Reggio con Modena e Bologna, Parma con Piacenza e Cremona. Questa è l'ultima ipotesi "partorita" dal ministero degli affari regionali guidato dall’ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, che ha istituito un tavolo di lavoro per preparare un testo di riforma del titolo quinto della Costituzione, quella parte di Carta dedicata appunto alle autonomie locali.
Il primo obiettivo è cancellare le province. Ma fra i partecipanti al tavolo c’è chi chiede di andare oltre: ridisegnare complessivamente la geografia politica italiana, rimescolando città e territori oltre i confini delle regioni create nel dopoguerra. In particolare è la Società geografica italiana ad aver proposto di sostituire le attuali 110 province e 20 regioni con 36 distretti: entità con un alto grado di autonomia – addirittura l’autosufficienza grazie ad un fisco distrettuale – con dimensioni minori delle regioni ma più grandi delle province. Un “neoregionalismo” che riprende un’ipotesi di cui si parla da 15 anni. Per Parma, la Società geografica italiana ipotizza una fusione con Piacenza e con Cremona, un distretto della media-bassa valle Padana. Per Reggio una grande Emilia con Modena e Bologna. Le nuove regioni sarebbero il risultato di un’aggregazione intercomunale, non di un accorpamento delle province così come previsto dal disegno di legge costituzionale approvato negli scorsi giorni.
Obiettivo di tutto questo è limitare la burocrazia, quindi la spesa pubblica, ma soprattutto dare una svolta federale all’Italia: secondo la Società Geografica, i distretti avrebbero la dimensione giusta per un governo diretto del territorio.
(Francesco Compari)
Un fatto interessante e affascinante soprattutto perchè, una volta tanto, si seguirebbe l’idea nata da uno studio territoriale. In Italia il pensiero di geografi e urbanisti non ha mai avuto gran fortuna. Se sarà così forza Delrio!
(Valerio Fioravanti)