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Da Sassalbo vengono a Castelnovo ne’ Monti per la nascita dei loro figli

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Il punto nascite di Castelnovo ne' Monti offre, oltre a professionalità e sicurezza, anche molto comfort. Per questo una giovane coppia di albanesi che vive a Sassalbo da 12 anni ha scelto di far nascere qui nell’Appennino reggiano i suoi bimbi.

Si tratta di Selman Driza, 37 anni, collaboratore domestico, di sua moglie Kliema Sollakci, 24 anni, mamma a tempo pieno, e dei loro due gemelli appena nati, Sebastian e Samuel, venuti alla luce intorno alle 8,30 della mattina del 5 aprile scorso, nel capoluogo montano. È la seconda gravidanza che Kliema porta a termine nel capoluogo montano. Alla domanda “Perché Castelnovo ne' Monti?” hanno risposto entrambi che, oltre a essere il punto nascita più vicino (in alternativa quello di Massa a oltre un’ora e mezza di percorrenza), erano rimasti contenti del trattamento ricevuto quando è nata Giulia, la loro primogenita. “Qui mia moglie e i bimbi sono seguiti molto bene - dice Selman – e il cesareo è andato più che bene”.

Dopo la chiusura dei punti nascita di Fivizzano e Pontremoli è fondamentale che Castelnovo rimanga aperto. Alcuni dalla montagna preferiscono andare a partorire in pianura, come una donna di Villa Minozzo che qualche settimana fa è andata a Sassuolo, ma non è arrivata in tempo e ha partorito proprio nel parcheggio dell’ospedale. Spesso si va in pianura per stereotipi, si pensa che un ospedale più grande offra automaticamente un servizio migliore.

La coppia toscana, invece, nonostante le voci di una possibile chiusura del reparto montano, ha scelto il punto nascita di Castelnovo. E sottolinea: “Da casa nostra Reggio Emilia sarebbe troppo distante, se chiude qui le persone ci penseranno due volte prima di fare un figlio”.

E conclude dicendo che sicuramente, nel caso dovessero avere altri figli, li faranno nascere al Sant’Anna.

“Siamo in contatto con il Crest (che riunisce i vari comitati toscani per emergenza sanità) – precisa Nadia Vassallo del comitato “Salviamo le cicogne” –, e sappiamo che in Lunigiana dopo la chiusura del punto nascite di Fivizzano non è stato attivato il servizio di reperibilità del ginecologo e dell'ostetrica presso il pronto soccorso locale, lasciando di fatto scoperto il territorio da qualsiasi caso di emergenza ginecologica, tanto che il 3 aprile scorso si è verificato un parto improvviso con conseguenze tragiche per la piccola”.

“Le nascite registrate nei primi mesi del 2016 a Castelnovo ne' Monti – prosegue poi – sono un buon auspicio per il nostro punto nascita. Tragedie come quelle di Fivizzano sono conseguenza diretta dei tagli operati guardando ai numeri ministeriali sia di budget sia di statistiche e non alle reali esigenze di territori vasti e poco popolati come quelli montani. Il punto nascita deve continuare a funzionare”.

 

4 COMMENTS

  1. Salvare il punto nascite di Castelnovo è fondamentale… ma facendo forza su mille e più motivi senza screditare chi decide di partorire altrove…. facendo leva su questi esempi (donna che partorisce in macchina…) senza neanche sapere come si sono svolti i fatti diventa sempre più difficile appoggiare la causa, come se qualcuno si mettesse a screditare l’ospedale con esempi “negativi”. Lasciamo perdere, per favore….

    (Francesca)

    • Firma - Francesca
  2. Non solo i bellissimi Sebastian e Samuele insieme alla loro sorellina Giulia, ma un’intera generazione di giovani sassalbini (Anna Giulia, Viola, Emma, Nicol e tanti altri) è nata proprio nell’efficientissimo reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo. Per questo motivo auspichiamo che anche le istituzioni locali toscane (in primis il Comune di Fivizzano) si attivino contro la chiusura del reparto castelnovese che determinerebbe un grave danno non solo per i comuni emiliani del crinale ma per tutte le comunità del nostro Appennino!

    (Mamme di Sassalbo)

    • Firma - Mamme di Sassalbo
  3. Riporto dalla stampa quotidiana: “Con l’atto di indirizzo per il rinnovo delle convenzioni con medici e pediatri di famiglia, che sarà ufficializzato il 13 aprile dalla commissione Salute delle Regioni, il 118 ora rischia di andare in tilt. Il nuovo documento prevede la riduzione della continuità assistenziale dei medici di famiglia dalle 24 alle 16 ore al giorno. Questo significa che l’assistenza per le patologie minori nelle ore notturne, da mezzanotte alle otto di mattina, fino a oggi garantita dalla cosiddetta guardia medica (per di più a domicilio), domani dovrà contare soltanto sulle (poche) forze del servizio di emergenza-urgenza, già impegnato a gestire i codici rossi. La conseguenza sarà una contrazione delle risorse destinate agli interventi più gravi e un sovraccarico, improprio, dei pronto soccorso. Una riforma stabilita dalla legge Balduzzi che, avvertono i sindacati dei medici, creerà ulteriori disservizi”. Quindi, non solo la soppressione dei punti-nascita, non solo non si attiva l’emergenza ginecologica, ma verrà soppressa anche la guardia medica. Ancora sulla stampa quotidiana leggo: “Pil, cifre incerte. Ma stangata sicura su sanità e statali. Il DEF – Il governo ammette: ‘Stime sulla crescita a rischio ribasso’. Le tabelle mostrano: stipendi ancora bloccati e meno fondi al Ssn”. Dunque, che cosa dobbiamo aspettarci? Europa (cioè euro) significa più austerità, cioè più tasse e meno servizi.

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  4. “Infine, viene il Servizio sanitario nazionale. Il governo ha tagliato le Regioni, il cui budget è per 3/4 costituito dalla sanità: ci informa il Def che a febbraio, d’intesa coi governatori, “il fabbisogno del settore è stato ridefinito per 3,5 miliardi nel 2017 e 5 miliardi a decorrere dal 2018”. Per finanziare il Ssn nelle tabelle si prevedono dunque 113 miliardi nel 2017 e 114,9 a partire dal 2018: aumenti che non coprono neanche quelli dei prezzi sanitari. Spiega la Cgil: “Il risultato è che nel 2019 la spesa pubblica italiana in sanità crollerà al 6,5% del Pil, cioè sotto il livello di rischio per la salute indicato dall’Oms”.

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