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Nel 59° della morte di Alcide De Gasperi

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Caprioli
Il vescovo emerito mons. Caprioli

Essere discepoli di Cristo significa essere chiamati a patire conflitti non voluti, ma inevitabili, ha sottolineato il vescovo Adriano Caprioli nell’omelia della Messa vespertina presieduta sabato scorso in S. Prospero in occasione del 59° anniversario della morte di Alcide De Gasperi.

La celebrazione eucaristica ha affermato Luigi Bottazzi, presidente del circolo “Toniolo”, promotore dell’iniziativa è divenuta ormai una consolidata tradizione e coinvolge numerose associazioni ecclesiali: Azione Cattolica, Acli, AGe, Alpc, Aimc, Cif, Fidae, Fism, Forum famiglie, Ucid, Uciim, Ugci. Quest’anno ha coinciso con il 70° della carta di Camaldoli, documento redatto da illustri esponenti cattolici, convocati in piena guerra nell’eremo dal Movimento laureati di Azione cattolica e base poi per la nostra Costituzione.

Bottazzi ha affermato che la celebrazione ha inteso accomunare al ricordo di De Gasperi quello degli statisti e politici cattolici che sono stati protagonisti dell’unità morale e materiale dell’Italia e dello sviluppo della vita democratica della comunità nazionale. Hanno concelebrato mons. Gianfranco Gazzotti, mons. Pietro Iotti e don Daniele Casini; numerosi i fedeli presenti nella basilica del santo patrono.

Mons. Caprioli insistito su queste due caratteristiche della laboriosa esistenza di Alcide De Gasperi, di cui è in corso il processo di beatificazione: la solitudine e la responsabilità.

Bottazzi
Luigi Bottazzi

Il vescovo emerito Adriano ha poi evidenziato come la solitudine abbia accomunato De Gasperi e Paolo VI: “due figure diverse nella loro azione e circostanze storiche su cui operare, ma accomunate dall’amore per Cristo, per la Chiesa e per l’uomo”. Li ha contrassegnati una feconda comunanza di pensiero e responsabilità nella ricerca del bene comune, che non è certamente la somma dei beni singoli, né degli interessi di parte, “ma ricerca del bene di tutto l’uomo come visione del’uomo e della società, e bene di tutti, come metodo politico: le due facce della stessa medaglia, meglio della stessa vocazione cristiana”.

Analizzando alcune lettere dello statista scritte nel 1929 circa il Concordato e pubblicate dalla figlia Maria Romana nel volume dal significativo titolo “De Gasperi, uomo solo”, mons. Caprioli ha sottolineato che dalle missive emerge dello statista l’interesse primo della fede e quello complementare della verità politica. Altro tema che stava a cuore all’esponente della Democrazia cristiana era il futuro dell’Europa unita.

(Giuseppe Adriano Rossi)