Lo scorso 26 marzo sul palco del Teatro Bismantova di Castelnovo ne' Monti si è parlato del santuario di Bismantova ed è stata anche l'occasione per ascoltare in forma pubblica le parole del nuovo vescovo reggiano-guastallese Mons. Massimo Camisasca nella sua prima visita in Appennino dopo l'insediamento.
Occasione è stata pure per ascoltare un'interessante relazione storica del prof. Giuseppe Giovanelli, che, en passant, ha pure spiegato l'origine del nome della frazione castelnovese di Costa de' Grassi. Nel ringraziarlo per la gentilezza della concessione del testo che segue, ve la proponiamo qui di seguito.
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La storia di Costa va inquadrata anzitutto nell’importanza di questa località sui percorsi tra Reggio e golfo (Lunigiana), tra Parma e Lucca, per cui il suo possesso diventa strategico, attirando su di sé l’interesse delle più potenti famiglie o consorterie medievali. Ricordiamo il brigantaggio di Tommaso e Bertolaccio da Costa che, nel 1386, sono accusati di avere ferocemente ucciso in Monteperpori un mercante della Repubblica di Lucca e che, su richiesta degli Anziani di Lucca, vengono incarcerati a Vologno da Andreolo di Bismantova (al cui feudo apparteneva Costa).
Nell'antichità doveva essere il paese più famoso portante questo nome. Infatti, mentre tutti gli altri che conosciamo sono normalmente noti con un'aggiunta specificativa (Costa Bona, Costa Ferrata, Costa Medolana, Costa di Cerchiano…), questa località veniva indicata semplicemente come "La Costa".
Solo più tardi il paese assume la denominazione "dei Grassi", soprattutto quando deve essere chiaramente distinto da altri di ugual nome degli interi stati estensi.
I Grassi sono una potente e ricca famiglia di Rubiera che alcuni storici – per esempio Roberto Ricci, del Centro studi storici di Aulla - identificano con gli Erberia da Rubiera. Al momento, alcuni importanti documenti attestano la loro presenza – forse la loro origine – in zona:
- 1182, 30 dicembre, Liber Grossus Antiquus Communis Regii, p. I-69. Alberto da Banzola prende la cittadinanza di Reggio e promette di dare in potere a detto comune i castelli e gli uomini a lui soggetti: «...fidelitatem juravit... cum illis de Mandra et Crassis...»
- 1198, 7 gennaio, Liber Grossus Antiquus Communis Regii, p. I-49: «...Gerardum Grassum et filios banizatos tenebo in Curia Carpineti et Besmante si comune Regii habuerit Bismante, nec Regium tenebo, et eodem modo faciam de Grillo et portonario et filio Tinelli, sicut de Gerardo et filiis et alios Grassos qui pro curia tenebantur in banno tenebo banizatos in curia Carpineti et Besmante...
- 1226, 31 maggio, Guido fu Gerardino Grassi da Rubiera investe Albertino fu Rodolfino da Costa di tre pezze prative (di cui una in Pratodonico, l’altra a Cà de Lama Lunga) per 12 soldi imperiali.
I da Erberia, che in Lunigiana vengono chiamati Bianchi e hanno importanti contatti con l’abbazia di Canossa, sono proprietari della Verrucola di Fivizzano, la cui chiesa è dedicata a Santa Margherita, esattamente come quella di Costa. Una coincidenza?
Il problema posto dalla pala dei Santi Faustino e Giovita di San Faustino di Rubiera (foto) che si dice proveniente dall’Hospitale della Corte di Rubiera e commissionato da una ignota famiglia del luogo: la Pietra vi è raffigurata nella esatta prospettiva di chi la osserva da Costa de' Grassi. Vi si distingue la sagoma inconfondibile di Monte Rosso, in sponda sinistra del fiume, dove Costa possiede “comunalie”. Sul monte contrapposto a Monte Rosso una torre è identificabile l’eremo di San Venerio, il santo proveniente dalla Lunigiana. Vi si distingue, sulla sinistra, un paese che, nella prospettiva predetta, non può essere altro che lo stesso paese di Costa sullo sfondo del gruppo del Ventasso.
Nel suo complesso il quadro può avere il significato di una famiglia rubierese (Santi Faustino e Giovita, titolari della pieve di Rubiera) che vuole ricordare le sue origini a sud di Bismantova e precisamente in quel di Costa. Questa può essere essere solo la famiglia/consorteria dei Grassi che, nella storia di Rubiera, ha amopia documentazione.
Naturalmente, tutto ciò è soltanto l’inizio, per ora unicamente casuale, di uno studio che deve essere più ampio e più accurato sui documenti degli archivi reggiani (di stato e della curia vescovile), modenesi, lunigianesi.
(Giuseppe Giovanelli)
Grazie professore, grazie per aver appagato la sete del sapere.
(Bruno Tozzi)