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Hitler avrebbe studiato… la Pietra di Bismantova

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Serena Vona e Caterina Benati studentesse in archeologia; Silvia Gemo laureata in archeologia a Bologna e dottoranda: sono volontarie nei luoghi di scavo

CASTELNOVO NE’ MONTI (1 agosto 2012) - Karl Maria von Wiligut, cacciatore per Hitler della razza ariana, ideatore di alcune spedizioni in Scandinavia, nella Polonia del nord e nelle pianure della Russia, avrebbe potuto indagare qui le origini della razza Ariana. Il Führer ne sarebbe stato felice. Proprio qui, a Bismantova, monte di dantesca memoria e altopiano roccioso dalle mille magie, tutti paiono impazzire per l’archeologia che, incredibile ma vero, per alcuni giorni, apre i luoghi di scavo e conduce sul posto le persone comuni per ammirare a un palmo antichi insediamenti, monili, frammenti d’osso. Tracce importantissime di secoli di insediamenti, di gente proveniente dal fiume sacro, il Po, a oltre crinale.

Duplice la campagna di scavo alla Pietra. Sulla sommità un gruppo di archeologi coordinati dal medievista Nicola Mancassola indaga sull’antico castello medievale. Più in basso, dove il monte sacro si affaccia sulla Pianura Padana sino alle Prealpi all’orizzonte: a Campo Pianelli è riaperto uno scavo già avviato dai Civici musei di Reggio Emilia nel 1973. Sul posto, come allora lo stesso archeologo Iames Tirabassi, un secolo dopo dove, nel 1875, don Gaetano Chierici, direttore dei musei reggiani, avviò le prime esplorazioni.

Tutti sulle tracce di moderni Indiana Jones? “Ma per carità – ribatte Tirabassi – quello era proprio un avventuriero senza scrupoli, la negazione dell’archeologia. Inseguiva la ricerca del tesoro a costo di usare la dinamite… I nostri tesori, invece, sono questi frammenti e monili e, noi, abbiamo il compito di farli parlare”.

Ogni mezzo metro di scavo racconta di un periodo. Solo gli strati più superficiali difficilmente parlano, perché erano i piani di campagna. “E quando si arava, nell’Ottocento, i contadini vendevano quanto veniva alla luce a chi poteva essere interessato a questi ritrovamenti. Uno dei loro acquirenti era proprio Gaetano Chierici che, per altro, raccolse questi oggetti sino all’anno della sua morte”.
C’è l’Età del Rame con l’insediamento di un piccolo villaggio attorno al 2500 a.C. che nel 2012 è raccontata da un mezzo vaso decorato con motivi geometrici fatti con puntini impressi, un frammento di bicchiere abitualmente usato per socializzare. Popoli che avevano brassard d’arciere (proteggeva i polsi di chi scoccava le frecce) che veniva messo alle mani dei defunti e che testimonia di questa popolazione indoeuropea ingiustamente saccheggiata dalle ambizioni razziste di Hitler. A seguire sulla Pietra si insediarono “terramaricoli di montagna che in Appennino, ovviamente, non vivevano su palificazioni. Sono raccontati da ceramiche, tazze carenate con un’ansa cornuta, particolarmente belle quelle a corna bovine: scomparvero improvvisamente nel XIII-XII secolo a.C.”. Perché? “Non lo si sa con certezza. In pianura padana ci fu una crisi importante a metà del XII secolo – come oggi, ndr -, per prima ad essere abbandonata in una sorta di migrazione fu la montagna, perché più lontana – come oggi ndr -. La crisi fu dettata forse da un eccessivo utilizzo delle risorse, come il legname – potremmo dire troppo benessere – e, altra analogia col presente, l’abbassamento delle falde. Non ultimo lo spostamento di altri popoli. L’immigrazione di altre genti”. Singolari corsi e ricorsi storici.

C’è l’Età del Bronzo finale tra l’XI e il X secolo: un villaggio di montagna testimoniato, ad esempio, dall’angolo del focolare “come mostra la terra biancastra, priva di sostanza organica, incapace di ossigenarsi” spiega Tirabassi alle persone. Sono oltre una cinquantina quelle giunte sin qui a piedi il giovedì (oggi, 2 agosto, alle 14,30, l’ultima tappa, o la domenica) a loro sono svelate le tecniche di studio e di indagine dell’archeologia.

Ecco, allora le tracce degli Etruschi, che scesero tra il VI e il IV secolo da oltre Cerreto – c’erano già gli scambi oltre il Crinale -: nel 2012 vengono alla luce fibule ornamentali da appendere ai vestiti. “Certo, le donne erano vanitose già all’epoca…”

Non ultimo da segnalare l'impegno dei volontari nei luoghi dello scavo: Serena Vona e Caterina Benati studentesse in archeologia; Silvia Gemo laureata in archeologia a Bologna e dottoranda, oltre a Claudio Becchetti, Silvano Incerti, Mario Putti, Alberto Erasmi, Roberto Zannoni, Giuseppe Regnani.

(Gabriele Arlotti)

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DA RISCRIVERE LA STORIA DI CASTELNOVO?
La Pietra riserva altre sorprese

Più in alto, quasi sulla sommità di Bismantova, lo scavo del Castelletto, coordinato da Nicola Mancassola. Come già anticipato da Redacon, porta alla luce l’antico Castrum di Castelnovo: e si preannuncia una novità, il castello che sorgeva sulla cima di Bismantova pare sia rimasto attivo e abitato per diversi secoli, il primo di probabile origine romano-bizantina (quindi V-VI sec. d.C.), ha lasciato il posto a nuove edificazioni che vengono attribuite, dalle conformazioni riscontrate finora, al periodo tardo-medievale (ca. XV sec.). Era la prima Castelnovo?
“Siamo partiti da alcune perlustrazioni attorno alla Pietra, lo scorso anno, - spiega Iames Tirabassi - abbiamo deciso di avviare gli scavi dove ci sono maggiori probabilità di individuare reperti”. Ora è una questione di risorse. Questa campagna di scavi costa 25mila euro, finanziati da Tecton e Civici musei, con la supervisione della Sovrintendenza e con la collaborazione di Comune di Castelnovo ne' Monti e del Parco nazionale dell’Appennino. Il futuro, risorse, permettendo, potrebbe riservare altre sorprese.

 

2 COMMENTS

  1. Egr. sig. Nicolini, Hitler ha compiuto sicuramente delle nefandezze e delle atrocità, ma lo sapeva che è stato uno dei primi se non il primo in Europa a istituire una vera e propria lotta al cancro da fumo e al fumo stesso? E che gli esperimenti che faceva fare sui corpi erano i primi tentativi di trapianto di organi?

    (Roberto Zappaterra)