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Lavoro e gioia

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"Siamo ritornati dalla nostra ultima missione in Etiopia che ci ha visti impegnati su tre zone: Gambo, Shashemene e Ropi, per un totale di 37 volontari". Alberto Campari, giovane presidente del Gaom-Gruppo amici ospedali missionari di Castelnovo ne' Monti fondato dal dr. Riccardo Azzolini, che festeggia in questo 2014 i primi 30 anni di fondazione, ci racconta l'ultima "uscita" in terra africana. Ascoltiamolo (leggiamolo).

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Ecco un po’ di aggiornamenti sul proseguo dei lavori. A Gambo la squadra dei volontari era formata da un gruppo di medici che hanno lavorato presso l’ospedale missionario e da un gruppo di tecnici impegnati sul progetto della fattoria e sul fotovoltaico. In ambito sanitario, oltre al servizio medico prestato, è stato molto importante aver cercato di impostare il lavoro futuro. L’intento è infatti quello di organizzare più spedizioni annue per dare continuità e maggiore supporto alla missione, puntando a realizzare un calendario di alternanza con i volontari spagnoli, molto numerosi nell’ospedale.

2Abbiamo verificato l’andamento della fattoria, mentre volge ormai al termine la realizzazione della nuova fognatura dell’ospedale. Inoltre è cominciato lo studio di fattibilità sulla realizzazione di pannelli solari fotovoltaici destinati sempre all’ospedale, ma estendibile anche alle strutture delle missioni e delle Sisters del De Focauld.

A Shashemene era presente il secondo gruppo di lavoro, composto da medici ed infermieri impegnati nel locale poliambulatorio e da volontari che hanno lavorato a fianco delle Sisters del De Focauld e di padre Silvio. Abbiamo constatato felicemente che i progetti dedicati ai ragazzi di Casa Famiglia ed ai ragazzi di strada stanno dando grandi soddisfazioni.

La falegnameria infatti lavora a pieno ritmo e ad ha raggiunto un buon livello qualitativo, così come pure il forno per il pane. Uno dei ragazzi avviato al lavoro come fornaio e, particolarmente appassionato al mestiere, ha frequentato un corso di alimentazione nella città di Awasa ed ora sta facendo carriera, lavorando stabilmente in uno dei maggiori hotel della città.

La fattoria di Shashemene sta pian piano crescendo: è gestita interamente dai ragazzi di strada guidati da un giovane locale molto bravo, che ha affiancato alle mucche da latte quattro vacche da carne ed ha messo in funzione l’impianto a biogas.

Anche il salone realizzato due anni fa in carcere sta dando i suoi frutti: al suo interno le donne carcerate sono impegnate nel realizzare vestiti, borse ed altri oggetti che vengono poi venduti nel negozio a fianco della missione. Inoltre le carcerate hanno la possibilità di conseguire il diploma in cucito-sartoria, come è già avvenuto per alcune di loro. E’ un modo per rivalutare e reinserire queste persone nella società, una volta uscite dal carcere.

A Ropi, dove lo scorso anno abbiamo posto le basi per intraprendere un nuovo cammino, si è svolta la seconda spedizione di prelievo di campioni idrici per approfondire le conoscenze sulla potabilità delle acque sotterranee, a cura di un motivato gruppo di volontari della Facoltà di idrogeologia di Parma.

La costruzione del granaio
La costruzione del granaio

Inoltre, presso la zona di Caccia Ciullo abbiamo lavorato alla costruzione di un granaio. Si tratta di una realizzazione muraria divisa in 4 strutture: setaccio, pesa, ufficio con annesso magazzino e deposito del grano. L’intento è quello di mantenere sul territorio le scorte alimentari. La gente locale vive esclusivamente di agricoltura e pastorizia, legate alle stagioni delle piogge, che non sempre rispettano i calendari stagionali. Ciclicamente, ogni 4 anni si verifica una carestia. I coltivatori, molto poveri, vendono il mais raccolto per acquistare beni di prima necessità, ma restano così senza scorte. Quando il mais comincia a scarseggiare sul mercato ed è il momento di riacquistarlo devono percorrere diversi chilometri di pista ed i prezzi sono molto più alti. Il granaio avrà quindi il compito di tenere le scorte alimentari sul posto e di abbassare il prezzo d’acquisto. La struttura, fortemente voluta dalla gente del posto, sarà gestita da un gruppo di cinque ragazzi locali.

Ma il granaio ha anche un secondo obiettivo altrettanto importante: le popolazioni sono divise in quattro differenti tribù. Lo stesso abba Tammene, parroco di Ropi, ha bisogno di un catechista che traduca nei dialetti locali le parti principali delle funzioni. Il granaio può diventare “il centro”, il punto di incontro e di unione per queste popolazioni, un luogo che unisce la comunità. Il progetto rientra fra le opere che stiamo realizzando in ricordo del nostro amico Giuseppe.

Hanno preso parte alla realizzazione di quest’opera, anche quattro studenti dell’Istituto di istruzione superiore di Castelnovo ne’ Monti, indirizzo agrario, che hanno così realizzato uno stage scolastico, non in una azienda sul territorio reggiano ma in terra di missione. Guidati da un loro insegnante, hanno progettato una serra presso la missione di Alaba Kulito, hanno lavorato al granaio di Caccia Ciullo e hanno toccato con mano la realtà locale, lavorando con passione e con il cuore.

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  1. Complimenti ad Alberto Campari e a tutto il GAOM per questa grande opera umanitaria che, grazie all’intuizione del dottor Riccardo Azzolini, da trent’anni porta un po’ di sollievo a queste popolazioni che vivono nell’indigenza: un grande esempio di Carita’ Cristiana applicata.

    (Ivano Pioppi)

    • Firma - IvanoPioppi