Presentazione
Una serie di modi di dire latini? A chi interessa? Ditemelo voi, ma ci spero. Alcuni di questi sono notissimi, li conosciamo, li usiamo spesso, (a proposito e anche a sproposito). Altri sono meno conosciuti ma ugualmente validi. Concetti sintetizzati, che i nostri avi codificavano in dialetto non dal latino, (e chi lo conosceva?), ma direttamente dalle esperienze di vita.
Per me sono nostalgiche reminiscenze di scuola di oltre sessanta anni fa. Riuscirò a rispolverare memorie gradevoli in chi ha avuto la possibilità di studiare il latino in un certo modo (cioè di viverlo, di odiarlo forse, sicuramente di gustarlo)? E, ahimè!, costatare quanto quelle espressioni siano valide ancora oggi? Mi fido di Mazzaperlini, che ricordava:
I pruvêrbi, cun pasiênsa
i’ ên stâ fàt da l’esperiênsa.
* * *
Ab equìnis pèdibus procul recède = Sta alla larga dagli zoccoli dei cavalli
E gli equini in argomento non sempre hanno quattro zampe! Un tempo era più immediato il senso di pericolo: cavalli, muli, asini erano comuni mezzi di trasporto per persone e merci. E che tali animali si adombrassero e si spaventassero non era cosa rara. La loro difesa consisteva proprio nello sferrare calci in ogni direzione, con una forza d’urto davvero dirompente. Meglio starsene alla larga! Il popolo ha tradotto questo motto alla sua maniera:
A fâr dal bên a i’ âši a s’ ciàpa di câls
[A fare del bene agli asini si prendono calci].
Si diceva anche, per sottolineare la testardaggine: Al câlsa péš che un múl! = Calcia più di un mulo.
Perchè si dice.......
Acqua alle corde
È successo nel 1586, quando l’architetto Domenico Fontana doveva collocare l’obelisco in Piazza San Pietro, a Roma. Tutto era stato predisposto con meticolosa precisione, ma, per evitare distrazioni agli 800 uomini e ai 140 cavalli impegnati nell’operazione, il Papa emise un editto semplice ma persuasivo: chiunque avesse aperto bocca durante l’operazione sarebbe stato punito con l’impiccagione immediata. Nella tensione per drizzare il monolite le funi si stavano sfilacciando col rischio di rompersi, col pericolo di morte per gli addetti all’operazione e di frantumare l’obelisco. Era presente all’operazione un certo Bresca di San Remo. Da bravo uomo di mare si rese conto del pericolo e urlò, in genovese: Àiga. Dài de l’àiga a e corde! (Acqua. Bagna le corde!). Sapeva che le corde bagnate, restringendosi, resistevano di più. L’architetto Fontana diede ordine di bagnare tutte le corde. L’operazione giunse felicemente al termine. Il Bresca non fu impiccato, anzi, ricevette gli elogi del Papa, diversi privilegi, una pensione mensile e il titolo di capitano del primo reggimento pontificio.