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Lettera / Qualche riflessione sulla chiusura della strada di collegamento di Vetto col parmense

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Egregio direttore, se lo permette vorrei porre alcune riflessioni in riferimento all’articolo comparso il giorno 8 maggio u.s. su Redacon e sulla Gazzetta di Parma “Pochi soldi, viabilità in sofferenza”, riferito alla chiusura della SP 17 di Parma in località ponte di Vetto.

Bene, è con amarezza, dispiacere, senso di impotenza che mi sento in dovere di pensare al cambio delle province come ad una novità che potrebbe permetterci di sentirci parte di un qualcosa, sia provincia, regione o quant’altro, mentre ora, con l’attuale modo amministrativo, non possiamo che sentirci parte di zona franca. E’ certamente necessario, indispensabile, che tutti quanti ci rendiamo conto della grave crisi economica che, per i più disparati motivi, preme sulle pubbliche amministrazioni, ma credo anche abbiamo dimostrato di saperlo fare accettando oramai annualmente la chiusura di questo tratto stradale con tutti i disagi che ne conseguono, essendo la strada di collegamento tra le province di Parma e di Reggio Emilia per lavoratori, studenti, attività commerciali, necessità medico-sanitarie, ecc. per periodi più o meno lunghi (anche mesi).

E’ con assoluto rispetto per chi ha subito danni maggiori che ci si domanda come mai in altri luoghi della provincia per far fronte a frane, a pericoli e a strade chiuse o a rischio chiusura sono state messe in atto opere più che imponenti, ridurre un pochino là e aggiungere qualcosa qua era davvero impossibile? Perché altre province, vedi quella limitrofa, riescono sempre e comunque a mantenere un minimo di viabilità anche a fronte di enormi smottamenti? Non sono anche loro sottoposte alle stesse condizioni? E allora mi permetto di pensare che affrontare le responsabilità intrinseche all’assunzione di un ruolo, quand’anche privato, ma soprattutto pubblico nel modo più scontato (chiudo la strada) anziché cercare una soluzione alternativa sia solo una delle possibilità di affrontare il problema.

Da ultimo affronterei brevemente due punti: - sui cartelli sarebbe più opportuno leggere “interrotta per non lavori” che “interrotta per lavori” (sospesi dal giorno 18 aprile e iniziati 3-4 giorni prima) per chi, come me, raddoppia il percorso ogni giorno per raggiungere il luogo di lavoro o di studio, per quelle attività commerciali che a questi disagi soccombono, lasciamo l’amarezza ma togliamo la beffa; non vi è dubbio che abbiate lavorato con serietà e professionalità, ma io, per il mio modo di essere, preferisco siano gli altri con le loro risposte, con il loro apprezzamento o non a indicarmi se la strada che sto percorrendo è da proseguire o da modificare.

Cordiali saluti.

(Aldina Pellinghelli, Ceretolo, PR, 1/6/2014)

P.S. - Questo è quanto scritto pochi giorni dopo l’articolo citato, poi ho atteso pensando e sperando che, visto il dilungarsi eccessivo e fuori luogo dei tempi, qualcosa sarebbe cambiato. Ebbene sì, sono comparsi almeno altri due articoli sulla Gazzetta che nella sostanza non dicono nulla, i salti mortali citati forse vogliono avere un significato più pratico, sono quelli a cui ognuno di noi è costretto all’interno della propria auto se si accinge a percorrere la suddetta provinciale a partire da Traversetolo per la successione infinita di dossi e avvallamenti lasciati a loro stessi. A questo punto, nella totale incomprensione allo stato delle cose, rimane solo la grande e grave sensazione di essere presi in giro, la soluzione adottata permette di certo la tranquillità dei responsabili così come uccide questa piccola meravigliosa parte di montagna, ma per ciò non credo siano previste sanzioni se non quelle della propria coscienza.