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E’ un Appennino straordinario: farfalla rara scoperta dalle GGEV

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Mnemosine
Mnemosine

I volontari del Raggruppamento da anni sono impegnati in ricerche sulla fauna  in diverse zone del nostro Appennino.

In questa epoca storica, in cui la ricerca scientifica  non è una priorità, il volontariato può diventare un supporto per chi la scienza la vive anche come una passione: il dott. Massimo Gigante, GGEV,  è ormai un esperto riconosciuto di fauna cosiddetta "minore", cioè anfibi, rettili, invertebrati ecc, e svolge le sue importanti ricerche anche come volontario, aggregando un gruppo convinto di volontari GGEV che lo accompagnano in esplorazioni diurne e notturne, in torrenti, grotte, sassaie o prati di montagna. Ricordiamo Giuseppina Schenetti, Lorena Lugari, Antonio Manini, ma anche Alma Armini, Lorenzo Benelli, Ezio Paolini, Enrico Biagini.

Ecco quindi che martedì scorso,  9 giugno,  Massimo Gigante, in trasferta da Reggio,  e Remo Prati, di Toano, hanno individuato, in una zona montana del comune di  Villa Minozzo, proprio nella prateria sommitale del monte, (che non viene citato per evitare disturbo alla specie) almeno 4 esemplari di Mnemosine, da pochissimo sfarfallati.

Ecco le foto della farfalla scoperta : Mnemosine (Parnassius mnemosyne L.), specie parente stretta del più comune Apollo (Parnassius apollo L.). Entrambe sono lepidotteri diurni appartenenti alla famiglia Papilionidae.

Parte del gruppo in  ricerca
Parte del gruppo in ricerca

Le foto sono state subito mostrate all’entomologo e studioso di lepidotteri Fernando Menozzi che ha esultato per l’importante ritrovamento e si è congratulato per la preziosa scoperta! Assieme alla Mnemosine sono stati fotografati anche altri lepidotteri molto rari e poco comuni, come ad esempio il bel geometride Pseudopanthera macularia che non era ancora stata rinvenuto nel reggiano. Si tratta della prima segnalazione certa per la nostra provincia di una specie rara a livello regionale e particolarmente protetta dalla legge sulla fauna minore.

La farfalla Mnemosine si distingue dagli altri Parnassius della fauna italiana per l’assenza di ocelli rossi sulle ali e per la minore apertura alare. Le  ali sono bianche con alcune macchie nere; le nervature sono nere.

Compie una sola generazione all’anno e i suoi bruchi neri con macchie laterali gialle si sviluppano su piante selvatiche del genere Corydalis (fam. Papaveraceae). Le pupe sono nascoste al suolo, fra i detriti, e si rinvengono in aprile-maggio; gli adulti sfarfallano in maggio-luglio.

E' una specie talmente rara da essere "assolutamente protetta" dalle norme comunitarie quali la Convenzione di Berna e la direttiva"habitat" 92/43 della Comunità Europea, oltre che dalla legge regionale sulla tutela della fauna minore.

E’ minacciata dai collezionisti per la sua rarità, ma soprattutto dalla scomparsa del suo habitat, ovvero le praterie e i pascoli di alta quota a causa del progressivo avanzamento degli arbusteti e delle aree boscate, anche per l'abbandono del territorio.

E' evidente la grande importanza dei prati di montagna per la protezione della biodiversità, poichè in  questi ambienti di  praterie si possono trovare erbe ed invertebrati speciali. Pertanto si potrebbero prevedere anche interventi di supporto e mantenimento della gestione forestale ed agricola tradizionali, quali lo sfalcio periodico delle erbe ed il pascolo estensivo, che permettono la corretta successione delle erbe spontanee dei prati.

Siamo orgogliosi che il nostro territorio abbia custodito fino ad oggi  questa rarità  e che i nostri volontari l'abbiano (ri)trovata. Inoltre ci fa riflettere il suggestivo significato del  nome di questa farfalla, "Mnemosine", che nella  mitologia greca era la personificazione della "memoria" ed era considerata addirittura la dea madre delle nove muse.

5 COMMENTS

  1. Ho vissuto a Roncopianigi (borgata di Febbio) per 10 anni, nelle innumerevoli passeggiate ai “Prati di Sara”, o sul crinale del Cusna, mi è capitato di osservare questa farfalla che però io pensavo fosse l’Apollo che si trova comunemente sulle Alpi (Trentino Alto Adige). Interessante sapere che invece si tratta di una rarità. Complimenti al gruppo GGEV.

    (Mauro)

    • Firma - Mauro
  2. E’ una splendida notizia per chi ama veramente la natura e, per veramente, intendo rispetto e cura, non: vietato tutto. Nell’articolo una delle cause della rarità è la scomparsa del suo habitat, non deturpato dall’uomo, bensì dalla mancata cura, dall’abbandono dei terreni montani da parte dell’uomo. Chi continua a resistere in montagna e tenta di sopravvivere, nonostante vengano tolti importanti presidi pubblici, ne è ben consapevole (ognuno può elencare tutto quello che ci è stato tolto con la scusa della scarsa popolazione). Tranne da chi poi si lamenta del degrado idrogeologico del territorio e dalle esondazioni a valle (e ripeto a valle). Saluti da un montanaro convinto, che ringrazia di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questa, a mio avviso, meravigliosa scoperta.

    (Commento firmato)

    • Firma - commento firmato
  3. “Il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano esprime grande soddisfazione nell’apprendere la notizia del ritrovamento di alcuni esemplari appartenenti alla specie Parnassius mnemosyne da parte del gruppo di volontari afferenti alle GEV di Reggio Emilia coordinati da Maria Luisa Borettini. Parnassius mnemosyne è infatti un lepidottero ricompreso nell’allegato IV della Direttiva Habitat, che elenca specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa, del quale non si avevano recenti segnalazioni in questa porzione di Appennino settentrionale. Un’altra bella notizia che interessa il nostro Appennino e in controtendenza rispetto ad un contesto generale decisamente preoccupante sul fronte della perdita di diversità biologica. Secondo un recente rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), le farfalle di prateria sono infatti diminuite in tutta Europa del 50% in questi ultimi 20 anni. La diminuzione del numero di questi lepidotteri è preoccupante perché queste farfalle sono considerate indicatori di biodiversità e della salute generale degli ecosistemi e dalla quale dipendono molti servizi ecosistemici particolarmente utili all’uomo. Per questo motivo, con l’obiettivo di indagare il fenomeno della rarefazione degli insetti e soprattutto di creare le condizioni affinché alcune specie di insetti rari e protetti possano continuare a svolgere il loro importantissimo ruolo negli ecosistemi di foresta ed aquatici, il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, nei prossimi cinque anni, si impegnerà insieme alla Regione Emilia-Romagna in un importante progetto Europeo per la conservazione della diversità ecologica. In attesa della conferma della segnalazione, vogliamo pertanto complimentarci con Massimo Gigante e Remo Prati per il loro impegno pluriennale sul fronte dell’implementazione delle conoscenze sulla presenza di specie rare e minacciate nell’Appennino tosco-emiliano, la cui importanza e contributo alla conservazione della biodiversità è stato recentemente sancito anche dall’Unesco con l’inserimento di una ampia porzione di territorio nella rete delle riserve della biosfera (MAB Unesco).

    (Willy Reggioni, Parco nazionale Appennino)

    • Firma - WillyReggioniParconazAppennino
  4. E’ un Appennino straordinario: senza strade, senza servizi, senza lavoro, con paesi e borgate fantasma (ma nel Parco e con il riconoscimento Mab Unesco, quindi…), con l’ospedale che si ridimensiona, con acqua piovana dentro scuole e palestre, con associazioni di volontariato e sportive lasciate al proprio destino, ecc. ecc. Ma con la farfalla rara tutto ciò passa in secondo piano… fantastici!

    (P.F)

    • Firma - p.f
    • Sino a quando ci sarà qualcuno in grado di accorgersi che qualcosa di bello c’è ancora, ci sarà speranza anche per l’Appennino. Il problema purtroppo non è il ritrovamento della farfalla rara ma nel non aver saputo e non saper cogliere le opportunità che il nostro territorio ci offre, sicuramente come amministratori ma anche come gente.

      (Antonio Manini)

      • Firma - AntonioManini