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Maria Dolens

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 Maria Dolens 3

Ricordare certe date ritengo, tutto sommato, che ci faccia bene. Almeno a noi che, forse senza cognizione di causa, ne abbiamo vissuta qualcuna importante.

La prima guerra mondiale era appena terminata. I bilanci? Una catastrofe! Pareva che la morte, ormai, prevalesse su tutto. Case, famiglie, vite distrutte. E il motivo? La gente non lo trovava. Non c’era una giustificazione valida! Certo, c’erano in ballo l’onore della nazione ancora giovane, dei territori da “redimere” dal dominio straniero, ma quella carneficina era proprio necessaria? Non si poteva evitare? Ce lo chiediamo ancora oggi. Senza una risposta.

E certamente se lo chiedeva don Antonio Rossaro, un parroco di quelli alla buona, senza tante pretese di carriera, che abitava dalle parti di Rovereto. Voleva che quelle morti non fossero vane. Bisognava trasmettere il loro monito a tutta l’umanità. Mentre meditava giunse, tenue, il richiamo dell’Angelus. Era questa la risposta che aspettava: il suono della campana poteva superare tutte le barriere e unire in un’unica aspirazione i martiri di tutte le nazioni.

Una intuizione stupenda! Una campana che, ogni sera, all’imbrunire, diventasse la voce di tutti i caduti, la voce delle mamme, il ricordo di chi non era potuto tornare a casa. Di fronte alla morte non conta la bandiera. Resta solo quella della sconfitta. Per tutti. Ogni guerra è una catastrofe. Quella del 15/18 era stata una tragedia: aveva coinvolto anche i civili, i poveri, gli inermi, da ogni parte del fronte, di qua e di là dalle barricate. Si poteva tentare un gesto di affratellamento, al di sopra di ogni confine, a livello di esseri umani?

Don Antonio inizia una ricerca febbrile: una campana fusa col bronzo dei cannoni, di quei cannoni che avevano seminato la morte, offerti da tutte le nazioni che si erano combattute, ben 19. E arrivò il bronzo, da tutte le nazioni. Si individuò anche ove collocare la campana.

Dice la cronaca: “La campana venne fusa a Trento dalla fonderia Luigi Colbacchini nel 1924 e, una volta trasportata a Rovereto, venne collocata sul torrione Malipiero del castello di Rovereto. La realizzazione del modello fu affidata allo scultore Stefano Zuech che la decorò con un bassorilievo di impostazione neoclassica”.

 

Il torrione Malipiero

Ma anche la vita della campana doveva essere tormentata, come la voce di sofferenza che essa trasmetteva. Il suono non soddisfaceva gli organizzatori della iniziativa. Perciò nel 1938 si decise per una nuova fusione, questa volta a Verona, presso la fonderia Cavadini. Nuova delusione: la campana, appena sfornata, non aveva il timbro desiderato. E avanti, allora, con una nuova fusione della campana (1939). L’anno successivo, finalmente, la campana parte da Verona per raggiungere Rovereto (26 Maggio 1940).

Per la partenza da Verona era stata programmata una grande cerimonia, ma don Rossaro subodorò che si sarebbe trasformata in un celebrazione del fascio, e in un plebiscito per accattivarsi l’adesione della gente alla guerra che stava maturando. Ciò snaturava lo scopo della campana stessa. Fu possibile evitare tante esternazioni. Comunque tutto il viaggio fu poi un tributo verso la nuova campana, scortata dai soldati lungo il tragitto. La ricollocazione però non poté avere luogo, e fu possibile solo dopo la fine della seconda guerra, nel 1946.

Maria dolens n° 2

Viaggio della seconda campana da Verona a Rovereto

Nel proprio diario don Rossaro commentava: ….”Quindi la Campana dei Caduti lasciò Verona per incontrare lungo tutto il percorso verso Rovereto continue e festose accoglienze. Attraverso le varie borgate e paesi  si fecero grandi accoglienze alla Campana dei Caduti. Molto di più se ne avrebbe fatte se il popolo non fosse stato depresso e funestato dal terror della guerra imminente, da continue chiamate alle armi. Ovunque la Campana si fermava, si sentiva sempre questa frase: “Forse suonerà per mio figlio!” Grandiosa accoglienza ad Ala: banda, drappi alle finestre, folla imponentissima. Si calcolano 4000 persone! A Lizzanella: drappi alle finestre. Tutta la notte fu piantonata da soldati”.

Ma ancora non finisce qui. Da quel torrione, dopo il 1946, la campana continuò a spandere i suoi rintocchi fino al 1955 quando una incrinatura costrinse ad un intervento di ripristino. Che durò fino al 31 Agosto 1960, quando una nuova incrinatura l’ammutolì nuovamente. E ricomincia il calvario. Questa volta a prendersi cura della campana sono i Lions d’Italia. E da allora la storia della campana ci tocca da vicino, perché come fonderia fu scelta quella del Cav. Paolo Capanni di Castelnovo ne’ Monti.

Furono quattro gli anni di lavoro prima che la nuova campana fosse pronta. Dal punto di vista tecnico ricordiamo che la nuova campana è ancora più grande delle precedenti, ha un peso netto di 22,639 tonnellate, ha un diametro di 3,21 metri, ed è alta 3,36 metri. Il peso del ceppo è di 10,3 tonnellate, e il battaglio di 0,6 tonnellate. Si tratta di una campana definita “a battaglio cadente”, e la nota musicale corrisponde al Si bemolle. È la quarta campana al mondo per peso tra quelle che suonano a distesa. La prima è in Giappone (36 t.), la seconda a Newport (USA – 33 t.) e la terza nel duomo di Colonia (Germania – 24 t.).

Il 24 ottobre 1965 la campana partì da Castelnovo verso Roma, destinazione piazza S. Pietro, dove giunse il 31 ottobre per la benedizione da parte di Papa Paolo VI.

Maria dolens nuova

Il Cav. Capanni parte per Roma con la Maria Dolens (24 – 10 – 1965)

Ma la nuova campana non poteva essere collocata sul torrione a causa delle maggiori dimensioni e peso. Il consiglio di Reggenza del’Opera Campana dei Caduti decise allora di collocarla sulla collina Miravalle, su un supporto creato a posta, all’interno di una struttura aperta, a forma di anfiteatro.

Maria dolens attuale

Da 55 anni la campana continua ad inondare la valle dell’Adige coi suoi rintocchi. Ha trovato la posizione giusta e l’intonazione gradevole. Qualcuno che legge questi appunti forse era a Castelnovo quel 24 Ottobre del 1965. Io mi trovavo lontano, ma un mio zio mi rese partecipe con una cartolina che riproduceva la campana, sul cui retro con una semplicità disarmante, si diceva: Da una lieta festa. Da Rovereto il suono della Maria Dolens difficilmente potrebbe raggiungere Bismantova. Si può sognare però! Ad esempio, che il vento di settentrione scenda ad accarezzare la grande Pietra accompagnato dai rintocchi della Maria dolens.

 

8 COMMENTS

  1. Quell’ottobre 1965 abitavo già a Castelnovo ne’ Monti ed avevo 11 anni. Ho un ricordo netto di quella grossa campana caricata su un enorme “camion” (così noi bambini chiamavamo quel lungo mezzo di trasporto) parcheggiato in piazza Martiri della Libertà vicino al bar Magnani (a quei tempi non ancora ABM). Non ricordo le altre scuole ma le insegnanti di tutte le classi elementari ci accompagnavano a vedere la Maria Dolens per poi spiegarci il significato e la storia e magari assegnarci anche qualche compito. Ricordo però molto bene lo stupore e la meraviglia di tutti nell’ammirare tale opera d’arte.

    (Paola Bizzarri)

    • Firma - (Paola Bizzarri)
  2. E’ un bellissimo pezzo quello del sig. Rabotti. Eravamo in piazza, grandi e piccini, anche i piccolissimi, a guardare ed accarezzare con lo sguardo e materialmente “quel gigante” che avrebbe rintoccato lontano da noi. Era una immensa emozione che invadeva tutti e nella piazza “del Magnani” la gioia sprizzava ovunque e soprattutto negli occhi del Cav. Capanni e del suo grande amico Antenore che a gran voce diceva: ci siamo riusciti, Cavaliere!”.

    (Commento firmato)

    • Firma - Commento firmato
  3. Una campana consegnata alla storia che ha dato gloria ad una fonderia e a tutta la nostra montagna.
    Detto questo ricordo di un fantomatico progetto di un museo della campana (http://www.redacon.it/2009/04/22/a-san-bartolomeo-di-villa-minozzo-riapre-il-museo-della-civilta-contadina-del-motti), vorrei chiedere all’amministrazione, che spesso risponde ai messaggi su Redacon, se è ancora in programma visto che potrebbe dare lavoro e creare un indotto. Una domanda: perché una ditta con un passato così illustre è così decaduta?

    (Io)

    • Firma - Io
  4. Quell’ottobre 1965 avevo quasi 7 anni e ricordo il saluto, con la scuola, alla campana in partenza per il Trentino. Non sapevo che all’università avrei fatto amicizia con una mia coetanea di Rovereto la quale, in quegli stessi giorni, avrebbe accolto Maria Dolens a Rovereto. Nell’ottobre 1994 andammo insieme ad onorare lei, ciò che simboleggia e la nostra amicizia.

    (MCG)

    • Firma - Cecilia
  5. Grazie a Savino e grazie a Paola che ci rendono partecipi, giovani e meno giovani, di un pezzo di storia – una bellissima storia – che va oltre gli orrori della guerra e riesce a posarsi lieve nel cuore che sogna un mondo migliore. E sa anche d’Appennino

    (Gabriele A.)

  6. Caro Savino, in quegli anni io ero ancora a Castelnovo e mi ricordo benissimo quando arrivò qui. Mi ricordo anche che a venire su dal Ponte Rosso ci vollero 2 camion perchè uno e basta non riusciva: bei ricordi. C’era tutto il paese in attesa dell’evento, bravo che lo hai ricordato. Ciao.

    (Confetti Corrado)

    • Firma - confetti corrado
  7. Grazie di cuore a tutti. Di solito navigo in acque calme, con molto meno contatti. Mi è sembrato che l’accostamento tra i cento anni dalla prima guerra e la fusione della campana dei caduti non fosse stata rilevata. Non mi aspettavo però un plebiscito. Di nuovo grazie a tutti.

    (Savino Rabotti)

    • Firma - Savino Rabotti