Home Cronaca Semper: “Raddoppiano i casi noti all’Ausl di violenza: il male sulle donne...

Semper: “Raddoppiano i casi noti all’Ausl di violenza: il male sulle donne non è un diritto”

32
0
Novembre 2014 giornata sulla violenza sulle Donne intervento di Semper a Castelnovo Monti
Un momento dell'incontro castelnovese con l'intervento di Semper

CASTELNOVO NE’ MONTI (12 dicembre 2014) – “Contro la violenza sulle donne e il femminicidio è giunto il momento di mobilitarsi partendo dalle nostre case: è un diritto opporvisi in ogni modo” ne è convinto Luciano Semper, segretario generale dei pensionati Cisl di Reggio Emilia che così commenta il raddoppio dei casi noti al Distretto di Castelnovo ne’ Monti di donne che chiedono aiuto ai servizi , che escono di casa a seguito di violenza. Un dato che è emerso in una recente giornata promossa da Fnp Cisl Reggio Emilia, Cisl Reggio Emilia, Coordinamento donne “Le idee che si realizzano”.

“Denunciamo oggi come sindacato – aggiunge Doris Salardi, responsabile del Coordinamento Donne Fnp Cisl di Reggio Emilia – la deriva che la società odierna sta prendendo nei confronti delle donne. Come organizzazione sindacale è nostro dovere tutelare i diritti della persona e la violenza sulle donne è un chiaro esempio di violazione di questi diritti. Perciò la nostra federazione e in particolare il coordinamento donne Fnp-Cisl si sta muovendo per sensibilizzare le persone alla tematica”.

Sempre più sono i casi di femminicidio in Italia, 179 solo nell’ultimo anno come evidenziato da Maria Luisa Muzzini, direttrice del Distretto Socio-Sanitario dell’Ausl a Castelnovo ne’ Monti, nella sua relazione sulle modalità di contrasto alla violenza di genere. “Il vero problema però è il silenzio. La cosa più difficile per una donna è denunciare gli atti di violenza di cui è vittima in prima persona e chiedere aiuto agli operatori sociali, sanitari e alle associazioni che si impegnano in questo contesto”.

“La prevenzione è il primo punto – aggiunge la dottoressa Muzzini – e la costruzione di una rete socio sanitaria di accoglienza è fondamentale: dal 2009 abbiamo iniziato a costruire un percorso formativo che coinvolgesse operatori sanitari, sociali, forze dell’ordine e polizie Municipali, un percorso di lavoro condiviso per fornire agli operatori della rete gli strumenti indispensabili per saper cogliere i segnali anche indiretti di questo fenomeno, per saper ascoltare ed accogliere la donna, renderla consapevole degli strumenti a disposizione per affrontare il problema e per  sensibilizzare la popolazione locale sul tema delle violenza alle donne. Dai primi incontri abbiamo preso atto di quanto, anche per gli operatori e i professionisti, fosse difficile riuscire a cogliere i segnali indiretti, non conclamati di una possibile violenza, per questo abbiamo previsto fin dal 2010 un primo corso di formazione e dal 2011 abbiamo costituito nell’ambito dei Piani pluriennali di Zona un  tavolo di lavoro socio-sanitario strutturato che portasse alla costruzione della rete di accoglienza per il territorio montano, portando gli operatori a sentirsi parte della rete. Da questo tavolo è scaturito un programma congiunto distrettuale che ha nelle sue priorità quelle di fornire alla donna informazioni corrette sulla rete dei servizi, fornire supporto alle vittime su possibili azioni legali da intraprendere e creare una rete di accoglienza per accompagnare la donna nell’uscita da casa. Le donne assistite dalla nostra rete del Distretto montano sono passate da 13 nel 2009 e 2010 a 26 nel 2012 e 2013. Questo incremento ci fa dire che avevamo bisogno di affrontare il tema, alzare la tenda di silenzio, rendere i nostri professionisti ‘capaci di vedere’ i primi segnali anche indiretti di un problema di cui emerge solo la punta dell’iceberg, problema che è il segnale di una criticità che purtroppo si evidenzia nella nostra società”.

“Il passo successivo, che stiamo intraprendendo con le scuole, ma che dovremo sviluppare fin dai primi momenti educativi, sono gli incontri di prevenzione. Occorre ricostituire una ‘Comunità educante’, che faccia del rispetto della persona umana il proprio fondamento, senza discriminazioni di genere, lingua, religione. opinioni politiche,… una comunità che renda vivo e reale il riconoscimento dei diritti già sanciti dalla nostra Costituzione”.

L’Associazione “Non da sola” presente all’incontro ha evidenziato i numeri in continua crescita dell’accoglienza nella Casa delle Donne di Reggio che gestisce in convenzione con il comune di Reggio Emilia  e l’Ausl di Reggio Emilia n. 300 donne accolte quest’anno con un sensibile aumento delle richieste ogni anno, che porta gli operatori a riflettere su quanto ancora si possa fare per far emergere il problema della violenza di genere.