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Franca Giansoldati a Casina

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Selfie con il Papa
(Selfie con il Papa)

A leggere certe pagine di storia verrebbe da dire che gli uomini sono più bravi a commettere crimini che a inventare parole, ci sono avvenimenti tanto crudeli da non riuscire a dar loro un nome. Così è per una distruzione talmente massiccia ed efferata da essere chiamata Metz Yegern, il grande male. Ci riferiamo al dramma degli Armeni, dimenticato per un secolo e riportato all’attualità proprio dal centenario. Franca Giansoldati, vaticanista del Messaggero, autrice del libro “La marcia senza ritorno. Il genocidio armeno” uscito qualche mese fa da Salerno editrice, ne parla oggi alle 18 a Casina all’aperitivo in biblioteca. Dopo il saluto del sindaco Gianfranco Rinaldi, Franca Giansoldati sarà intervistata da Giovanna Caroli. Chiuderà l’incontro l’aperitivo offerto da Casina Sport Village.

“La memoria non è uguale per tutti – esordisce Franca Giansoldati - Nel caso del genocidio armeno per esempio. Una pulizia etnica finita nel'oblio anche se sono trascorsi 100 anni. Eppure è stato uno dei capitoli più bui della storia del XX secolo. I fatti avvenuti tra il 1915 e il 1918 all'interno dell'impero ottomano sembrano essere stati dimenticati, quasi ignorati in Europa, persino sui libri di storia, liquidati in poche righe. Eppure il massacro di un milione e mezzo di persone – un massacro stabilito a tavolino, frutto di un piano politico premeditato da parte dei Giovani Turchi– di fatto ha anticipato le modalità della Shoah, durante la seconda guerra mondiale. Hitler nel 1939, parlando ai vertici del terzo Reich, esponeva il piano di sterminio degli ebrei, dicendo: “Chi si ricorda più di quello che accadde agli armeni?” Ancora oggi, a distanza di un secolo, la parola genocidio per definire le stragi armene resta tabù. La Turchia continua a negare quei fatti, anche se con l'apertura degli archivi vaticani, è ormai impossibile non riconoscere l'enormità di un progetto che portò alla morte un intero popolo. Il piano prevedeva deportazioni di massa, uccisioni di interi villaggi, stermini, decapitazioni di bambini, stupri come arma di guerra, esecuzioni sommarie, fino all'obbiettivo finale: la cancellazione della minoranza cristiana all'interno dell'Impero Ottomano. Negli archivi vaticani dell'epoca sono stati conservati i rapporti diplomatici, le lettere di supplica al Papa di allora, Benedetto XV (l'unico sovrano europeo che alzò la voce per fermare il folle progetto), le missive dei missionari testimoni oculari di quello che accadeva in tante regioni ottomane, relazioni di vescovi, comunicazioni con gli altri governi, appelli di tante vittime. I testimoni hanno descritto deportazioni, file di armeni costretti ad incamminarsi verso il deserto senza acqua e senza cibo. Morivano così. Nella zona di Deir Es Zor, oggi territorio siriano, ogni tanto emergono ancora crani, tibie e poveri resti di vecchi e bambini morti 100 anni fa. Un milione e mezzo di persone sterminate nell'arco di un anno”.

Il libro "La marcia senza ritorno. Il genocidio armeno" è frutto di documenti inediti raccolti da Franca Giansoldati, che ha avuto accesso a preziose fonti di informazione. La marcia senza ritorno contiene una ricostruzione minuziosa di quegli anni. Dall'inizio del genocidio fino all'accordo politico internazionale per non parlarne più, frutto del trattato di Losanna del 1923. Una grande massa di informazioni che la penna della scrittrice riesca a comporre in un’opera di facile letture che risponde perfettamente all’intento divulgativo.

Dimenticare è come perdere consapevolezza di chi si è. Dimenticare un fatto così radicale e malvagio è una operazione di annientamento. Aveva ragione Elie Wiesel, nobel per la Pace, ebreo scampato ai campi di concentramento nazisti, quando diceva che negare un genocidio è come rendere perfetto un delitto. Tacere non fa mai bene” - conclude perentoria Franca Giansoldati.

Casinese di origine, Franca Giansoldati frequenta le superiori a Castelnovo ne' Monti quindi si laurea in Storia contemporanea, all’Università di Scienze politiche di Bologna. Ancora studentessa diventa collaboratrice esterna prima della Gazzetta di Reggio e poi del Resto del Carlino. Nel 1991 vince una borsa di studio alla Adnkronos, a Roma dove rimane fino al 2000 poi con altri 5 giornalisti e Lucia Annunziata fonda una propria agenzia di stampa l’APBiscom (poi diventata Apcom e ora TM News). Nel 2005 passa all’Ansa. L’anno dopo si sposta a ‘Il Messaggero’ dove lavora tuttora. Nel 2013 ha vinto il Premio Internazionale di Giornalismo di Ischia per il migliore reportage sull'elezione di papa Francesco. Nel 2014 diventa famosa come la prima donna che ha intervistato il Papa. Tra i libri di Franca Giansoldati ricordiamo: "Il demonio in Vaticano. I Legionari di Cristo e il caso Maciel" 2014; "Apocalisse: la profezia di Papa Wojtyla" 2001.