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La piccola Maya è volata in cielo

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maya-dumitrascu"Il nostro amore non c'è più, al quarto arresto - cardiaco - non ha più voluto lottare", ha scritto Elena Dumitrascu, madre della piccola Maya, bambina deceduta giovedì nel reparto di rianimazione del Santa Maria Nuova. "Il mio angelo non c'è più, perchè", scrive di rimando il padre, sempre su Facebook.

Maya era una bambina di soli tre anni che frequentava l'asilo. Come ricostruito oggi dai quotidiani, pur affetta dalla sindrome di Down, era piena di gioia e voglia di vivere. Ma da 17 giorni era affetta da quello che si era, dapprima, manifestato come raffreddore. In realtà, pare, la piccola sia stata colpita da un'infezione di stafilococco. Da qui il calvario per l'ospedale di Castelnovo ne’ Monti e, quindi, di Reggio, dove la piccola veniva accolta in codice giallo, prima dell'aggravamento fatale; i tentativi di rianimazione sino all'ultimo sono risultati purtroppo inutili. Un precipitare di eventi che ha reso impossibile il trasferimento verso altro ospedale pediatrico.

I genitori, romeni e da dieci anni a Castelnovo ne’ Monti, sono Elena Dumitrascu, manager Max Mara e il padre Marius, muratore, intervistati chiedono che sia fatta luce sulla vicenda, mentre in queste ore ricevono le condoglianze di molti amici e parenti.

Maria Rita Pantani, sostituto procuratore, ha aperto un’inchiesta disponendo il sequestro delle cartelle cliniche e ha disposto l’autopsia sulla piccola.

Maya aveva appena tre anni e due occhi vispi. È morta giovedì. Il suo cuore ha smesso di battere alle 14,35 nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Maria Nuova. Era il quarto arresto cardiaco dalle 10 del mattino. A quel punto, però, non ce l’ha fatta più. Tutto era partito 17 giorni prima con un raffreddore, poi una diagnosi di varicella. «Alla fine, quando è morta, ci hanno detto che aveva un virus: stafilococco, ci hanno detto... Sarebbe bastato un tampone fatto al momento giusto e una cura di antibiotici. Perché non è stato fatto prima?», chiede ora la mamma che assieme al marito e padre della piccola, Marius, ieri ha presentato un esposto ai Carabinieri. «Perché voglio giustizia per mia figlia, e non voglio che capiti ad altri bambini».

La coppia, di origine rumena, da una decina d’anni si è trasferita in Italia e da tempo vive a Castelnovo ne’ Monti. Il loro mondo era tutto incentrato sulla piccola Maya. «Mia figlia aveva la sindrome di Down. Ma questo non c’entra. Aveva avuto un intervento al cuore, a Bologna, quando aveva 7 mesi. Ma non era una bambina malata, non aveva problemi, non era in cura per qualcosa», sottolinea la mamma. Maya andava all’asilo. C’è andata fino al 17 ottobre, «quando le è venuto il raffreddore e la tosse». È l’inizio di un calvario terminato con il tragico epilogo, 17 giorni dopo. «Avevamo chiamato il pediatra che, per telefono, ci aveva prescritto una normale cura per un raffreddore: aerosol, Tachipirina, sciroppo». Sembrava migliorare, poi però il peggioramento. È il martedì successivo quando Maya viene portata dal pediatra. «Avevamo notato dei puntini sulla pelle. La diagnosi era stata varicella». Le cose però non migliorano. Qualche giorno dopo i sintomi peggiorano: la febbre è ancora alta, la tosse si aggrava, respirava male e vomitava. «Per questo, abbiamo chiamato la guardia medica». Secondo quanto racconta la mamma, ci vogliono un’altra chiamata al pediatra e la visita di un’altra guardia medica, la terza, in visita il 1° novembre, per sentirsi dire che, viste le condizioni ancora peggiorate della bambina, occorreva andare al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne’ Monti.

«Ci siamo presentati là con una bambina che aveva 38,9 di febbre, che non mangiava, che vomitava, che aveva la diarrea, che aveva dolori, che si vedeva che aveva il cuore che batteva forte. Lo segnalavamo, ci continuavano a dire che lo avrebbe valutato il dottore. E quando l’ha guardata, ha continuato a dire che era varicella. Ci ha dato una cura massiccia e ci ha mandati a casa». Maya però a casa non migliora affatto. Seguono altre chiamate al pediatra e al Sant’Anna. Fino a che, alle 22 di domenica, i due genitori, ormai preoccupatissimi, portano la bambina al Santa Maria Nuova. Sono le ultime ore di vita di Maya. «Ci hanno tenuti in codice giallo, messo una flebo, in attesa perché c’era un’emergenza – racconta Elena Dumitrascu –. Continuavamo a dire che Maya stava male, che respirava male. Mi sono arrabbiata. Le hanno fatto dei prelievi: non vi dico in che condizioni era...». Sono le 5 del mattino, sette ore dopo l’ingresso in ospedale, quando arrivano le risposte. «Un medico ci ha detto che aveva un virus e che ormai era molto grave. Che si stavano attivando per un trasferimento a Parma o a Bologna». La bambina intanto viene trasferita in Rianimazione. Partono le cure. Ma all’improvviso Maya non piange più. «È andata in arresto cardiaco. Una, due, tre volte. Alla quarta non sono più riusciti a rianimarla». Mamma Elena e papà Marius, però, ora non vogliono che cali il silenzio. «Mia figlia niente me la riporta indietro. Ma in questi tre anni, tante volte tutto veniva liquidato come causa della sindrome di Down, delle difese immunitarie basse. Ma in tre anni Maya non ha mai avuto niente. E il cuore stava bene. È partito tutto dalla gola, perché non le hanno fatto un tampone prima? Perché non le hanno dato subito l’antibiotico?». Sono le domande a cui ora pretendono una risposta.

7 COMMENTS

  1. Ho avuto la grande fortuna e il piacere di conoscervi e di conoscere Maya, una bambina dolcissima che con il suo sorriso ti riempiva il cuore. Non ho parole per quello che è successo, sono incredula, posso solamente nel mio piccolo mandarvi un grandissimo abbraccio. Il suo sorriso rimarrà per sempre nel vostro cuore.

    (Giulia, Centro Ludovico)

    • Firma - Giulia (Centro Ludovico)
  2. La notizia della morte della vostra piccina ci ha portato tutti in uno stato di angoscia e grande sgomento. Dal momento nel quale, con grande dispiacere, mi hanno comunicato che Maya non c’era più il pensiero è andato a voi e ho rapidamente fatto mente locale della vicenda e di come in altre occasioni ci siamo visti in giro e sempre allegramente ci siamo salutati. Ora siamo vicini al vostro grande dolore, io da da mamma e da insegnante in modo particolare. Accettate l’abbraccio mio e di Alessandro e da credenti quali siamo chiediamo per voi intercessione di Maria che vi aiuti che vi sostenga nel vostro cammino. Amatevi voi due profondamente e troverete la strada solo se insieme sarete uniti, come lo site sempre stati. Coraggio.

    (Cinzia Canni)

    • Firma - Cinzia Canni