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Vola in Cielo Enrichetta, l’ultima dei sette Ghirardini

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Si è spenta come aveva vissuto. Col sorriso sulle labbra. Convinta, come era sempre stata, che la sua mente fosse – e lo dimostrava – indelebile agli anni. Per lei che, di primavere, ne aveva contate 94. Era nata il 6 aprile in un Appennino assai diverso e, in particolare, in una famiglia numerosa, di quelle che non si vedono più. Era un ramo dei Ghirardini di Manno, trapiantati a Massa. Con Enrichetta erano in sette: Norina (moglie del maestro vettese Carlo Arlotti), Amelia, Daria, Umberto, Domenico, Carlo. Le foto di famiglia raccontano di una dinastia che non c’è più e che lascia, con Enrichetta, un fiume di ricordi e nostalgia. Ricordi che Enrichetta non lesinava di raccontare, memore forse d’essere l’ultima discendente di una famiglia così particolare, legata nel tempo, come i numerosi nipoti che, per lei, portavano un affetto speciale. Al punto di crearne, anche, su Facebook, un profilo dove venivano proposte anche sue frasi sulla vita di tutti i giorni.
Enrichetta aveva sposato Michele Ruffaldi, cavaliere e grande invalido di guerra, temendo che il primo fidanzato partito per il fronte non sarebbe mai più tornato. Ma quest’ultimo si presentò di nuovo a casa il giorno prima delle nozze e lei, con grandissima dignità avrebbe raccontato per tutta la vita di quel suo primo amore e di quella storia conclusa a causa della distanza e del timore della morte. Da Michele aveva avuto i due figli Maria Rosita, insegnante di biologia, e Mino, ragioniere, e, da loro, i nipoti Antonio, Paolo, Giovanni e Margherita.
Enrichetta al pari di fratelli e sorelle scese in città: ma, con la sua vita, ha dimostrato quanto possa essere forte nel cuore l’eco dell’Appennino. Rimasta vedova coronava ogni anno il desiderio di vivere nella casa di Massa, da Primavera sino a dopo i morti. Oltre sei mesi e, possibilmente, il resto delle feste. Non un montanaro affettivo, ma una montanara effettiva ed elettiva.
Aveva superato, dopo diversi ictus, alcuni ricoveri che, certo, ne avevano minato il fisico, ma non l’eccezionalità della sua memoria: le date di compleanno e le ricorrenze dei parenti erano il suo forte, al pari del gioco di scala quaranta o della condivisione dell’amicizia tra le tante persone che, ogni giorno, la salivano a trovare. Tra i giornalisti tv aveva un debole per Emilio Fede: non fosse altro per la sua dote di ripetere le notizie, senza fretta. Un giornalismo per questo sicuramente d’altri tempi, di un mondo senza fretta. Era quello in cui era cresciuta Enrichetta che, ora, ritrova sulla soglia del Cielo l’intera famiglia pronta ad accoglierla.
I funerali, con partenza dalla camera mortuaria di Reggio alle 14, alle 15.oo nella chiesa in centro a Toano e, di lì, il riposo per sempre nel cimitero della “sua” terra.