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Storie / Edda Violi: una passione senza fine

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Ago e filo non uniscono solo tessuti, non tracciano unicamente disegni su trame in attesa d’essere nobilitate dalla fantasia di una mano; ago e filo uniscono divari generazionali, creano una rete che travalica esperienze, opinioni, gusti.

Ago e filo accomunano persone con interessi diversi che, magari, mai avrebbero trovato un punto d’incontro o d’intesa.

Edda Violi

Ago e filo hanno percorso, e continuano a farlo tuttora, la vita di Edda Violi, signora gentile e riservata per la quale il ricamo è una componente indispensabile della propria giornata.

Nata a Montecchio (RE) il 1° agosto del 1935 a soli sei mesi la famiglia la conduce a Castelnovo ne’ Monti; l’avvento delle automobili porta a molti cambiamenti ed il padre, fabbro e maniscalco molto noto nel suo paese, reputa che in montagna ci saranno maggiori occasioni di lavoro visto che i cavalli sono ancora diffusi, più che in pianura, sia per il trasporto che per i lavori agricoli.

Nel dopoguerra frequenta lezioni di ricamo, all’epoca il Comune promuoveva corsi di formazione per giovanette della durata di 5/6 mesi al fine di dare loro la possibilità di avere in mano un mestiere. E’ così che conosce Suor Giulia che le impartirà i primi rudimenti del ricamo in bianco: punto Rodi e gigliuccio.

Inizia presto a lavorare per contribuire al bilancio familiare ma alcuni soldini le vengono lasciati (fino a non molto tempo fa le figlie consegnavano lo stipendio ai genitori!) e con essi acquista giornali di ricamo, altri le vengono prestati. Apprenderà da autodidatta i punti che arricchiranno i suoi lavori tramite i giornali appunto, Mani di Fata fra tutti, che presentano immagini per spiegarne la sequenza.

E’ verso i 16 anni che la passione per il ricamo la prende e non la lascerà mai più, ma la necessità di contribuire all’andamento familiare prima e di dover provvedere a sé ed alla figlia Maria Grazia (socia della delegazione di Castelnovo dell'Associazione Italiana Punto Croce) poi relegheranno ago e filo ai pochi momenti liberi. Però, chissà come, l’abilità delle mani di Edda diviene nota ed iniziano le prime richieste di lavori su commissione: parure di lenzuola, tovaglie, tende. Compatibilmente con gli impegni “all’esterno” cerca di far fronte ai desideri di quante, negli anni, diventeranno assidue e fedeli committenti.

Per esperienza posso dire che i lavori della signora Edda sono come le ciliegie: uno tira l’altro e, dopo una coppia di tende, ecco richiesto un centrotavola e, già che ci siamo, anche un runner! A Castelnovo le sue mani sono famose ed un lavoro commissionatole è garantito: sarà bellissimo.

E’ curioso come non abbia trovato il modo per fare il corredo proprio per la figlia, ma ora che è in pensione si sbizzarrisce in tovaglie a punto croce swiss, lenzuola con fiori e nodi d’amore ad intaglio…

La destinazione? Una qualsiasi delle tante donne Violi: da Maria Grazia alle due nipoti alle altrettante pronipoti.

Quando ho proposto alla signora Edda una breve intervista per farla conoscere ai nostri lettori ho dovuto vincere la sua naturale ritrosia: “Non mi considero una ricamatrice, ho imparato da sola e sono ben lontana dal poter realizzare le meraviglie che ho ammirato, per esempio, ad Italia Invita (fiera espositiva biennale a Parma n.d.a.)”.

Questione di punti di vista…

Mi accoglie nella casa nella quale vive sola dopo la scomparsa della sorella Tea. Come la signora stessa le stanze sono ordinatissime ma appaiono un po’… “disabitate”. Molto diverse dalla cucina, la stanza d’elezione della signora Edda. Lì campeggiano fili, tessuti, riviste. Con aria un po’ birichina mi confessa che alcuni mobili non contengono pentole ma giornali. E mi mostra un datatissimo (lo si capisce dalla copertina che ritrae una modella vestita in stile anni ‘70) Mani di Fata.

Quelli più vecchi hanno dei disegni molto più belli di quelli di oggi, li tengo ben cari e traggo sempre spunti per nuovi lavori che discuto con mia figlia. Quando abbiamo trovato un accordo mi metto al lavoro!”

Mi mostra con soddisfazione il tavolo quadrato sul quale predispone i tessuti, appoggia i decalcabili, prende misure e mette a punto i progetti. Accanto, la poltrona sulla quale siede e ricama alla luce naturale della finestra che lascia intravvedere le piante del giardino. Appartenne alla madre, poi alla sorella Tea (apprezzata sarta di abiti da sposa) ed ora sua inseparabile postazione di lavoro. Per ricamare ha bisogno di silenzio, al massimo la televisione che crea un sottofondo di compagnia senza però creare alcuna distrazione; una delle ragioni per le quali dovette sospendere la sua passione negli anni durante i quali accudì la figlia. E’ con candore che mi confessa che ora inizia la sua giornata un po’ più tardi rispetto a qualche anno fa: alle 7/7,15 rispetto alle 6; sbriga le faccende domestiche, se ci sono commissioni scende in paese, poi il tempo è tutto per sé e per il ricamo cui dedica mediamente sei ore al giorno.

Non riesco a non far niente, le giornate non mi passerebbero mai, così ricamo e regalo i lavori alle mie ragazze. Spero che li useranno o, alla peggio, che li venderanno a chi potrà apprezzarli”.

Con una punta d’orgoglio dice che si considera una perfezionista, se un’esecuzione non la soddisfa disfa il lavoro anche se ha impiegato molto tempo per realizzarlo e ricomincia. “Meglio un ricamo fatto bene che fatto alla svelta!

Prima di prendere commiato le domando a quale lavoro sia più legata o quale le abbia dato maggiore soddisfazione.

Non accenna neppure a pensarci su e prontamente risponde: “Mia figlia Maria Grazia!”.

5 COMMENTS

  1. Carissima Edda, ho provato un piacere immenso “trovandoti” su Redacon in un articolo che ti racconta benissimo e che ha risvegliato tanti ricordi. Molto bello il tuo dolcissimo viso che mi ricorda tanto mamma Maria e molto bello vedere finalmente scoperte le tue capacità che vanno ben oltre il ricamo che, già da solo, è una cosa straordinaria. Oggi ne parlavo con i miei a tavola e sia Flavio che Gloria hanno ricordato le tende di casa, impegno esclusivo tuo e di Thea, il tavolo grande della sala da mia mamma e da me pieno dei teli preziosi che, senza le vostre cure, avrebbero fatto una brutta fine, in una gran confusione. Sono stata tante volte anche a casa vostra, sempre accolta con calore indimenticabile e, mi pare di ricordare, in una delle camere da letto una bellissima bambola vestita d’azzurro. Certo di anni ne sono passati tanti, nei nostri ricordi ci sono tanti vuoti che poi in reltà vuoti non sono, perchè pieni di ricordi di amicizia, di stima, di autentico affetto. Ti auguro ancora tanti anni di ricamo prezioso e, se il mio augurio si avvererà, starà a significare che anche tutto quello che ti riguarda, figlia, nipoti, pronipoti, amicizie ed affetti, saranno intatti e continueranno a riempirti la vita. Ti abbraccio e… grazie a Cristina.

    (Paola Agostini)

    • Firma - PaolaAgostini
  2. Ho letto con grande piacere l’articolo di Cristina che rende omaggio a Edda Violi. Io la conosco e penso che oltre che una brava ricamatrice sia una grande persona. Concordo riguardo al suo capolavoro.

    (Ermanna Mori)

    • Firma - Ermanna Mori
  3. Gentile signora Cristina, è molto bello che lei scriva con tanta attenzione e ascolto delle persone. Brava, continui e scoprirà tante belle cose. Ciao, Edda, sono alcuni anni che non ci vediamo (50-60?), mi ha fatto piacere leggere quanto ha scritto di te. Non sapevo di Thea; eravate una copia inseparabile! Vi ricordo anche quando tuo padre veniva a bere un bianchino e si trovava con mio padre o con Quero; sento che ricordi suor Giulia, brava Edda, con affetto.

    (Luigi e Silvana Magnani)

    • Firma - LuigieSilvanaMagnani