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Caso Sallusti, la preoccupazione della Stampa

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L’Associazione Provinciale Stampa Reggiana “Gino Bedeschi” esprime piena condivisione per la forti preoccupazioni espresse dal presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino e dal segretario nazionale della Federazione Nazionale Stampa Italiana Franco Siddi a seguito della condanna del collega Alessandro Sallusti, in merito alla libertà di opinione.

Sollecita il Parlamento a provvedere in tempi rapidi al necessario aggiornamento della Legge 8 febbraio 1947 N. 48 “Disposizioni sulla stampa” e in particolare dell’art. 13 “Pene per la diffamazione”, affinché sia garantito pienamente l’esercizio della professione giornalistica.

 

(Il presidente dell'Associazione Stampa Reggiana, Giuseppe Adriano Rossi)

 

 

12 COMMENTS

  1. Bene ha fatto Giuseppe Adriano Rossi, presidente dell’Associazione Stampa Reggiana, a intervenire sulla questione; approvo e condivido. C’è tuttavia un aspetto che proprio in questi minuti è deflagrato in tutta la sua gravità: – Renato Farina “confessa” nell’Aula della Camera di essere l’autore dell’articolo, a firma “Dreyfus”, per il quale il direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti è stato condannato dalla Cassazione. Per questo il deputato del Pdl,(peraltro iscritto all’Ordine dei Giornalisti, ndr)chiede la grazia per il giornalista o la revisione del processo a suo carico. “Intervengo per un obbligo di coscienza e per ragione di giustizia”, così recita il comunicato dell’ANSA di poco fa. “Obbligo di coscienza”, “ragione di giustizia”? Ma se ieri sera Vittorio Feltri non lo avesse smascherato a Porta a Porta, Farina avrebbe proseguito ancora nel suo schifoso silenzio? E poi, perchè in questi anni, quando era chiaro che il processo si sarebbe avviato alla conclusione a cui poi è purtroppo giunto, Farina non ha proferito verbo? Ho sempre stimato Sallusti, ora ancora di più.

    (Pierpaolo Comastri – consigliere Circoscrizione Città Storica)

    • Firma - PierpaoloComastri
    • Io invece di Sallusti non ho mai avuto una gran stima, e ora non ho proprio più. Le spiego il perchè:
      1 – da direttore ha permesso la pubblicazione di un editoriale a un giornalista radiato dall’albo (altro che iscritto!) e già condannato per false notizie e falsi dossier diffusi a mezzo stampa per conto dei servizi segreti;
      2 – da direttore ha permesso la pubblicazione di un editoriale a contenuti evidentemente falsi perchè Ansa e gli altri mezzi d’informazione avevano già smentito tutto e riportato come realmente si erano svolti i fatti (il giudice non aveva obbligato nessuno, ma come da disposizioni di legge, aveva autorizzato l’interruzione di gravidanza per una 13enne);
      3 – per 5 anni e tre gradi di giudizio ha protetto l’identità di un mascalzone che ha insultato e diffamato non solo il giudice tutelare che poi ha fatto denuncia, ma una famiglia già provata e un medico che ha solo fatto il suo mestiere, blaterando di pena di morte su una vicenda delicata e privata che riguardava una bambina di 13 anni che, come accertato dalla cassazione, aveva espressamente richiesto di accedere all’interruzione di gravidanza;
      4 – non ha mai riconosciuto d’aver sbagliato, non ha mai chiesto scusa neppure alla famiglia della bambina, nonostante il falso fosse talmente evidente da portarlo alla condanna in cassazione. Mi chiedo il perchè…
      Vittorio Feltri, quando ha accertato che il dossier da lui pubblicato sul direttore di Avvenire era falso, non ha esitato a chiedere scusa. E nonostante abbia cercato di dimostrare che il suo era stato un errore in buona fede, si è beccato 6 mesi di sospensione dall’ordine dei giornalisti. A prescindere dall’opportunità o meno d’infliggere il carcere per il reato di diffamazione, mi spiega perchè Sallusti dovrebbe diventare un eroe moderno della libertà di stampa? Per me non è meglio di Farina, il che è tutto dire…

      (Laura)

      • Firma - Laura
  2. Prima di giudicare una sentenza occorre ovviamente conoscerne bene i dettagli, però non vedo il motivo per cui chi vende informazione possa mentire senza pagarne MAI le conseguenze. Se chi vende informazione mente é un truffatore esattamente come chi vende piombo al prezzo dell’oro.

    (Stefano F.)

    • Firma - StefanoF.
  3. E’ indubbio che il carcere per un giornalista condannato per il reato di diffamazione è una pena eccessiva, ma al contempo non ci si può neanche permettere di scrivere articoli falsi e gravemente diffamatori perché il rischio di rovinare la vita delle persone, distruggendone la rispettabilità, in questi casi, è sempre alto… Va sicuramente rivista questa legge ma non è bene minimizzare l’accaduto come hanno fatto molti giornalisti liquidando la cosa come “reato d’opinione”… Le opinioni sono ben altra cosa rispetto alla diffamazione. E Sallusti in quanto direttore responsabile ai tempi dell’accaduto deve pagare (tranquillizzando tutti che non si farà neppure un giorno di carcere…), perché nell’articolo di Dreyfus, è bene ricordarlo, non si esprimevano opinioni, ma si falsificavano notizie…

    (commento firmato)

    • Firma - (commentofirmato)
  4. La libertà d’opinione non può essere libertà di falsificazione e diffamazione! Nel caso specifico non siamo di fronte a condanne “a sua insaputa” o a violazioni del diritto di informazione, ma solo a uno stop al diritto di diffamazione che alcuni giornalisti ritengono di avere per diritto divino, usando il proprio giornale come un’arma impropria. Una notizia che ormai tutti sapevano, l’autore dell’articolo che inguaia Salusti è Farina, che fra l’altro non poteva scrivere sui giornali a seguito della radiazione dall’Albo (che andrebbe abolito, quello sì) per essere stato scoperto al soldo dei servizi segreti.

    (Mariastella G.)

    • Firma - G.Mariastella
  5. Ma infatti cosa c’entra la libertà d’opinione? In questo articolo incriminato non si esprime un’opinione si raccontano bugie. Se Sallusti era direttore ed ha permesso la pubblicazione è giusto che paghi, casomai il carcere è troppo, si potrebbe radiarlo dall’albo o almeno sospenderlo per un bel po’! A questo punto andrebbe sospeso anche Renato Farina. L’articolo poi è anche pessimo, non mi pare di sicuro nemmeno basso giornalismo. Ovvio che sono per la totale libertà d’espressione, ma qui la questione è un’altra, ma in Italia siam sempre così tanto bravi a fare confusione…

    (Lorena)

    • Firma - lorena
  6. Piccola riflessione senza entrare nel merito dell’articolo incriminato. In Italia Sallusti finisce in prigione per diffamazione mentre i corrotti, i mafiosi, gli assassini, i ladri, spesso e volentieri governano il paese. Non ultima prova il caso della regione Lazio.

    (Alessandro Torri Giorgi)

    • Firma - AlessandroTorriGiorgi
  7. Nelle più svariate occasioni della mia vita mi era parso di capire che un giornale doveva essere uno strumento di informazione non di opinione. Mi si dia l’informazione vera poi l’opinione sono capace di crearmela da solo, anzi voglio crearmela da solo. Oggi purtroppo tutti i quotidiani divulgano più opinione che informazione, quasi come se nessuno fosse più in grado di crearsi la propria opinione e questo a mio parere è una cosa seria. Anche ascoltando le varie trasmissioni televisive dove si discutono i problemi di attualità sentiamo i giornalisti che si adoperano tutti ad esprimere le proprie opinioni, lavoro che dovrebbe spettare più ai politici che ai giornalisti. Ma forse in questi tempi i politici sono troppo impegnati in altre faccende. Pur non essendo della sua opinione politica resto contrario alla carcerazione di Sallusti, ciò non toglie che dovrebbe essere sospeso per un periodo limitato con radiazione definitiva in caso di recidiva e valga per tutti quei giornalisti che farebbero meglio a limitarsi a fare i giornalai.

    (Giorgio)

    • Firma - Giorgio
  8. Vorrei uscire dal caso specifico e portarmi su riflessioni di carattere più generale, che possono interessare quanti – non appartenenti al mondo dell’informazione – espongono talora la propria opinione sulla carta stampata, o tramite altri mezzi di comunicazione. Me ne danno lo spunto alcuni dei commenti qui riportati, i cui autori, se non ho frainteso concetti e parole, sembrano teorizzare, senza dubbi e tentennamenti, che esiste un chiaro e preciso spartiacque tra l’esprimere una opinione e il descrivere i fatti (i quali, a loro volta, debbono essere sempre rappresentati in modo “veritiero”, perché altrimenti si va ad incorrere nella “falsificazione”). E’ una tesi, quella di una netta demarcazione, che mi lascia un po’ perplesso, atteso che molte delle nostre opinioni originano da fatti accaduti, che apprendiamo da altri o di cui siamo diretti testimoni, e che possono indurci a formulare considerazioni e giudizi al riguardo, e proprio in proposito mi vengono in mente quelle corrispondenze che troviamo pubblicate non di rado sui giornali, dove un lettore lamenta disfunzioni e disservizi da parte di un determinato Ente, stigmatizzando altresì il comportamento del personale addetto, e raccontando per filo e per segno quanto gli è capitato (a comprova e sostegno delle sue rimostranze). In tal modo quegli utenti esercitano il diritto di critica, ma forniscono in ogni caso la loro versione dei fatti, che potrebbe essere semmai respinta e smentita dalla controparte (e fors’anche passibile di impugnazione). E’ solo un esempio per dire che avvenimenti ed opinioni vanno spesso ad incrociarsi, e sovrapporsi, ed i primi non sempre vengono presentati in maniera univoca; basti pensare ai tanti eventi della nostra storia, anche abbastanza recente, che sono sovente rievocati e ricordati in maniera differente, a seconda di chi li racconta, al punto da chiedersi quale sia la descrizione più attendibile (cioè da tener buona per chi volesse farsi un’opinione quanto più possibile imparziale e “neutra”). Nel corso degli anni, leggendo di certe querele, e del relativo oggetto del contendere, mi sono ripetutamente chiesto fin dove può giungere la libera manifestazione del proprio pensiero, tutelata dall’art. 21 della nostra Costituzione, senza sconfinare nella diffamazione – con tutte le eventuali annesse conseguenze – e non sempre ho trovato risposte che fossero per me del tutto convincenti. Può essere benissimo che io sia un po’ “duro di comprendonio”, come si usa dire, ma mi sembra comunque una materia delicata e complessa, che non si presta troppo alle semplificazioni (non me ne voglia chi la pensa diversamente).

    (P. B.)

    • Firma - P.B.