Home Cronaca Schenetti condannato a 9 mesi. Ma gli Alpini lo confermano presidente

Schenetti condannato a 9 mesi. Ma gli Alpini lo confermano presidente

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BAISO (8 marzo 2012) - Condannato a 9 mesi di reclusione. Si è conclusa con un patteggiamento in fase di indagini e senza processo pubblico, come avallato dalla magistratura in camera di consiglio, la vicenda che ha visto coinvolto il presidente degli alpini reggiani, Emilio Schenetti, geologo 62enne di Baiso, con l’accusa di detenzione illegale di armi. Lo ha comunicato una cronaca della Gazzetta di Reggio dei giorni scorsi.

Tramite l’avvocato difensore Alessandro Conti, il numero uno delle penne nere di Reggio ha “concordato” 9 mesi di reclusione, ma con la sospensione condizionale della pena: una scelta ben precisa, per evitare altri clamori su una storia già clamorosa di suo, visto che Schenetti ma anche l’amico 46enne Gabriele Debbia  - ha patteggiato una pena (sospesa) di otto mesi - erano finiti per due notti in cella, dopo il blitz nelle loro abitazioni da parte dei carabinieri. In seguito  il prefetto Antonella De Miro faceva scattare per entrambi il divieto di detenzione di armi come previsto dal testo unico di pubblica sicurezza.

Da segnalare che dal 17 febbraio scorso Schenetti non è più autosospeso dalla carica di presidente degli alpini reggiani: l’assemblea dei delegati, con un vero e proprio plebiscito, sancito da 71 voti favorevoli (uno contrario) su 72 presenti, l’ha infatti rimesso operativamente sulla carica più alta delle nostre penne nere.

 

11 COMMENTS

  1. Lo statuto dell’Associazione Nazionale Alpini (e non il gruppo dei Quaquaraqua) al punto D prevede “promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni”. A Reggio Emilia si reintegra presidente uno che in bagno tiene pistola e munizioni, per dare “formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni”. Sentirsi chiamare Alpino era per me una grande vanto, oggi una vergogna.

    (Alpino ex iscritto ANA)

    • Firma - AlpinoexiscrittoANA
  2. Non ho capito se la riconferma di Schenetti alla presidenza degli alpini reggiani sia stata antecedente o successiva alla condanna (e non cerchiamo di dire che il patteggiamento non è ammissione di colpa). Spero comunque che ora, dopo la condanna, venga allontanato dall’associazione. Se così non sarà dovremmo smettere di lamentarci dei partiti politici e non potremo più credere neppure negli alpini! Saremmo proprio messi male.

    (Commento Firmato)

    • Firma - (CommentoFirmato)
  3. Con grande rammarico ero presente ma non avevo il diritto di voto. Personalmente penso che un alpino (ALPINO) sia tale anche dal comportamento nella vita civile e sopratutto dello stile di vita. Sono contrario alla sua rielezione in quanto precedentemente avevo già scritto: qualora fosse risultato colpevole di reato, gli ALPINI con la lettera maiuscola dovevano ritiragli il cappello e bruciarlo in piazza.

    (Alpino iscritto Eros Tamburini)

    • Firma - erostamburini
  4. Nessun linciaggio, sarebbe opportuno però che chi sbaglia, quando questi rappresenta migliaia di persone, si facesse da parte, al di là della stima di chi rappresenta.

    (Alpino in congedo da 42 anni)

    • Firma - Alpinoincongedoda42anni
  5. Mai avrei immaginato che un Alpino, un Alpino vero arrivasse a scrivere certi commenti sul proprio Presidente democraticamente eletto. Il sottoscritto è un Alpino, figlio e fratello di Alpino, orgoglioso di essere Alpino; sono uno dei 71 su 72 votanti che il 17/02 al Parco Tegge di Felina ha respinto le dimissioni del Presidente Emilio Schenetti. Tutti noi, ad eccezione di uno, ha ritenuto che Emilio Schenetti non aveva violentato, rubato, non è un pedofilo, non ha stuprato, non ha commesso reati che possono infangare i valori dell’Alpinità, i grandi valori dell’uomo; ha fatto solo quella che è stata definita, con un termine milanese, “una pirlata”; una pirlata, che pur grave, non intaccava la grande Alpinità e i grandi valori di Emilio Schenetti; e che per questo non poteva dimettersi. Mai come ora mi rendo conto che il male esiste; purtroppo è una realtà; il mio timore, ma forse è più di un timore, è che si voglia danneggiare l’immagine dell’Associazione Alpini, la più bella Associazione Italiana, un’Associazione che ha fatto del volontariato una delle sue principali prerogative; proprio oggi, 9 marzo, la Protezione Civile della Sezione Alpini di Reggio Emilia si recherà a Bologna, insieme ad altre Associazioni, a ricevere i ringraziamenti da parte del Commissario Nazionale Franco Gabrielli e dal Presidente Errani per gli aiuti portati ai paesi colpiti dal sisma del 20/29 maggio 2012. Per una “pirlata” non potevamo accettare che uno dei migliori Presidenti che abbiamo avuto a Reggio Emilia si dimettesse, conoscendo quanto bene ha fatto Emilio Schenetti alla nostra Associazione e a tanti, basti pensare al suo grande impegno per dare una casa domotica all’Alpino Luca Barisonzi, colpito in Afghanistan e ora su una sedia a rotelle per tutta la vita.
    Sapevamo benissimo che con il nostro voto avremmo dato la possibilità a qualcuno di poter buttare fango addosso agli Alpini; speravamo solo che non succedesse. Ma se qualcuno pensa di usare la “pirlata” commessa dal Presidente Schenetti per infangare l’immagine degli Alpini, si sbaglia di grosso; non sarà mai possibile infangare l’immagine di chi ha donato la propria vita per la libertà che oggi abbiamo (non quella di infangare), e che ora, in tempo di pace, dedica il suo tempo a portare soccorso a chi ha bisogno. Si sappia che le “pietre scagliate contro Emilio Schennetti non danneggeranno nè Emilio Schenetti nè gli Alpini; non saranno queste pietre ad intaccare il nostro spirito di corpo, la nostra immagine e i nostri valori. Ad infangare gli Alpini non è certo la “pirlata” del Presidente Schenetti, ma qualcuno estraneo agli Alpini o che ha fatto il militare negli Alpini, ma che non ha mai acquisito i grandi valori dell’Alpinità; essere Alpino è tutt’altra cosa. Colgo l’occasione per fare al nostro Presidente Emilio Schenetti tanti auguri di buon lavoro, sappi che i veri Alpini Reggiani sono con Te; e con il loro voto lo hanno dimostrato (71 su 72); Viva gli Alpini e un grazie a chi è con gli Alpini, quelli veri.

    (Lino Franzini – Capogruppo Alpini di Ramiseto)

    • Firma - FranziniLino
    • Temo che lei, Franzini, non abbia chiaro l’accaduto. Nessuno chiede di flagellare Schenetti. Lui è finito sui giornali con ampio risalto perché presidente degli Alpini. Lui ha messo una grossa ombra sull’Associazione. Lui ha chiesto di dimettersi. Lui ha fatto una “pirlata”, per lei, e voi avete ritenetuto opportuno farvi rappresentare da uno che fa “pirlate” di questo tipo. Forse ci sono persone che non la pensano come lei. Ci sono persone, come me, che se scoprono che un amico ha armi e munizioni irregolari in casa si preoccupano e molto. Ed è questo il punto, la superficialità con cui voi 71 su 72 avete giudicato la situazione. Tra chi vi guarda da fuori molti, le garantisco, la pensano come me, e una associazione che guarda al futuro che parla di pace, di protezione civile non deve avere ombre. Superficialità che porta la signora Corsi a rischiare di essere lapidata perchè di persone senza condanne penali a carico ce ne sono, e tante. E ci vada molto piano Franzini a lodare a destra e insultare a manca perchè io avevo uno amico che credevo una brava persona ed invece teneva la pistola in bagno.

      (Alpino ex iscritto ANA)

      • Firma - AlpinoexiscrittoANA
  6. Se gli alpini con un plebiscito lo hanno rieletto, si vede che hanno capito la stoltezza del gesto, ma sanno del suo valore come persona. Persone che sono alpini da una vita penso che abbiano valutato l’errore umano e perdonato. D’altronde se prelati alti, pedofili, vanno al conclave per rieleggere un leader supremo come il Papa, un leader di penne nere che ha sbagliato, può esser rieletto alla grande. Eppoi,chi è senza peccato,scagli la prima pietra!

    ([email protected])

  7. Questa sconcertante vicenda credo ponga alcuni quesiti ineludibili:
    1) perché appena il Dott.re Schenetti venne scarcerato e la notizia letteralmente esplose nelle redazioni di tutti i media locali, egli nelle sue prime dichiarazioni parlò di DIMISSIONI poi trasformatesi dopo poche ore in AUTOSOSPENSIONE? La differenza non è di poco conto in quanto nel primo caso la questione sarebbe rimasta circoscritta, come è e peraltro sarebbe stato giusto e certamente non di meno doveroso, in un ambito esclusivamente personale, mentre nel secondo, di fatto, tutti gli Alpini sono stati coinvolti, loro malgrado, in una questione in cui non c’entrano assolutamente nulla. Come ha scritto il Sig.re Francesco Bernazzali in una lettera pubblicata da tutti i quotidiani locali “…restando in carica non solo il dott. Schenetti dimostra di alimentare l’assurda ipotesi della propria innocenza e di volere alla fine rientrare a pieno titolo nel proprio ruolo ma, cosa ben più grave, di pretendere che tutta l’Associazione partecipi a questa scelta”.
    2) Perché si è voluto forzare la mano agli Alpini convocando l’Assemblea dei Delegati, prima che il Tribunale si pronunciasse ufficialmente e formalmente sulla richiesta di patteggiamento? In considerazione del fatto che l’Assemblea non era chiamata a nessuna elezione o rinnovo statutario di cariche, previste queste nel 2014, credo fosse molto più corretto attendere la sentenza e non trasformare quell’assemblea in una specie di stucchevole captatio benevolentia.
    3) Da mesi il dott.re Schenetti, come riportato dai media, sosteneva di “avere pagato” e quindi essere di nuovo “a posto”; perché non ha mai prodotto le prove di quanto andava affermando?
    4) Perché non solo il Consiglio Sezionale di Reggio Emilia ma addirittura la sede nazionale hanno avvallato questo coinvolgimento di tutta l’Associazione in una vicenda, peraltro di rilevanza PENALE, comunque solo ed esclusivamente personale del dott.re Schenetti? Che ha patteggiato per il reato ascrittogli una condanna a 9 (nove) mesi di reclusione! Il che significa che tale condanna “patteggiata” rimane anche se con il beneficio della sospensione condizionale della pena e che nella fedina penale verrà menzionata con la dicitura pena sospesa; ma essa rimane trascritta. Ne deriva quindi che se nell’arco dei prossimi 5 anni il condannato, nel caso di specie il dott.re Schenetti, non compie altri reati, la pena non verrà mai eseguita. Pertanto ne consegue che, absit iniuria verbis, la Sezione ANA di Reggio Emilia ha al suo vertice un Presidente condannato per reati penali, che certamente, dati i tempi…, possono anche essere considerati “leggeri”, ma sempre di rilevanza penale sono. Giova ricordare che a tale proposito lo Statuto Nazionale dell’ANA è chiarissimo nell’inequivocabile dettato degli articoli: 36 lett.d che prevede che coloro che abbiano commesso violazioni penali (reati non colposi) passati in giudicato (come nel nostro caso) possano essere radiati. 37 bis lett.a che prevede che le decisioni sulle azioni disciplinari a carico dei presidenti di sezione debbano essere prese dal Comitato di Presidenza Nazionale. 37 ter che prevede che qualsiasi associato può promuovere un’azione disciplinare.
    5) Tutta questa vicenda ha creato, che lo si voglia o no, un precedente; lo stesso metro utilizzato per il dott.re Schenetti varrà da ora in poi per qualsiasi altro associato all’ANA? Le risposte a questi quesiti credo siano doverose non tanto allo scrivente ma a tutti gli Alpini ed anche alla cosiddetta “società civile”, palesemente sbigottita e sconcertata non certamente da una questione ascrivibile ad una sfera squisitamente personale, ma dall’incomprensibile coinvolgimento dell’ANA nella vicenda.

    (Alpino Paolo Comastri)

    • Firma - PaoloComastri
  8. Il presidente dell’ANA di Reggio Emilia ha patteggiato 9 mesi di reclusione (poi sospesi con la condizionale) per detenzione illegale di armi: quindi è colpevole. Ma lo stesso presidente dell’ANA è ancora al suo posto, votato plebiscitariamente dall’assemblea. Non ho fatto l’Alpino, ma avrei voluto farlo (mi hanno mandato al Genio); dico con dolore, da grande estimatore degli Alpini (e uno dei ricordi più vivi che ho è la Festa degli Alpini a Reggio) e da amante della montagna, che gli Alpini di Reggio da oggi mi sono un po’ meno simpatici.

    (Carlo Possa)

    • Firma - CarloPossa
  9. Sono un ex alpino. Personalmente, conoscendo Emilio Schenetti, sono convinto che si sia trattata di una leggerezza legata alla sua passione per le armi, pur nella sua gravità, e che la detenzione delle stesse non fosse a scopo di attentati, rapine o altri crimini del genere. Pertanto, credo che lo spirito alpino che ci contraddistingue debba in questi casi trasformarsi in solidarietà e non in lapidazione. Un saluto a tutti.

    (M.G.)

    • Firma - M.G.
  10. Personalmente non conosco il dott. Emilio Schenetti che sicuramente sarà una persona per bene ma conosco l’operato e l’attività degli Alpini che stimo e condivido. Non entro nel merito se il dott. Schenetti a regola di statuto possa o meno fare il presidente. Voglio soffermarmi invece sulla difesa che alcuni Alpini fanno nel nome della “pirlata”, perchè questo rappresenta una relatività a cui noi Italiani – specialmente negli ultimi anni – una certa cultura ci ha insegnato. E’ una “pirlata” perchè, si dice: alla fine non ha stuprato ed è stato condannato solo a nove mesi. Ma, chiedo ai sostenitori del concetto della “pirlata”, se si travalica il senso della condanna penale, dove è il confine tra la “pirlata” e la cosa grave?, il tipo di reato o i mesi di condanna? Ognuno, immagino, avrà una propria risposta che, per la stragrande maggioranza – come traspare da alcuni commenti – terrà conto anche della persona condannata (laureata, analfabeta, presidente, comune, valoroso, nulla facente, ecc. ecc.). Ecco perchè sostengo, come gli Alpini hanno sempre insegnato, che occorre rispettare i confini sacri e oggettivi (e non soggettivi!) del vivere comune come fossero quelli della Patria e che chiunque li supera dovrebbe essere fermato, indipendentemente che sia un invasore, un clandestino, uno spallone con il mulo o uno spallone con il Mercedes. Se anche gli Alpini (qualcuno sostiene che lo fanno già clero e politica) soppesa i fatti a secondo del soggetto che li commette e/o al gruppo a cui appartiene, credo che un’altra Grande istituzione rischi di essere contagiata da una deriva culturale e morale, che agli occhi della collettività li renderà sempre più opachi e meno credibili.

    (P.F.)

    • Firma - P.F.