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San Valentino, 50 sfumature e fatti di cronaca, una riflessione

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Dal film "50 sfumature di grigio" ora nelle sale

Cioccolatini e stereotipi. "Io che non vivo senza te", canzonette che inneggiano all'amore.

San Valentino festa degli innamorati. Amore o business?

Le sfumature (il film appena uscito proprio in questi giorni, tratto dal noto romanzo "50 sfumature di grigio") sbancano i botteghini. Tutte al cinema a sospirare per Mr. Grey, il protagonista del best seller che ha venduto più di Harry Potter. La storia parla di questo bello e dannato che coinvolge una giovane fanciulla in improbabili giochi erotici ai confini con il sado-maso. La trama è da romanzetto rosa, condito con appunto varie nuances noiososissime, stereotipate. Ma che ha avuto il potere di incuriosire e portare alla luce una modalità meno coreografica ma esistente a livello psicologico: la sottomissione.

Le note di San Remo appena terminato inneggiano testi sull'amore in tutti i colori invece. Sullo sfondo i fatti di cronaca della Milano bene riecheggiano sinistri: i fidanzati che sfigurano "per gioco" con l'acido muriatico giovani ignari che al mondo possa esistere tale follia.

Proviamo a riflettere.

Le 50 sfumature sdoganano nel grande pubblico una modalità relazionale disfunzionale, dove si delega la responsabilità di me a te. Sogno di molte donne dipendenti affettive. Alla base c'è la de-responsabilizzazione della donna. "Occupati tu di me" è il pensiero sottostante, silenzioso, a volte urlato e preteso .

Lo psicopatico che ha coinvolto la sua ragazza a sfigurare con l'acido altri è malato mentale. Ce ne sono. Ce ne saranno. Va processato e adeguatamente curato, come una cellula sociale pericolosa, deviata.

E ghiaccia il cuore lei, la fidanzata: con la sua fragilità e bisogno di "amore" si lascia trasportare agli inferi in una folie-à-deux. La malattia nostra, in quanto donne, qui, è la vulnerabilità patologica. E ancor peggio il cercare di fuggire da tale fragilità.
Si cerca di tamponarla con amori finti, con la schiavitù affettiva e psicologica. Perché quella donna non esiste, e non esisteva in sé, non percepisce se stessa se non in funzione di.

Altrettanto, in modo romanzato, coreografico e stereotipato, la protagonista delle sfumature.

Non è presente a se stessa. Non ha una sua identità se non c'è LUI. 

E' necessario lavorare CON le donne in un percorso di consapevolezza profonda, piuttosto che demonizzare, analizzare, mettere sotto i riflettori lo psicotico che va curato e seguito dalle agenzie apposite.

L'educazione all'affettività va fatta a scuola, in famiglia, sui media. Per insegnare alle donne, alle persone (ci sono anche molti uomini succubi e dipendenti, che non esistono senza), che si può tenere la schiena dritta senza appoggiarsi.

Il terrore di essere invisibili rende, in questi casi, le donne prede di chi le illude di essere viste. Uno dei tanti messaggi sull'argomento in uno scambio di opinioni:"Ho visto le sfumature. Ho pensato alla mia storia. Io voglio esserci per me, non fare quello che dice lui, appesa, senza volto. In attesa di esistere solo se lui c'è."

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