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“C’è più Appennino nel mondo che in Appennino stesso”

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Parco“C’è più Appennino nel mondo che in Appennino stesso”. E’ partito da questa riflessione - forse un po' da spiegare - il dibattito "Cets e trasferimento di buone prassi per un turismo di ritorno sostenibile" che si è svolto mercoledì 9 aprile scorso nel Parco dell’Appennino lucano. Al centro del dibattito il confronto con l’esperienza realizzata nel Parco dell’Appennino tosco-emiliano, il cui presidente, Fausto Giovanelli, ha presentato le attività svolte in otto anni di progetto "Parco nel mondo" sul fronte dell’animazione territoriale volta a favorire un’offerta turistica rivolta ai tanti emigranti sparsi nel mondo, valorizzando le radici culturali dell’Emilia-Romagna e della Toscana.

Il crinale appenninico, da nord a sud, ha subito nel corso di tutto il ’900 un forte processo di spopolamento, ma oggi il tema dell’immigrazione da punto di debolezza può essere promotore di un grande motivo di sviluppo. Il turismo di ritorno rappresenta per gli Appennini un’opportunità reale con un bacino di potenziali turisti enorme. Un target questo fortemente motivato.

“L’Appennino manca di grande attrazioni turistiche e sicuramente non ha l’appeal delle città d’arte come Roma, Venezia e Firenze – spiega il presidente Giovanelli – ma la scelte di visitare la terra d’origine, propria o della famiglia, è sicuramente un fattore competitivo molto forte. Un viaggio sul crinale diventa un’esperienza emozionale e uno scambio con chi è rimasto valorizzando cultura, territorio e paesaggio. Non è quindi un turismo 'mordi e fuggi', ma un percorso per recuperare l’identità e ritrovare la propria comunità”.

Proprio per queste il turismo di ritorno può essere un punto nodale nelle strategie dalla Carta europea di turismo sostenibile, così come ha sottolineato durante il convegno il presidente del Parco nazionale dell’Appennino lucano Domenico Totaro.

Per capire quanto questi flussi siano importanti basta dare un’occhiata alle prenotazioni per Expo 2015. I dati stimati indicano che i primi a manifestare interesse a venire in Italia in occasione dell’Esposizione universale di Milano siano proprio le comunità di discendenti di italiani.

“Indovinate chi, in occasione dell’Expo, verrà nel nostro Appennino? – prosegue Giovanelli – Per ora con certezza abbiamo segnali e contatti concreti solo da emigrati o loro discendenti. Grazie alla rete realizzata dal progetto 'Parco nel mondo' sappiamo che nel corso dell’anno verranno un gruppo di Montevideo, Uruguay, originari della Toscana e organizzati da una cittadina affettiva del Parco nazionale con radici a Filattiera; un gruppo del Rotary Club di Rio de Janeiro, in questo caso il promotore è un 'ambasciatore' del Parco originario di Sologno; un gruppo di originari dall’Emilia-Romagna e residenti a Buenos Aires. Inoltre un altra cittadina affettiva e scrittrice di Melbourne, con casa vacanze a Caprignana in Garfagnana, dal mese di maggio inizia ad ospitare gente da tutto il mondo per soggiorni in Toscana e visite nelle città d’arte e a Expo”.

All’iniziativa del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano sostenute dalle Regioni Emilia-Romagna e Toscana guarda con attenzione Aldo Berlinguer, assessore all’ambiente, territorio, infrastrutture della Basilicata, che ha concluso il convegno sottolineando la necessità di impegnarsi a sostenere progetti simili a "Parco nel mondo" in tutto l’Appennino.

 

1 COMMENT

  1. Più che chiederci chi verrà sarebbe berne domandarci perché le genti d’Appennino continuano a dover andare via. Se non riusciamo a fare qualcosa per fermare lo spopolamento le visite in Appennino saranno solo commemorazioni in ricordo di un popolo che non c’è più.

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini