggi.
    Arteumanze, semplicemente, si inserisce in tutto questo, con la libertà e i rischi del dare forma di arte alla comunicazione del proprio sentire. E la possibilità di rendere più ricco il nostro “sentire” l’Appennino, più percepibile la sua bellezza.

    Fausto Giovanelli
    Presidente Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano

  2. Un territorio si definisce attraverso il coordinamento di componenti geotopografiche, idrologiche, orologiche, naturalistico-paesistiche, antropiche e storiche. Esso necessita, per esser definito e/o definibile come tale, di una sua coerenza: tale è appunto l’identità territoriale. È per esempio evidente che, se si parla di una “identità italica” si allude alla realtà e alla storia della penisola italica e dei suoi abitanti nella sua dinamica storica, mentre se parliamo di “identità italiana” si allude alla storia del divenire della coscienza nazionale italiana e dei suoi elementi costitutivi (lingua, cultura, sentimenti etico-religiosi, connotati di “appartenenza”). A questo punto, è ovvio che si deve anche chiarire il discorso in termini spaziali: posso perfettamente parlare di una “identità eurasiatica”, addirittura di appartenenza macrocontinentale e di una “identità rionale”, riferibile a una porzione di una certa città che abbia una sua specificità riconosciuta. È evidente che la montagna reggiana e i suoi mille borghi, ad esempio, possono essere titolari di una loro identità: l’importante è identificarla e seguirne le tracce storico-antropologiche. Un’identità può anche essere fondata, cioè “inventata”. Bisogna guardarci dall’inventarci una storia che non abbiamo. Un conto è indagare (legittimamente) sulle nostre radici, un altro è costruirci arbitrariamente un discorso deterministico sulle origini, cioè conferire “a posteriori” un senso a elementi storici arbitrariamente assemblati sulla base di un apparente o illusorio pregiudizio di “continuità”. In altri termini: la gente della montagna del XXI secolo può ben ricercare le radici del suo essere (biologico come storico come morale) nell’antichità celtico-ligure-italica, romana e medievale; ma non può pretendere che ciò abbia “scritto per sempre” le linee della sua dinamica, in quanto il divenire rimane aperto alle sue scelte. La tradizione non è la conservazione. Si conservano le cose morte o comunque definite; la tradizione è viva, si esprime nella dinamica degli eventi e delle scelte. L’identità di un territorio è una cosa seria, di Arteumanze ho qualche dubbio…

    (G.M.)