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Sabato 15 dicembre inaugura la grande mostra fotografica di Riccardo Varini

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Riccardo Varini

Si intitola “Chiaro” la mostra fotografica che l’Assessorato alla Cultura di Castelnovo ed il Teatro Bismantova stanno organizzando per il periodo delle festività, e che sarà inaugurata sabato, 15 dicembre, alle 17.30 con l’accompagnamento del trio di fisarmoniche dell’Istituto Peri-Merulo (Federico Beretti, Luca Razzoli e Daniele Valentini).

Una mostra che vedrà esposte, nella sede di Palazzo Ducale e nel foyer del Teatro, più di 50 fotografie di Riccardo Varini, uno degli artisti reggiani più riconoscibili ed apprezzati.

“Chiaro”, una parola che non richiama solo i toni volutamente tenui ed intrisi di luce sfumata, ma anche correnti pittoriche del passato come il chiarismo lombardo, le cui ascendenze sono coglibili negli scatti di Varini.

Spiega l’Amministratore del Teatro Bismantova, e curatore di un libro con immagini di Varini e poesie di Pierluigi Tedeschi (“Luoghi Comuni”, ed. AbaoAqu), Emanuele Ferrari: “Chiaro” è un viaggio nell'universo poetico di Riccardo Varini. Qualcuno potrebbe chiamarli semplicemente paesaggi. Penso invece che siano poesie, senza parole o con le parole nascoste nella nebbia e nella luce, come accade a volte negli haiku giapponesi. Così ci spostiamo dall'inverno delle nostre colline, alla pianura e ancora, attraverso luoghi comuni di passaggio, arriviamo alle marine. Tutto ciò che vediamo invita a pensare, ci cattura come fanno i barlumi o le ombre lievi. Nella poetica di  Varini le stagioni stanno tutte raccolte nel suo animo di poeta. Dall'anima e dell'anima ci parlano. Basta mettersi in ascolto dei loro sussurri”.

Aggiunge l’Assessore alla cultura di Castelnovo, Francesca Correggi: “La poesia di queste fotografie ci avvicina al raccoglimento ed all’ introspezione tipici dell’inverno. E questi bianchi, a volte di neve, a volte di nebbia, a volte di schiume d’acqua, ci restituiscono dettagli che possiamo trovare sì nel paesaggio che ci circonda, ma anche nelle nostre riflessioni, nell’immaginazione, nei sogni. Linee di alberi o di colline che negli anni scorsi sono stati protagonisti nei presepi delle nostre esposizioni natalizie. A proposito, sarà interessante l’incontro tra le immagini così intime dell’artista Riccardo Varini e la scena opera di Eduard Reiter, portata dalla Germania (fa parte della collezione Krippenmuseum di Oberstadion) dal presepista e amico Antonio Pigozzi”.
 
“Un riassunto di viaggio, dalla montagna al mare”

Così invece racconta lo stesso artista reggiano il lavoro che sta dietro la mostra: “Chiaro è un riassunto in forma di viaggio dalle mie colline al mare delle immagini più significative dagli anni ottanta che hanno dato vita alla mia poetica o linguaggio, che molti hanno definito appunto “chiarista”. Devo confessare che i pittori chiaristi mi hanno influenzato molto. Altri parlano di minimalismo ma si tratta semplicemente di fotografie il più sobrie possibili, essenziali, semplici, dove gli spazi vuoti giocano un ruolo importante. Più spesso quello di creare silenzio e pace, per riflettere, per ascoltare. Sono immagini lente, sospese nel tempo, con uno sguardo spesso proteso verso un infinito Leopardiano, fatte tutt’altro che per stupire ma di attese. Reduce da un esposizione improntata più sul mare, dove tutto arriva , si mescola , si deposita, si placa, in questa più completa si parla anche  del punto di partenza (e poi di ritorno, se si vuole), delle mie origini di montagna, dell’importanza della neve, della sua arcaica purezza, del bianco, dove i pochi soggetti risaltano maggiormente ma dove tutto è il soggetto. La montagna però non appare davanti come un muro qui. C’è sempre magari una collina dove perdersi dietro. Ho sempre bisogno di ampi spazi e orizzonti distensivi. Ovviamente questi paesaggi delle mie radici e della mia infanzia non sono meramente descrittivi. Sono paesaggi dell’anima. Non appare infatti nessun titolo o luogo. Ho la pretesa di farli durare nel tempo. Le nebbie e le foschie della bassa mi hanno aiutato anch’esse a gettare lo sguardo verso un infinito dove perdersi, piccoli che siamo. I colori sono altamente stemperati, non violenti, proprio per richiamare ad una pace interiore, pur in un paesaggio malinconico. Passando per il Grande Fiume si arriva al mare, anche se per me è mare la neve, mare la nebbia. Il mare vero, il Mare Nostrum, famigliare, con la sua piattezza e le sue geometrie sembra calmare qui tante burrasche e diventare giocoso. La spiaggia ha una funzione: di soglia, terra di confine fra noi mortali ed il sogno, il grande. Sulle sue ascendenze artistiche Varini aggiunge: “Da mio padre ho imparato l’amore per la natura, per le piccole cose, che poi ho condiviso con il maestro Luigi Ghirri. Forse io ho portato all’estremo la sua concezione di intervalli, di spazi vuoti, di colori stemperati, ma rimane di fondo. Un continuo stupore infantile verso visioni sempre piene di magia e mistero che la fotografia può aiutare a mantenere”.
 
RICCARDO VARINI
biografia

Riccardo Varini nasce a Reggio Emilia nel 1957, dove vive e lavora con la fotografia.

Vi si dedica più seriamente dal 1984, dopo l’incontro con Luigi Ghirri. Con lui condivide racconti di vita quotidiana e le tinte stemperate ma non dimentica l’amore per il chiarismo e la sobrietà del pittore conterraneo Gino Gandini della scuola di Guidi e Morandi.

Da queste due fonti e dall’amore per la natura che gli infonde il padre Luigi nasce un suo stile più rarefatto e poetico che gioca fra natura e animo umano e che darà alla luce nel 2008 al suo primo libro “ Silenzi” ( ed. Meridiana), presentato dal Proff. Arturo Carlo Quintavalle. E’ il suo principale lavoro che ha sviluppato in circa trent’anni di attività. Sono foto sobrie, con piccoli segni, lente, fatte a posta per meditare come scrisse Cristina Franzoni di Zoom Magazine.
Dopo collaborazioni pubbliche e mostre all’estero apre nel 2006 , nella sua città, una piccola galleria che diviene presto luogo di incontri per molti fotografi e dove tiene corsi.   E’ nel 2007 però che lo stesso Quintavalle lo sprona ancora e lo invita ad archiviare le sue opere al CSAC dell’Università di Parma ,dove sono ospitati grandi nomi della fotografia italiana. Stampa prevalentemente lui stesso su carta cotone. Ha collaborato con l’Ente per il turismo della Provincia di Reggio Emilia  con ricerche sui borghi e mostre sull’Appennino Reggiano, dove ha vissuto parecchio tempo. 

                                          
Nel 2009 la sua esposizione fra i fotografi del circuito ufficiale di Fotografia Europea risulta la più votata dalla critica . Espone a Nantes e cura mostre di altri fotografi.

Sempre nel 2009 Duccio Grassi Architects gli commissiona un importante lavoro sul nuovo grande negozio Max Mara a Milano. Nel 2011 collabora per le letture Portfolio con Fotografia Europea e continua a esporre nel giardino del Duomo di Ravenna e a Mantova)
Nel 2012 è invitato al MIA fair di Milano dove una sua immagine viene scelta da Le Monde come rappresentativa della fiera stessa. Esce un tascabile che riporta ai luoghi  suoi cari con versi di Pierluigi Tedeschi e curato da Emanuele Ferrari. Titolo: Luoghi Comuni.
Espone ai Magazzini del Sale di Cervia e a Rimini con una retrospettiva curata da Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta. Ne nascerà un catalogo in carta speciale ideato da NFC di Amedeo Bartolini con poesie di Sabrina Foschini. Collabora con la Biennale del Paesaggio.
Si dedica ora maggiormente ai corsi e seminari sulla composizione sempre più richiesti e finisce un lungo lavoro ispirato al pittore americano Edward Hopper, la cui esposizione si terrà a Mantova curata dall’Assessore alla Cultura Daniela Bondavalli.

Per info più dettagliate vedi rassegna stampa nel sito www.riccardovarini.it