Home Cronaca “Una ‘reunion’ degli anni di piombo”

“Una ‘reunion’ degli anni di piombo”

28
21

Riceviamo e pubblichiamo.

-----

(Il simbolo delle BR che ha percorso di "anni di piombo"
(Il famigerato simbolo delle BR che hanno insanguinato gli "anni di piombo")

Più che una serata tra amici per confrontarsi su quello che si è fatto "dopo", quella che è andata in scena al ristorante Da Gianni a Costaferrata di Casina mi sembra davvero una reunion degli anni di piombo. Una cosa che non dovrebbe succedere e tanto meno essere permessa. Se gli ex brigatisti che hanno scritto una delle pagine più drammatiche della nostra storia vogliono ritrovarsi come vecchi amici per raccontarsi quello che hanno fatto una volta usciti dal carcere sono liberi di farlo. Ma ritrovarsi in quel ristorante dove sarebbe nato non solo il simbolo ma l’intero movimento delle Brigate Rosse e chiudere la serata cantando l’"Internazionale" con il pugno alzato mi lascia perplesso.

Qui non si tratta di una manifestazione culturale o politica. O di un dibattito per spiegare i giovani che cosa sono state le Br e quale tremenda scia di sangue abbiano provocato. Questa è una reunion vera e propria. Allo stesso tavolo persone con un passato non proprio glorioso. E quel che è peggio è che tutto viene fatto passare nel massimo silenzio come se si trattasse davvero della cena di fine anno di un gruppo di liceali. Ma stiamo scherzando? Ma chi vogliamo prendere in giro? E’ proprio quando il popolo ha fatto finta di non vedere e di non capire quello che stava accadendo che sono successe le peggiori cose in Europa.

In diverse occasioni, anche recenti, Casina e i reggiani abbiano voluto prendere le distanze da ogni forma di violenza, di totalitarismo e dal pensiero tanto caro alle Br.

Per questo mi auguro che tutto il mondo politico voglia prendere le distanze da questa inaccettabile riunione e che in futuro ci si adoperi affinché eventi del genere non abbiano a ripetersi. La memoria di quello che sono state le Br è ancora fresca e non vorrei che qualcuno pensasse ora di ripercorrerne la storia.

(Gabriele Delmonte, vicecapogruppo della Lega nord; Lega nord Appennino reggiano)

 

21 COMMENTS

  1. Una messa per il Duce non tanto tempo fa é stata annullata, a detta dai media era una cosa che andava contro ogni regola, e adesso siamo qua a commentare una cena o una rievocazione di un passato sovversivo. Il brutto è che è successo in un locale pubblico. Ma come sempre la Storia, per tradizione più che per realtà, viene vista solo da una parte.

    (SS75)

    • Firma - (SS75)
  2. Riferendomi al primo commento, dobbiamo probabilmente prendere atto, con pragmatico realismo, che le nostre parole e condotte incontrano giudizi diversi a secondo del momento storico, di chi le pronuncia o le tiene, dell’indice di gradimento che riscuotono presso il “potere” di turno. Da ragazzo, per fare un esempio al riguardo, ho fatto in tempo a vedere scritto sui muri un motto, che credo risalisse agli anni Venti, e inneggiante all’agricoltura, ovvero alla presenza dell’uomo sulla terra, giustappunto per coltivarla, scritta che venne poi rimossa o cancellata verosimilmente perché ricordava e rappresentava quella stagione storico-politica. Oggigiorno, a ricordarci e rimarcare l’importanza della nostra agricoltura, capita di ascoltare o leggere parole che nella sostanza non si discostano molto da quel passato concetto, anche se espresse in maniera diversa, e che adesso, ovviamente e giustamente, non vengono censurate, anzi, il che mi sembrerebbe sostanzialmente confermare quanto sopra dicevo.

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  3. Vero che la Santa Messa è una “cena”, ma il paragone mi pare alquanto fuori luogo. La pubblicità a questo fatto (una cena tra cittadini con un loro passato ma, per quello che mi risulta, non in galera) la trovo forzata e inopportuna. Davvero non abbiamo altro di cui parlare?

    (Normanna)

    • Firma - normanna
  4. Vietare a dei cittadini liberi e non ricercati, benchè abbiano avuto un passato fuorilegge, di ritrovarsi a cena in un’osteria, credo non sia possibile, per fortuna. Semmai non era il caso di pubblicizzarla.

    (Alessandro)

    • Firma - alessandro
  5. Signora Normanna, ho parlato della messa del duce perché, come scritto allora sui giornali, è stata annullata per paura che dei “nostalgici” vi partecipassero. Non vedo come possa essere stata fatta e pubblicizzata questa cena di attivisti sovversivi senza che nessuno la vietasse. La Storia, come sempre, è democratica solo da una parte.

    (SS75)

    • Firma - (SS75)
  6. Credo che nell’approcciare qualsiasi ragionamento riguardante odierni fatti e circostanze ascrivibili agli (ex) brigatisti rossi un dato di fatto sia, purtroppo, incontrovertibile; nessuno di questi ha mai rinnegato quel tragico e funesto passato, ha mai ammesso di avere “sbagliato”, mai si è reso protagonista di anche un solo gesto di indulgenza e pietà, mai ha chiesto perdono anche ad uno solo dei familiari delle loro vittime. In uno Stato serio la maggioranza di costoro, visti i capi d’imputazione e le condanne, avrebbe terminato i propri giorni terreni all’interno di una galera e mai gli sarebbe stata consentita la gioia ed il piacere di quel bene supremo chiamato libertà. Questa Italia ha invece optato per una, dal mio punto di vista, inconcepibile e davvero assurda remissione delle pene. In altre parole ha loro ridato la libertà o, con altro linguaggio, ha ritenuto saldato il conto che questi avevano con la giustizia. Ciò, purtroppo, li autorizza a vivere “normalmente” come tutti i “normali” cittadini. Ciò non toglie che questa “rimpatriata”, per giunta con il clamore e la visibilità mediatica sollevata, sia davvero ripugnante.

    (Paolo Comastri)

    • Firma - Paolo Comastri
  7. Hanno pagato? Sono liberi cittadini? Sappiamo davvero tutto di quei fatti e di quel periodo? Io qualche dubbio lo avrei, senza scendere nel becero complottismo. Ricordo che, anni fa, alcuni brigatisti parlarono al Parco Tegge, invitati al “Meeting dei giovani della montagna” e la cosa fu molto interessante. Cosa c’entri una messa per l’anima di Mussolini con una cena in un’osteria di liberi cittadini proprio non lo capisco. Quando chiederanno una messa per Stalin potrete fare i paragoni, qui non c’è nessun collegamento logico. Ciò che, ripeto, non capisco, è perché il fatto debba essere diffuso come una notizia importante.

    (Normanna)

    • Firma - normanna
  8. “Davvero non abbiamo altro di cui parlare?”, si chiede un commento, ed effettivamente se si vuole sviare il discorso da un determinato argomento si trova sempre qualcosa di più importante, o ritenuto tale, su cui portare la discussione, ma viene poi la volta che diranno altrettanto per cercare di “tacitarci”, e noi non potremmo rammaricarcene (pena il cadere nell’incoerenza).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  9. Spunti di riflessione: elenco vittime delle Brigate Rosse:
    anni ’70
    Graziano Giralucci – 17 giugno 1974 – militante del MSI
    Giuseppe Mazzola – 17 giugno 1974 – militante del MSI
    Felice Maritano – 15 ottobre 1974 – carabiniere
    Andrea Lombardini – 5 dicembre 1974 – carabiniere
    Giovanni D’Alfonso – 5 giugno 1975 – carabiniere
    Antonio Niedda – 4 settembre 1975 – poliziotto
    Mario Zicchieri – 29 ottobre 1975 – militante del Fronte della Gioventù
    Francesco Coco – 8 giugno 1976 – magistrato
    Antioco Deiana – 8 giugno 1976 – carabiniere di scorta a Francesco Coco
    Giovanni Saponara – 8 giugno 1976 – poliziotto di scorta a Francesco Coco
    Francesco Cusano – 2 settembre 1976 – poliziotto
    Sergio Bazzega – 15 dicembre 1976 – poliziotto
    Vittorio Padovani – 15 dicembre 1976 – poliziotto
    Fulvio Croce – 28 aprile 1977 – avvocato
    Carlo Casalegno – 29 novembre 1977 – giornalista, ferito a morte durante l’agguato del 16 novembre
    Riccardo Palma – 14 febbraio 1978 – magistrato
    Rosario Berardi – 10 marzo 1978 – poliziotto
    Domenico Ricci – 16 marzo 1978 – carabiniere di scorta ad Aldo Moro
    Oreste Leonardi – 16 marzo 1978 – carabiniere di scorta ad Aldo Moro
    Raffaele Iozzino – 16 marzo 1978 – poliziotto di scorta ad Aldo Moro
    Giulio Rivera – 16 marzo 1978 – poliziotto di scorta ad Aldo Moro
    Francesco Zizzi – 16 marzo 1978 – poliziotto di scorta ad Aldo Moro
    Lorenzo Cotugno – 11 aprile 1978 – agente di Polizia carceraria
    Francesco Di Cataldo – 20 aprile 1978 – agente di Polizia carceraria
    Aldo Romeo Luigi Moro – 9 maggio 1978 – politico e giurista
    Antonio Esposito – 21 giugno 1978 – poliziotto
    Piero Coggiola – 28 settembre 1978 – dirigente della Lancia di Chivasso
    Girolamo Tartaglione – 10 ottobre 1978 – magistrato
    Salvatore Lanza – 15 dicembre 1978 – poliziotto
    Salvatore Porceddu – 15 dicembre 1978 – poliziotto
    Guido Rossa – 24 gennaio 1979 – operaio e sindacalista
    Italo Schettini – 29 marzo 1979 – avvocato
    Antonio Mea – 3 maggio 1979 – poliziotto
    Pierino Ollanu – 10 maggio 1979 – poliziotto, ferito a morte durante l’attacco del 3 maggio
    Antonio Varisco – 13 luglio 1979 – carabiniere
    Michele Granato – 9 novembre 1979 – poliziotto
    Luciano Milani – 19 novembre 1979 – carabiniere
    Vittorio Battaglini – 21 novembre 1979 – carabiniere
    Mario Tosa – 21 novembre 1979 – carabiniere
    Domenico Taverna – 27 novembre 1979 – poliziotto
    Mariano Romiti 7 dicembre 1979 – poliziotto

    Anni ’80
    Antonio Cestari – 8 gennaio 1980 – poliziotto
    Rocco Santoro – 8 gennaio 1980 – poliziotto
    Michele Tatulli – 8 gennaio 1980 – poliziotto
    Antonino Casu – 25 gennaio 1980 – carabiniere
    Emanuele Tuttobene – 25 gennaio 1980 – carabiniere
    Sergio Gori – 29 gennaio 1980 – dirigente industriale della Montedison di Porto Marghera
    Vittorio Bachelet – 12 febbraio 1980 – giurista e politico
    Nicola Giacumbi – 16 marzo 1980 – magistrato
    Girolamo Minervini – 18 marzo 1980 – magistrato
    Walter Tobagi – 28 maggio 1980 – giornalista
    Alfredo Albanese – 12 maggio 1980 – poliziotto
    Pino Amato – 19 maggio 1980 – politico
    Renato Briano – 12 novembre 1980 – direttore del personale della Marelli di Sesto San Giovanni
    Manfredo Mazzanti – 28 novembre 1980 – dirigente industriale della Falck
    Enrico Riziero Galvaligi – 31 dicembre 1981 – carabiniere
    Luigi Marangoni – 17 febbraio 1981 – medico
    Raffaele Cinotti – 7 aprile 1981 – agente di Polizia carceraria
    Mario Cancello – 27 aprile 1981 – autista
    Luigi Carbone – 27 aprile 1981 – poliziotto
    Sebastiano Vinci – 19 giugno 1981 – poliziotto
    Giuseppe Taliercio – 6 luglio 1981 – ingegnere e dirigente d’azienda della Montedison
    Roberto Peci – 3 agosto 1981 – fratello del pentito Patrizio Peci
    Raffaele Delcogliano – 27 aprile 1982 – politico
    Aldo Iermano – 24 aprile 1982 – autista di Raffaele Delcogliano
    Antonio Ammaturo – 15 luglio 1982 – poliziotto
    Pasquale Paola – 15 luglio 1982 – poliziotto
    Valerio Renzi – 16 luglio 1982 – carabiniere
    Antonio Bandiera – 26 agosto 1982 – poliziotto
    Mario De Marco – 29 agosto 1982 – poliziotto, ferito a morte durante l’attacco del 26 agosto ad un trasporto di armi
    Antonio Palumbo – 23 settembre 1982 – militare italiano, ferito a morte durante l’attacco del 26 agosto ad un trasporto di armi
    Sebastiano D’Alleo – 21 ottobre 1982 – guardia giurata in servizio ad una banca
    Antonio Pedio – 21 ottobre 1982 – guardia giurata in servizio ad una banca
    Germana Stefanini 28 gennaio 1983 – agente di Polizia carceraria
    Leamon Ray Hunt – 15 febbraio 1984 – diplomatico statunitense
    Ottavio Conte – 9 gennaio 1985 – poliziotto
    Ezio Tarantelli – 27 marzo 1985 – economista
    Lando Conti – 10 febbraio 1986 – politico
    Rolando Lanari – 14 Febbraio 1987 – poliziotto
    Giuseppe Scravaglieri – 14 Febbraio 1987 – poliziotto
    Roberto Ruffilli – 16 aprile 1988 – politico e uocente universitario

    Anni ’90
    Massimo D’Antona – 20 maggio 1999 – docente universitario e dirigente pubblico

    Anni 2000
    Marco Biagi – 19 marzo 2002 – giuslavorista e consulente del Ministero del Lavoro
    Emanuele Petri – 2 marzo 2003 – poliziotto

    (Ivano Pioppi)

    • Firma - Ivano Pioppi
  10. Il signor Pinguez, nel suo commento, ha spiegato perfettamente ciò che nel nostro Paese è visto come “sacrilegio”. Vedere la Storia con occhi differenti. Se era una cena di simpatizzanti del Duce non si poteva fare, anche se i “peccati” non sono stati fatti tutti da una sola parte. Ecco perché ho portato l’esempio della Messa.

    (SS75)

    • Firma - (SS75)
  11. Riguardo al secondo commento di “Normanna”, a me sembra che allora il problema non fosse tanto la funzione religiosa bensì quello, se ben ricordo, dei partecipanti. Orbene, se è legittimo che una parte possa riunirsi a cenare in compagnia, altrettanto dovrebbe valere nei confronti di chi desidera ritrovarsi per assistere ad una Messa di suffragio, e semmai desinare insieme (diversamente sarebbe un “garantismo” a senso unico, ma del resto non è una novità).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  12. Dopo aver letto l’elenco del signor Pioppi, considerato che nessuno ha mai mostrato segni di pentimento per gli atti commessi, io li avrei lasciati tutti in galera e avrei buttato via le chiavi, come dovrebbe essere per ogni delinquente omicida.

    (Giandomenico Reverberi)

    • Firma - Giandomenico Reverberi
  13. Sarebbe stato corretto rispondere con altrettanto elenco, perchè pare che fra i commentatori si tenda a ricordare solo alcune fatti. A tal proposito ricordo che la legge n. 645/1952 sanziona chiunque promuova od organizzi, sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. In Italia, stando alla legge in vigore, una messa pubblica può essere ricondotta ad apologia. Ma se uno trova giusto farlo, non lo condivido, ma di certo non lo denigro. Uno dei miei migliori amici ha la cintura con l’effige di Mussolini che porta con fierezza, ciò non ci impedisce di trovare gli aspetti positivi sui due “fronti”, di riconoscere e ripudiare gli errori, sempre nel rispetto dell’altro. La cena non era pubblicizzata e non aveva come scopo (così hanno detto gli intervistati) la rievocazione di un periodo così buio del quale molti hanno compreso l’errore della deriva armata. I “comunisti” italiani hanno preso le distanze e condannato sia il Comunismo di Stalin che le BR e credo continueranno a ritenere il fascismo, in ogni sua espressione, una espressione negativa quando non pericolosa.

    (MC)

    • Firma - mc
  14. Per concludere i miei commenti, in risposta a MC, dico una cosa semplice. La cena era organizzata da gli stessi fondatori delle BR, o almeno una parte di essi. La messa era stata pubblicata sul giornalino ecclesiastico per errore della Chiesa. Il signore che ha ordinato la “funzione” lo fa privatamente da anni. Quindi una è un errore di pubblicità, la cena può andare bene perchè comunque si sono dichiarati “pentiti”? Lo dico fino allo sfinimento: la Storia va letta con due occhi e non con uno. Cordiali saluti.

    (SS75)

    • Firma - (SS75)
    • Credo di leggere discretamente, con due occhi e prestando attenzione e rispetto anche per chi non la pensa come me. Ritengo un grave errore lo stalinismo, la lotta armata delle BR e il fascismo. Ma la tua proposta con due occhi quale è: no alle cene degli ex brigatisti e sì alle messe (ordinate?) per Mussolini? Puoi darmi uno spunto concreto?

      (MC)

      • Firma - mc
  15. È già così da parecchio tempo, senza che voglia risposte da me. Quindi il problema non si pone. Si tende a considerare le cose giuste sempre da una parte. Comunque libertà di pensiero, almeno quello. Cordiali saluti.

    (SS75)

    • Firma - (SS75)
  16. In un commento viene scritto “sono liberi cittadini perché hanno pagato”. Pagato cosa? Lo vada a spiegare ai famigliari delle vittime uccise per utopie assurde, che soffrono ancora oggi per la mancanza dei loro cari mentre questi gozzovigliano ridenti dopo quello che hanno provocato. Se si ama la democrazia penso sia inaccettabile subire certi comportamenti giustificandoli. E’ troppo comodo uccidere e poi il giorno dopo far finta di pentirsi. Hanno rovinato un numero enorme di famiglie, figli, fratelli, madri e adesso pure ci sguazzano rispolverando simboli e comportamenti. Per me è un fatto di una estrema gravità che dimostra che in questo Paese la giustizia è cieca.

    (Luca)

    • Firma - luca