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Prestigioso premio di giornalismo alla casinese Franca Giansoldati

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Franca con Benedetto XVILa giornalista casinese Franca Giansoldati è tra i vincitori del prestigioso "Premio Ischia internazionale di giornalismo 2013". Tema della XXXIV edizione: "Dovere di informare, diritto di conoscere". A Franca è andato il riconoscimento per la sezione "Reportage – giornalismo d’inchiesta dell'anno", per i servizi sull’elezione al pontificato di papa Francesco, da lei curati nel mese di febbraio.

Quarantotto anni, vaticanista de "Il Messaggero", vive attualmente a Roma con il compagno, ma è originaria di Casina, dove risiedono ancora i suoi genitori.

Franca, un riconoscimento molto importante, se lo aspettava?

No, non me l’aspettavo, mi ha stupito abbastanza e ne sono molto contenta. È il primo riconoscimento a un vaticanista. Lo considero un premio all’intera categoria dei vaticanisti, specialisti che spesso lavorano nell’ombra. Un lavoro quotidiano, meticoloso, che non sempre viene riconosciuto pubblicamente.

Per quale motivo le è stato assegnato?

Per come è stata svolta la copertura dell’evento riguardante la rinuncia del papa, nell’arco di un mese e mezzo circa. Dall’11 febbraio, quando Ratzinger si è dimesso, al 28, quando è cominciata la sede vacante, e poi tutto il preconclave, l’elezione e i primi giorni di pontificato di papa Francesco. Sono stata la prima, ad esempio, ad aver riportato che Francesco non voleva più andare ad abitare nel palazzo apostolico, rompendo una tradizione secolare. È stata fatta una copertura a tappeto. Ho lavorato anche 15 ore al giorno.

Ha avuto la possibilità di conoscere direttamente tutti e tre gli ultimi papi?

Wojtyla un po’ meglio. Soprattutto nell’ultimo periodo, in cui era molto malato di parkinson, aveva l’attitudine a intrattenere rapporti diretti con la stampa. Si rendeva conto che le sue parole passavano attraverso di noi ed era lui stesso che voleva sapere chi erano questi filtri che trasmettevano il suo messaggio. Ho diverse fotografie con lui.

O'Malley e F. GiansoldatiHa ottenuto altri premi importanti?

No. Ho ricevuto un premio dalla Federazione della stampa nel 2005, per il conclave di Wojtyla. Ma si trattava di un premio minore.

Lei è anche autrice di un libro, uscito nel 2003, su papa Wojtyla.

Sì, "Apocalisse: la profezia di Papa Wojtyla". È un libro sulla guerra in Iraq, scritto con un altro vaticanista della Stampa, ora in pensione, Marco Tosatti. Wojtyla ha fatto tutto il possibile e l’impossibile per impedire la guerra, aveva dato ordine ai nunzi apostolici di mettere in piedi un’azione diplomatica a 360° contro di essa. Prima del suo inizio, a Roma sono passati tutti i grandi della terra, per confrontarsi con la diplomazia del Vaticano, che mai prima d’allora aveva messo in campo così tante forze per impedire un evento devastante per tutto il medioriente. Purtroppo, poi, quello che temeva Wojtyla si è verificato, e per tutto il Medioriente è iniziata una destabilizzazione che continua tuttora.

A chi dedica questo premio?

A Orazio Petrosillo, vaticanista storico del Messaggero. E’ morto nel 2005, sul lavoro. Era una persona umanamente fantastica e un professionista grandioso. All’epoca ero all’Ansa, quindi non ho lavorato con lui. Dopo la sua morte si è liberata una casella e hanno deciso di investire su di me, una donna. Devo ringraziare il mio direttore, Azzurra Caltagirone, che ha voluto puntare su di me.

Quali sono stati i suoi esordi da giornalista?

Dopo le superiori a Castelnovo, mi sono laureata in Storia contemporanea, all’Università di Scienze politiche di Bologna. Mentre studiavo ero collaboratrice esterna prima della Gazzetta, ho fatto un paio di articoli, e poi del Resto del Carlino di Reggio. Dopo due anni, ho preso la tessera da pubblicista. Scrivevo tanto, quattro o cinque articoli a settimana.

Dopo essermi laureata mi sono guardata un po’ attorno. Volevo fare la giornalista, ma al Carlino non c’erano possibilità immediate per qualcosa di più. Allora, dopo una serie di domande, ho vinto una borsa di studio alla Adnkronos, a Roma, dove ho iniziato a lavorare come stagista nel 1991 e, dopo un anno, mi hanno assunta subito.

Quanto c’è rimasta?

Fino al 2000. Poi sono passata ad un’altra agenzia di stampa, che ho fondato insieme ad altri cinque giornalisti e Lucia Annunziata (giornalista ed ex presidente Rai), l’ APBiscom (poi diventata Apcom e ora TM News). Da lì nel 2005 sono passata all’Ansa. Sono stata la prima donna a fare il capo del Vaticano dell’Ansa. E poi, nel 2006, mi hanno chiamata a ‘Il Messaggero’, dove lavoro tuttora.

Ricorda il suo primo incarico all’Adnkronos?

Il primo giorno mi hanno fatto seguire un convegno sulle settimane sociali dei cattolici, all’epoca in cui era segretario generale monsignor Ruini. Da allora mi sono sempre stati affidati argomenti relativi alle religioni e alla religione cattolica, alla chiesa.

F. GiansoldatiÈ soddisfatta dei risultati che hai raggiunto?

Sì, sono contenta, devo veramente ringraziare il cielo per la fortuna e il privilegio che ho avuto. Ho seguito tre papi. Ho fatto tutto Wojtyla, il giubileo, i viaggi internazionali con lui. Ho girato mezzo mondo.

Quale è il segreto del suo successo?

Noi reggiani ci rimbocchiamo le maniche e lavoriamo tanto. Ma c’è stata anche una buona dose di fortuna. Ho incontrato dei capi e dei direttori che non smetterò mai di ringraziare, mi hanno sempre sostenuta e dato la possibilità di fare le cose che mi piacevano e per le quali ero portata. Mi rendo conto che oggi, per chi vuole cominciare a fare questo lavoro, non è così semplice. Ci sono molto meno possibilità rispetto ad un tempo. Sono stata molto fortunata. Nel ’91, quando ho iniziato, erano altri tempi. Se vedevano che lavoravi, che tiravi fuori notizie, venivi premiata. Oggi, invece, persone bravissime magari lavorano anni e anni rimanendo sempre precarie.

Torna spesso a "casa"?

Sì, vengo spesso a trovare i miei genitori, a Natale, a Pasqua. Chiaramente facendo la giornalista spesso si lavora anche nei giorni di festa. Ma appena posso, impegni lavorativi permettendo, scappo su.

Qual è il suo rapporto con la sua terra d’origine?

Sono molto attaccata alla mia terra, alle mie origini. Vivo a Roma dal ‘91, però in montagna ho mantenuto tutti i rapporti. Ho i miei genitori, Elda e Franco, e mia sorella Roberta, e ho ancora le amiche dell’asilo. Casina, Castelnovo, l’Appennino è una terra che riesce a riportarmi sempre serenità. Vi ritrovo le radici fondamentali della vita. Sono molto grata ai valori che ho imparato lì, come ascoltare i nostri vecchi. I racconti di persone che hanno lavorato la terra e che, purtroppo, hanno avuto poche possibilità, ma che possiedono tanta saggezza. E poi il valore della parola data, il senso della lealtà, il valore del lavoro, dell’amicizia, dell’ospitalità. Tutte cose che ho imparato a Casina.

Pensa che venire da una terra difficile come la nostra montagna abbia influito sulla sua determinazione a realizzare i suoi sogni?

Sì, noi montanari siamo duri, siamo tenaci.

Cosa consiglierebbe a una persona che vuole fare la giornalista?

Di non mollare mai. Di avere fede, perché alla fine le porte si aprono. Chi ha un sogno lo deve veramente difendere con i denti. Io credo che magari quando tutto sembra nero e perduto, poi in realtà se uno si è sempre comportato bene, ha lavorato bene e si è distinto, qualcosa succede. Bisogna essere un po’ ottimisti, specie in questo periodo di incertezza e di precarietà totale. Non mollare mai.

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Premio Ischia internazionale di giornalismo 2013

Il "Premio Ischia internazionale di giornalismo 2013", giunto alla XXXIV edizione, è stato vinto da a Francesco Guerrera (Premio Ischia), accanto a Franca Giansoldati e Alessandro Di Meo (per il reportage), Lydia Cacho Ribeiro (per i diritti umani), Lilli Gruber (per il commento politico), Emanuela Audisio (per il racconto sportivo), Isabella Bufacchi (per l’analisi economica), Vincenzo Mollica (per l’innovazione) e Luciano Onder (per la carriera). A Sarah Varetto un premio speciale per i 10 anni di Skytg24, prima testata "all news" in Italia.

I vincitori sono stati selezionati nel mese di aprile da una giuria presieduta da Paolo Graldi, segretario generale Carlo Gambalonga, e formata da Alessandro Barbano (direttore de "Il Mattino"), Luigi Contu (direttore dell'Ansa), Virman Cusenza (direttore "Il Messaggero"), Marco Demarco (direttore del "Corriere del Mezzogiorno"), Massimo Franco (editorialista del "Corriere della Sera"), Roberto Napoletano (direttore de "Il Sole 24 ore"), Giuseppe Marra (presidente dell'Adnkronos), Clemente Mimun (direttore del Tg5), Mario Orfeo (direttore del Tg1), Giovanni Maria Vian (direttore de "L'Osservatore romano"). La premiazione si terrà a Lacco Ameno, nell’isola di Ischia, nelle giornate del 4, 5 e 6 luglio.

 

3 COMMENTS

  1. “…..montagna reggiana, abitata da gente modesta, tenace e maestra di grandi valori”. Beh, adesso non esageriamo e senza nulla togliere a Franca Giansoldati ovviamente; l’essere “montanari” non accredita a prescindere l’appartenenza e la condivisione ai grandi valori. Come purtroppo dimostrano alcuni esempi non certamente esaltanti rappresentati da chi per certi suoi ruoli pubblici od istituzionali avrebbe proprio dovuto essere la specchiata conferma di quanto affermato da “Settimo”; invece ne è stato e ne è una palese ed inaccettabile contraddizione.

    (Paolo Comastri)

    • Firma - PaoloComastri