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Castelnovo primo “Comune Mafia Free” in Italia

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20150919_120256Castelnovo ne’ Monti è da questa mattina il primo comune “Mafia free” in Italia. Alla presenza del prefetto di Reggio, Raffaele Ruberto, Dario Vassallo presidente della “Fondazione Angelo Vassallo”, Laura Caputo presidente dell’associazione antimafia RES di Modena e Reggio Emilia e Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, il sindaco Enrico Bini ha ricevuto in municipio, al termine di un incontro molto interessante e davvero profondamente sentito, questo importante riconoscimento ma anche impegno che costituirà una linea guida per le attività amministrative nei prossimi anni. All’incontro hanno partecipato diversi cittadini ed anche studenti dell’istituto Cattaneo Dall’Aglio, che si aggiungono alle tante persone che venerdì sera hanno assistito al primo atto della due giorni sulla legalità al teatro Bismantova.

La consegna simbolica di questo riconoscimento nato per cercare di costruire una rete di Comuni virtuosi ed amministratori che collaborino per fare barriera contro le infiltrazioni criminali, ha rappresentato oggi il momento conclusivo della “due giorni”.

Alla serata di venerdì avevano preso parte Vassallo e la Caputo, ma anche Elia Minari coordinatore dell’associazione Corto Circuito, Sabrina Pignedoli giornalista reggiana minacciata per le sue inchieste sulle famiglie vicine alla mafia sul territorio provinciale. Proprio le inchieste condotte da Corto Circuito, attraverso anche la proiezione di video, hanno rappresentato il filo conduttore della serata condotta dal vice sindaco Emanuele Ferrari, una serata che ha da una parte sottolineato la presenza ormai manifesta di infiltrazioni e connivenze nel territorio reggiano, ma dall’altra ha dato anche un segnale importante di risposta, nel non voltarsi, nel reagire e non piegarsi alla paura.

Un atteggiamento giusto, da mantenere con coraggio, come ha rimarcato ulteriormente il prefetto Ruberto questa mattina. “La vecchia immagine del mafioso con coppola e lupara se vogliamo era rassicurante, perché si identificava subito. Oggi le mafie dimostrano capacità di adattamento e adeguamento, e nel nord Italia ci sono zone di radicamento consolidato delle cosche. Bini, che si espose in prima persona già diversi anni fa per denunciarne la presenza in Emilia, fu inizialmente considerato un visionario, così come per certi versi fu considerata il prefetto De Miro, di cui oggi continuo il lavoro: in 9 mesi ho disposto circa 13 – 14 interdittive, che si aggiungono alle decine in tre anni di lavoro del mio predecessore. L’antidoto contro queste infiltrazioni deve essere la cultura e l’impegno dei giovani. Cultura non solo intesa come conoscenza, ma anche come rispetto, volontà di non cedere ad atteggiamenti di prevaricazione, bullismo, affermazione violenta della propria personalità, convinzione che il successo va perseguito con scorciatoie e astuzie. Oggi sono qui per affermare che gli amministratori che si impegnano per la legalità non sono soli e hanno tutto il nostro appoggio”.

Sul significato del riconoscimento di Comune “Mafia free” Vassallo ha invece spiegato: “Non si tratta di un traguardo, ma di un punto di partenza, di un percorso nuovo, anche economico e amministrativo. Sicuramente concordo sul fatto che la cultura sia l’arma vincente del nostro operare, così come lo era mio fratello Angelo (assassinato 5 anni fa in un agguato camorristico di cui ancora le indagini non hanno individuato esecutori e mandanti, ndr). In questa battaglia l’energia dei giovani è essenziale, mi rivolgo a loro e gli chiedo di impegnarsi e stare attenti. Ad Enrico Bini preannuncio che la legalità è un impegno che costa in termini di fatica, economici, di sacrificio: per portarlo avanti avrà bisogno degli altri sindaci. La tentazione alla sottovalutazione di certi episodi e fenomeni c’è sempre: anche a Pollica, il comune di cui Angelo è stato sindaco, si guarda con fastidio al fatto che sia stato vittima di un agguato di camorra. Basta dire che il suo successore per il 5 settembre, giorno dell’anniversario dell’omicidio per ricordare il quale ci sono state manifestazioni in tutta Italia, ha organizzato in paese la sagra del pesce”.

Dei rischi di sottovalutazione delle infiltrazioni ha parlato anche Calleri: “Le forme mafiose contemporanee sono subdole e insidiose. Anche questo territorio corre dei grossi rischi, la presenza del clan Grande Aracri è certificata e molto pericolosa, perché è un clan forte e anche moderno nei suoi modi di operare, e qui c’è stata una sottovalutazione delle infiltrazioni negli anni passati sia da parte della politica che della società civile. Lo dico con il cuore che piange perché ho sempre guardato all’Emilia come a un modello. Avete però la fortuna di avere un prefetto attento e che non sottovaluta alcun segnale, il secondo dopo la De Miro, e non è così in tutta Italia”.

Ha concluso Laura Caputo: “Mi riempie di orgoglio la partenza di questo percorso di individuazione di una rete di Comuni “Mafia free” e di avviarlo a fianco della fondazione Vassallo e della fondazione Caponnetto. Sulla difesa della legalità è essenziale fare rete tra istituzioni, perché la criminalità per sua natura invece lo fa sempre. Quando anni fa si cominciò a parlare di questi fenomeni a Reggio, su input di Bini, mi incuriosì proprio perché era l’unico a farlo qui, ma in realtà a Modena la Procura stava anche allertando gli amministratori sulla presenza di infiltrazioni in atto, segnali che non sono stati colti con la dovuta attenzione per ignoranza o cattiva fede. Solo attraverso collaborazioni e impegni trasversali oggi possiamo rispondere adeguatamente”.

L’essere Comune “Mafia free” presuppone l’adozione di una serie di norme che permettono di rendere difficile la presenza di infiltrazioni. Tra queste norme: non indire ove possibile bandi di gara al massimo ribasso, incrementare la partecipazione delle imprese locali, evitare scrupolosamente conflitti di interessi, non assumere persone condannate in primo grado per corruzione, abuso d’ufficio, concorso esterno e associazione mafiosa, non intrattenere rapporti commerciali con ditte rappresentate da persone con medesime condanne, agevolare i locali che rifiutano macchinette slot e ostacolare l’apertura di negozi “compro oro”, promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti, offrire la massima collaborazione alla Prefettura e alle forze dell’ordine.

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